Inchiesta

La nuova camorra, il Sistema: il clan Mazzarella

La storia del clan Mazzarella: i nomi, le faide, le vittime, le relazioni della Dia

San Giovanni a Teduccio (NA), a metà degli anni settanta, da borgo di pescatori diventa il fulcro internazionale del contrabbando di sigarette. Con la crisi industriale e la diminuzione dei dipendenti della Cirio, che dagli anni trenta garantiva lavoro alle famiglie della zona, il crimine diventa l’unica alternativa di sostentamento.

La famiglia Zaza, con i nipoti Vincenzo, Gennaro e Ciro Mazzarella danno inizio a questo diverso business che gli permette senza troppi sforzi di guadagnare molto e nel corso di un decennio il gruppo si allarga includendo ogni tipo di soggetto. Presto dal contrabbando di sigarette si passa all’usura e alle truffe e il gruppo inizia ad espandersi in altre zone che arrivano fino al centro della città.

La storia del clan Mazzarella

Vincenzo Mazzarella si stabilisce nel rione Luzzatti e a Poggioreale, mentre il fratello Gennaro inizia a controllare il business del malaffare nella zona del Mercato e del Pallonetto di Santa Lucia arrivando fino a Chiaia e alla Torretta. Con loro ci sono parenti e amici d’infanzia che vanno a costituire il direttivo del clan.

Della vicinanza dei Mazzarella alle cosche mafiose siciliane ne parlano pentiti del calibro di Antonino Calderone, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo,

Sul finire degli anni Novanta i Mazzarella, per meglio gestire gli affari, stringono accordi con i Giuliano di Forcella, che sono alla guida del rione, con i Misso della Sanità, con i Sarno di Ponticelli e con i trafficanti dei gruppi camorristici Di Lauro di Scampia.

Il gruppo criminale, nato e cresciuto all’ombra di Michele Zaza, diventa una delle associazioni a delinquere più pericolose e sanguinarie del capoluogo, con interessi legali e paralegali nel settore alimentare, nell’abbigliamento e nell’edilizia.

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A metà degli anni Ottanta enormi forme di guadagno vengono dal traffico di droga. Il gruppo continua la sua espansione non solo in direzione del centro di Napoli, dove i clan storici sono stati decimati dalle inchieste antimafia, ma anche e soprattutto in provincia; i soldati dei Mazzarella iniziano ad impossessarti inarrestabilmente delle zone del Vesuviano, come Marigliano, Mariglianella, Brusciano, Castello di Cisterna e Pomigliano d’Arco, zone nelle quali, la magistratura sta indagando con fermezza, come in altre regioni del Centro Umbria e Abruzzo.

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La situazione a Napoli

Le Faide

La famiglia di San Giovanni a Teduccio, ormai clan Zaza-Mazzarella si è inserito e appropriato di una grossa fetta di guadagni e i suoi accoliti si trovano anche a Fuorigrotta e Bagnoli, tanto da scatenare la furia omicida dell’Alleanza di Secondigliano, che ingaggia una guerra senza quartiere per sterminare il nuovo gruppo dalla mappa della malavita organizzata della Campania. Inizia la guerra, che attirerà su Napoli l’attenzione della stampa nazionale e internazionale.

Sul fronte interno, la cosca dei Mazzarella deve respingere gli attacchi sferrati dai Rinaldi, ex alleati cui è legata anche da vincoli di parentela, che controllano il rione Villa e alcuni territori al confine con Barra, sempre per il controllo del mercato di droga.

Segue una lunga scia di sangue. Dal 9 al 18 febbraio 1998 si contano  dieci morti ammazzati in dieci giorni; mentre dal 2 al 13 giugno 2000 sono tredici i cadaveri nell’area orientale della città. Gli agguati, gli attentati e le intimidazioni, i ferimenti, le gambizzazioni, continuano per settimane e settimane.

Agli inizi degli anni 2000 sottogruppi dei Mazzarella si trasferiscono nel Comasco, con l’obiettivo di trasferire, in conti cifrati in Svizzera, i soldi, circa due miliardi di lire alla settimana, proventi del contrabbando di sigarette nel nord Italia.

Gli uffici investigativi registrano una prima riorganizzazione del clan sotto il profilo finanziario. Tre affiliati vengono individuati e arrestati e questo comporta rimodulare la strategia di riciclaggio del denaro.

Ma quasi tutti gli affiliati sono sono oggetto di indagine dell’Interpol e della Dia, che individuano cellule del clan in Spagna, in Montenegro e in Francia, dove trovano rifugio i capi costretti alla latitanza dalle inchieste dell’autorità giudiziaria e dalla caccia all’uomo scatenata dai sicari rivali.

