Curiosità

EDITORIALE/ Clamoroso autogol di Libero: sarebbe proprio da salutare!

NAPOLI. Anche questa volta, per rimanere in tema, il quotidiano Libero segna un clamoroso autogol. Non appena io ne sia venuto a conoscenza, non ho potuto fare a meno di provare un moto di repulsione. Poi, grazie ad un mediato atto di riflessione, ho capito una cosa: ci sarebbe stato da stupirsi del contrario.
Data l’abitudinarietà con la quale determinate espressioni vengono utilizzate da chi con le parole dovrebbe lavorarci, ormai non si sa se sia la libertà di stampa a generare brutti scherzi, oppure se il quotidiano milanese debba essere classificato come satirico.

Elementi come xenofobia, razzismo e luoghi comuni, per il giornale di Feltri sono all’ordine del giorno ma, secondo il mio modesto parere, questa volta il peso specifico della gravità è senz’altro più ingente.
Libero, infatti, si propone (direi una bugia se scrivessi “si sforza”) di essere un quotidiano di informazione generale, ergo non è solamente una testata sportiva. Eppure, non si sa se per una scommessa o per semplice goliardia, Fabrizio Biasin ha voluto superare se stesso. Rispetto al match disputato dal Napoli in Olanda contro il Feyenoord, che ha visto gli azzurri salutare definitivamente la Champions League, ecco che anche il calcio diventa uno strumento discriminatorio: «Napoli, salutame a soreta» è il titolo scelto per l’approfondimento sportivo. Contestualizziamo un momento: che queste parole vengano lette su uno striscione o sentite in un coro da stadio di una squadra avversaria, le si prende con un sorriso ma, tra le pagine di un quotidiano a tiratura nazionale, lasciano quanto meno perplessi. Perché non è questione di retorica o di vittimismo, semplicemente bisogna mettere le cose in chiaro: anche se fosse un periodico di satira, Libero comunque non susciterebbe ilarità quanto piuttosto, per utilizzare il titolo della pellicola di De Santis, riso amaro. Ad amareggiarsi, innanzitutto, dovrebbero essere i lettori: fin quando si sfoglia un quotidiano per ottenere informazioni va tutto per il meglio ma, per le barzellette, i luoghi sono altri.

In secondo luogo, i vertici di una testata (degna di tal nome), direttore e caporedattori, non dovrebbero permettere che accadano episodi del genere: se io presentassi un pezzo del genere ai miei capi, credo che già mi sarei giocato da un pezzo il posto di lavoro. Evidentemente, però, dato che sono napoletano e scrivo per L’Occhio di Napoli, ciò accadrebbe semplicemente perché sono un assenteista senza alcuna voglia di lavorare. Ciò, almeno, secondo la logica di Libero, la cui prima pagina, in data 2 marzo 2017, recita: «I partenopei sono assenteisti ma pretendono più assunzioni».

Il 14 novembre di due anni or sono, invece, ad essere presi di mira dallo stesso giornale erano i «Bastardi islamici».

A tal proposito Vittorio Feltri, usando il sillogismo aristotelico alla stessa pari di come un neonato utilizza il goniometro, dichiarò in un’intervista: «Non tutti gli islamici son terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici». Difatti, a compiere le stragi di piazza Fontana e di Bologna, se non vado errato, sono stati immigrati iracheni con tanto di testi coranici sotto il braccio come suppellettili. Scherzi a parte, è un obbligo contrastare con ogni mezzo la misoginia della religione musulmana: suscitò scalpore un comunicato stampa di Al Jazeera che definì «Patata bollente» la sindaca di Roma Virginia Raggi. Perdonate la mia disattenzione: ancora una volta mi sono confuso con la prima pagina del giornale di Vittorio Feltri, questa volta dello scorso 10 febbraio.

“Libero” di nome e di fatto, ma nel divincolarsi liberamente tra gaffe e castronerie.

Ricordo inoltre al dottor Biasin, che il Napoli saluta dall’alto la sua amata Inter da tempo immemore, precisamente dalla stagione calcistica 2011/2012, e non di un solo posto di differenza. Il campionato è lungo, può dunque di gran lunga rasserenarsi: in fondo, lo scorso 22 ottobre, non sono stati gli azzurri a giocare una partita degna di una squadra d’eccellenza, con l’unico tiro in porta di Borja Valero e i restanti ottantanove minuti serrati in difesa.

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