Un’emozione chiamata Antonello Venditti al Palapartenope: il concerto

Ci sono canzoni che hanno un duplice o molteplice destino, quello insito nel suo significato e nella sua esegesi e quello che sarà dimostrato dalla sua stessa storia. Oppure ci sono canzoni che, oltre a possedere queste entrambe caratteristiche, saranno associate dall’ascoltatore o dallo spettatore ad una particolare emozione legata ad un suo personale ricordo di vita o di un vissuto specifico. Una canzone è legata al cantante, il cantante è legato a sua volta al suo pubblico, il suo pubblico lega i ricordi del suo cantautore preferito alle sensazioni ed al turbinio di emozioni che gli provoca l’ascoltare e provare dal vivo questo suggestivo affresco.

Se ci si soffermasse su un cantautore come Antonello Venditti, da poco fresco settantenne e se analizzassimo il “viaggio” esplorativo e culturale che egli propone ad ogni tappa dei suoi concerti, si noterebbe che non c’è una canzone più appropriata di “Raggio di Luna” per aprire le tre ore e mezzo fisse in cui il cantautore romano delizia i suoi migliaia di fans da tutta Italia. Raggio di Luna, che di anni di storia già ne conta ventisette essendo contenuta nell’album Benvenuti in Paradiso che la Heinz Music pubblicò nel millenovecentonovantuno, sembra essere stata musicata da Venditti e dalla sua storica band proprio per costituire la “carta d’identità” dei suoi concerti.

La canzone (nella sua versione originale), presenta una lunga introduzione strumentale che si avvia ad un denso ed energico crescendo che sfocia nell’inizio vero e proprio della canzone. In quel momento, quando la parte strumentale viene sospesa e inizia la canzone, il cantautore entra in scena, la sua figura si delinea nella sua classica mise in jeans, camicia nera e giacca ed il suo storico cappello che viene subito appoggiato sul pianoforte protagonista della seconda parte dello spettacolo e che poi (il cappello) sarà regalato al fortunato che se lo contenderà quando verrà lanciato dal palco.

Ho scelto “Raggio di Luna” perchè credo che una canzone così pensata sia lo specchio di ogni concerto di Venditti che la sera del 16 marzo scorso ha calcato il palco del Teatro Palartenope di Napoli per un’altra tappa del suo tour “Sotto il Segno dei pesci 2018″, realizzato per celebrare con oltre già venti dati uno dei suoi album più celebri, significativi ma sopratutto emblematici della sua quarantennale carriera.

Come” Raggio di Luna” è una canzone costituita da melodia e momenti vivaci, anche il concerto ed i concerti di Antonello Venditti presentano questa preziosa caratteristica: accompagnare lo spettatore in un viaggio variegato e mutevole dalla melodia al rock ‘n roll dove nulla è affidato al caso o ad un disordinato sdoganamento; ogni canzone della scaletta di ogni suo tour (ma soprattutto di questo) è messa lì per formare un tassello appartenente alla memoria collettiva che è del cantante e nostra allo stesso tempo.

Antonello Venditti da oltre un anno sta celebrando il quarantesimo complesso di Sotto il segno dei pesci; l’album, uscito in una data fatidica che accompagnerà l’artista negli anni nella sua produzione (8 marzo) esce nel 1978 a cura della Philips e sarà destinato a circolare nelle radio proprio nei giorni più bui della storia repubblicana come quelli del rapimento dell’allora Presidente della Democrazia cristiana e già Presidente del Consiglio Aldo Moro.

Il millenovecentosettantotto segna uno spartiacque non solo politico e soprattutto storico (l’esistenza di un cosiddetto “doppio Stato” avalla la “strategia della tensione”) ma anche un punto fondamentale nella carriera dello stesso Venditti: sei anni sono passati dal Folkstudio e dal primo album Theorius Campus; Venditti ha diviso le sue strade dall’amico del cuore e di musica Francesco De Gregori. Ma la stima ed il legame per De Gregori non svanirà mai anche quando sembra che le loro strade personali ed artistiche si siano perennemente divise.

Venditti dedicherà a De Gregori in Sotto il segno dei Pesci “Scusa Francesco”, una vera e propria lettera ad un caro amico. “Scusa Francesco, se ti ho rubato, rubini puri dalle tue tasche, (..), scusa Francesco, mi hanno ingannato, mi hanno portato via i ricordi come se il tempo fosse uno schiavo e noi due aquiloni strappati”.Cinque anni dopo, sarà il cantautore di “Alice” a rispondere al cantautore di “Sora Rosa” con parole di richiamo accolte ne “La donna cannone” : “…e senza fame e senza sete e senza ali e senza rete voleremo via”.

Il concerto di Venditti

Il Concerto Dopo la prima assoluta all’Arena di Verona lo scorso 23 settembre, Antonello Venditti ha affidato alla sua città del cuore il prosiego di questo tour tutto innovativo con due date…



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