Cronaca

Accordo per i migranti, la protesta: “Non li vogliamo”

POMPEI. Non tutti hanno accolto favorevolmente l’accordo stipulato ieri tra il ministro dell’Interno Marco Minniti e 265 sindaci della Campania. Secondo il protocollo d’intesa firmato a Napoli, sono previsti progetti di inclusione per alcuni migranti che saranno impiegati in lavori socialmente utili. Tra i siti interessati dall’accordo ci sono anche gli Scavi di Pompei.

Le proteste

 

I sindacati non si sono mostrati soddisfatti sull’accordo che riguarda alcuni migranti: «Non li vogliamo come custodi. L’Italia deve dare lavoro agli italiani». Così Antonio Pepe, segretario Unsa, (il sindacato con il maggior numero di iscritti tra gli addetti alla vigilanza e del personale amministrativo), che prosegue: «Lavoro agli italiani nel Parco archeologico di Pompei». «Non possiamo permetterci di dare impiego ai profughi – continua il leader sindacale – a danno dei cittadini, in un’area con un tasso di disoccupazione più alto d’Europa. Impiegare i profughi come custodi, nel Parco Archeologico di Pompei, è un oltraggio ai disoccupati del territorio, è un affronto alla giustizia sociale, ed è un insulto ai giovani che vengono definiti, a più riprese, ‘bamboccioni’ in quanto, essendo senza lavoro, sono costretti a vivere con mamma e papà. A fronte di questa piaga il nostro Stato che fa? Dà impiego ai profughi».

«Un’iniziativa a dir poco biasimevole che offende i giovani disoccupati italiani – continua Pepe – che vedono sottrarsi la possibilità di ottenere un posto di lavoro e vanificarsi la speranza di formare una propria famiglia. È indubbio che il patrimonio culturale, storico archeologico di Pompei, rivesta il ruolo di ‘motore’ per lo sviluppo occupazionale del territorio vesuviano e in futuro e, non prima, anche ad altri.  Gli italiani disoccupati sono tanti, ed è proprio e sopratutto nel rispetto di questi ultimi che è innanzitutto necessario tutelarli e garantirgli un futuro. Dobbiamo imparare prima a risolvere i problemi di ‘casa nostra’ e poi occuparci degli altri, onde evitare discriminazioni che alimentano sempre più razzismo e delinquenza. Tuteliamo le famiglie italiane che lottano contro la fame tutti i giorni, e poi, magari troviamo una sistemazione adeguata anche per i profughi. Per dare risposte concrete bisogna favorire subito nuove assunzioni agli italiani. Noi – conclude Pepe – come sindacato siamo favorevoli a iniziative per la realizzazione di un programma occupazionale ma non daremo giustificazione a chi innesca una guerra tra poveri, tra proprietari ed ospiti».

In giornata, già in altre zone della Campania si sono registrate proteste contro l’accordo firmato ieri a Napoli.

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