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I Millennials italiani amano il cinema, ma non ci vanno

NAPOLI. I Millennials (tra i 20 e i 35 anni) italiani amano i film, tanto che il 49,3% ne vede più di uno a settimana, ma privilegiano nettamente la visione su piattaforme e device (legalmente e illegalmente) rispetto al grande schermo. Infatti 84,1% va in sala solo una volta al mese (under 25 e laureati figurano come spettatori un po’ più assidui). Sono fra i numeri del Rapporto Cinema 2018 – Strumenti, spettatori, scenari, il nuovo volume di ricerca della fondazione Ente dello Spettacolo, presentato oggi a Roma.

I Millenials italiani amano il cinema, non il grande schermo

Stando all’analisi, sono gli over 60 i più affezionati spettatori in sala: dal 2001 al 2016 la quota di chi si reca almeno una volta all’anno in sala è salita fra gli over 45 di circa l’11% con un particolare incremento nella fascia 65-74 anni. A tenere lontani i Millennials dalle sale, stando a un’indagine su 2045 persone tra i 20 e i 34 anni, è soprattutto il costo del biglietto: il 46,4 dichiara che andrebbe più spesso al cinema se costasse di meno e se esistessero agevolazioni per i giovani (16,6%). Curiosamente, il download illegale di film, non è visto come un fattore che ostacoli l’andare in sala. In materia di generi preferiti dominano il thriller (per i maschi) e le commedie (per le femmine). Ai piccoli cinema, i Millennials preferiscono i multiplex (66,3%) perché più ricchi di servizi e c’è un moderato ottimismo (34,8%) sulla possibilità che le sale continuino ad esistere anche nella società sempre più tecnologica che ci si prospetta.

Venendo agli spettatori over 60, la ricerca (che ha utilizzato cinque focus group per un totale di 50 interviste realizzate in diverse aree geografiche) li distingue in diversi profili: le nuovamente single (signore che dopo aver perso il marito riscoprono il piacere di uscire con le amiche e del cinema); i nonni, che portano in sala i nipotini; ‘quelli del Bar Sport’, soprattutto uomini, che vivono i luoghi d’aggregazione nel quartiere di riferimento; gli eremiti, anche questi soprattutto uomini, che vogliono scegliere cosa vedere autonomamente e preferiscono andare al cinema da soli; l’élite, con un’elevata predisposizione per i consumi mediali e culturali e i coniugi propositivi “che vivono il consumo culturale come risorsa per alimentare la propria vita di coppia”. Nelle scelte, le ‘teste grigie’ prediligono i film italiani anche con nuovi attori, che magari hanno conosciuto inizialmente attraverso la tv, mentre non amano necessariamente le storie interpretate da anziani.

Il commento

“Questo rapporto è frutto dell’attenzione rivolta al volto meno evidente del cinema, l’assetto politico e economico – dice il segretario generale della Cei Nunzio Galantino, nell’incontro moderato da Federico Pontiggia – è vero che ‘pecunia non olet’ ma bisogna anche saperla utilizzare”. Il futuro, aggiunge “è dentro una ricetta da riscrivere insieme, e non solo nel settore del cinema”.

Il prodotto italiano “è molto vivo, lo dimostrano, oltre ai premi, il fatto che abbiamo avuto risultati molto migliori al box office quest’anno – commenta il presidente dell’Anica Francesco Rutelli – Per migliorare ulteriormente serve un cinema d qualità che parli al grande pubblico e un pubblico che venga educato e abituato anche a diverse forme narrative”. Infine, dalle associazioni degli esercenti arrivano aperture sul costo del biglietto: “Dovremmo far entrare i giovani al di sotto di una certa età con un eccezionale sconto, anche nei festivi – dice Carlo Bernaschi presidente dell’Anem -. In Francia su questo hanno trovato un accordo, noi ci stiamo lavorando”.

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