Cronaca

Napoli, droga e cellulari in carcere: la scoperta degli agenti

È oramai continua l’azione di contrasto per l’introduzione, la detenzione e l’uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del Corpo di Polizia penitenziaria.

Napoli, ancora ritrovamenti di droga in carcere

L’ultimo grave episodio lo denuncia Tiziana Guacci, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Ieri, nel carcere di Poggioreale, sono stati rinvenuti circa 200 grammi di sostanza stupefacente presso il cosiddetto Reparto Italia, reparto che ospita detenuti lavoranti, ed al Reparto Colloqui è stato sequestrato un telefono cellulare che si cercava di introdurre occultandolo nelle parti intime”. “Ancora una volta, dunque, il personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Poggioreale ha consentito di interrompere il traffico illecito di droga ed oggetti non consentiti”, conclude la sindacalista: “nonostante il grave sovraffollamento, ricordiamo che il carcere napoletano ospita in media 2000 detenuti e la nota carenza di organico. Più aumentano i detenuti più si riduce l’organico. E, nonostante tutto, il rinvenimento di droga e telefoni cellulari da parte della Polizia Penitenziaria è costante”.

Non è più accettabile che all’interno delle carceri ci siano decine e decine di telefoni cellulari: questo, ormai, è un problema serio e drammatico”, evidenzia il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, il quale ricorda che introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione.

L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati”, lamenta il leader del primo Sindacato del Corpo: “l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l’introduzione di telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari”.

Capece evidenzia, infine, che “è sempre e solo grazie all’alta professionalità dei baschi azzurri della Polizia penitenziaria che ancora una volta si è riusciti a garantire la sicurezza interna degli istituti: ma domandiamo ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria a che punto è proprio il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l’utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l’introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione”.

Redazione L'Occhio di Napoli

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