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Colera a Napoli: cos’è e come riconoscere i sintomi

Situazione sotto controllo per i due casi di colera registrati all’ospedale Cotugno di Napoli. Si tratta di un piccolo paziente di 2 anni, trasferito dall’ospedale pediatrico Santobono, e la madre, rientrati recentemente da un viaggio in Bangladesh.

COS’E’

Il colera è un’infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae e la trasmissione avviene per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati e nei casi più gravi può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione, si legge su ‘EpiCentro‘, portale a cura dell’Istituto superiore di sanità.

“I sierogruppi di Vibrio cholerae che possono causare epidemie sono due – ricordano gli esperti -: il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerae 0139. La principale riserva di questi patogeni sono rappresentati dall’uomo e dalle acque, soprattutto quelle salmastre presenti negli estuari, spesso ricchi di alghe e plancton“.

DOVE 

Inoltre, “le scarse condizioni igienico-sanitarie di alcuni Paesi e la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile sono le principali cause di epidemie di colera. Il batterio può vivere anche in ambienti naturali, come i fiumi salmastri e le zone costiere: per questo il rischio di contrarre l’infezione per l’ingestione di molluschi è elevato”.

Senza contaminazione di cibo o acqua, “il contagio diretto da persona a persona è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali. La carica batterica necessaria per la trasmissione dell’infezione è, infatti, superiore al milione: pertanto risulta molto difficile contagiare altri individui attraverso il semplice contatto”.

SINTOMI 

Per quanto riguarda l’incubazione della malattia, “varia solitamente tra le 24 e le 72 ore (2-3 giorni) ma in casi eccezionali può oscillare tra le 2 ore e i 5 giorni, in funzione del numero di batteri ingeriti. Nel 75% dei casi le persone infettate non manifestano alcun sintomo. Al contrario, tra coloro che li manifestano, solo una piccola parte sviluppa una forma grave della malattia”.

“Quando presente – si legge ancora sul portate -, il sintomo prevalente è la diarrea, acquosa e marrone all’inizio chiara e liquida successivamente (tipico è l’aspetto ad ‘acqua di riso’). In alcuni soggetti la continua perdita di liquidi può portare alla disidratazione e allo shock, che nei casi più gravi può essere rapidamente fatale. La febbre non è un sintomo prevalente della malattia, mentre possono manifestarsi vomito e crampi alle gambe”.

TERAPIA 

L’aspetto più importante nel trattamento del colera è la reintegrazione dei liquidi e dei sali persi con la diarrea e il vomito. La reidratazione orale ha successo nel 90% dei casi e può avvenire tramite assunzione di soluzioni ricche di zuccheri, elettroliti e acqua e deve essere intrapresa immediatamente.

I casi più gravi necessitano, invece, di un ripristino dei fluidi intravenoso che, soprattutto all’inizio, richiede grandi volumi di liquidi (fino a 4-6 litri). Con un’adeguata reidratazione solo l’1% dei pazienti muore e, di solito, in seguito al ripristino dei fluidi, la malattia si risolve autonomamente.

COSA FARE

Infine, gli antibiotici – generalmente tetracicline o ciprofloxacina – possono abbreviare il decorso della malattia e ridurre l’intensità dei sintomi e sono utilizzati soprattutto per le forme più gravi o nei pazienti più a rischio, come gli anziani.

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