Le tenaci indagini della Procura Antimafia e l’incessante azione delle forze dell’ordine,  hanno demolito il potere militare del clan come dimostrato dalle dichiarazioni di alcuni pentiti esponenti di maggiore spicco del gruppo. Inoltre,le azioni da parte delle Forze dello Stato che hanno portato al sequestro e alla confisca di immobili e ingenti patrimoni illegali, intestati a prestanomi, ma nelle disponibilità dei boss e dei loro parenti.

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La situazione a Napoli

Da recenti inchieste, è emerso che dal solo racket delle estorsioni a Forcella e alla Maddalena, le cui vittime sono poveri venditori ambulanti, costretti a pagare 70 euro a settimana, e dei commercianti cinesi, il clan incassa oltre 200.000 euro al mese, parte dei quali proventi serve a stipendiare gli affiliati detenuti mentre la restante parte viene investita in attività lecite, come pizzerie, ristoranti e Internet point.

Che il clan, dopo gli arresti e le condanne pesantissime che hanno di fatto decapitato l’organizzazione, sia in difficoltà emerge dagli atti di un’indagine del 2006 a carico delle paranze di estorsori dei Mazzarella.

In una intercettazione, infatti, si ascolta un commerciante lamentarsi al telefono con un amico, a proposito dei rastrellamenti effettuati dagli emissari della famiglia: (…) Il fatto è che questi vedono fare un buco in mezzo alla strada? Vanno lì e vogliono 100 euro. Hanno  fermato un cantiere la settimana scorsa, hanno fermato un cantiere per 200 euro al mese, è stato due giorni sopra ad un cantiere per avere 200 euro, siamo proprio alla fine (…).

Vittime innocenti

Forcella è storicamente il feudo della famiglia Giuliano, il cui capo riconosciuto e incontrastato è Luigi. Almeno fino a quando il suo dominio non è messo in discussione da un altro clan. Sabato 27 marzo 2004, durante uno scontro a fuoco, per il predominio del territorio e il monopolio dei traffici illeciti e delle estorsioni, mentre i sicari dei Mazzarella e Salvatore Giuliano, nipote del capoclan si sparano l’un l’altro, un proiettile vagante colpisce alla testa, Annalisa Durante, di soli 14 anni. vittima innocente, completamente estranea ai fatti, che ha avuto l’unica “colpa” di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

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Annalisa Durante

Relazioni DIA, mappature, strategie e nuovi assetti, il clan Mazzarella

L’evoluzione delle mafie, la camorra e le sue nuove e diverse forme. Le infiltrazioni e le mimetizzazioni negli apparati dello stato, nelle amministrazioni pubbliche e nelle attività produttive e sociali vengono riportate periodicamente dalle relazioni DIA (Direzione Investigazione Antimafia), l’FBI italiana, con una analisi accurata del fenomeno della criminalità organizzata, fenomeno che contamina l’intera nazione, ma che si estende in tutto il mondo in modo invisibile e devastante, tali relazioni cercano di descrivere le caratteristiche che negli ultimi anni hanno portato queste attività criminali a confondersi e fondersi anche con alcuni organi dello stato, rendendo difficile e a volte impossibile distinguere gli uni dagli altri.

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La relazioni della Dia del Ministero dell’Interno consegnata al Parlamento, che con sacrificio, duro lavoro ed indagini a rischio sono riusciti ad ottenere un quadro esauriente dei modus operandi delle gerarchie, delle mappature, settori dei gruppi e sottogruppi di appartenenza; dalla cosiddetta “manovalanza”, fino ai vertici, nelle zone e province di interesse.

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La situazione a Napoli

Nelle relazioni della DIA sono chiare le dinamiche di come ogni anno, la camorra nata nel XVII secolo, sia solo ormai un vago ricordo di quella che oggi è a tutti gli effetti una modernissima struttura a delinquere, una industria del crimine del tutto nuova, con “manager” e amministratori competenti e preparati, affaristi con legami di ogni tipo e in ogni settore.

È Il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, della Repubblica Italiana, (Organo che dirige la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo), a puntualizzare proprio come “camorra”, non significhi più un solo modo di operare a delinquere, ma si è sviluppata in un nuovo tipo di mafia, che per le sue peculiari caratteristiche è stata ribattezzata “SISTEMA”, con profonde  radici inserite nei settori dei più comuni e quotidiani affari, pur sempre perseguendo scopi di interessi illeciti. Infatti, il clan Mazzarella ne è un classico esempio.

Ogni gruppo ha un suo ruolo e un suo mercato, che è coordinato con altri gruppi; che formano le alleanze, con precise gerarchie e piramidi di comando che operano in ogni settore.

La DIA e il Procuratore sottolineano, inoltre, come non sia semplice per le Forze dello Stato essere presenti ed intervenire su così vasti territori e con così diversi tipi di delinquenza.

È necessario comprendere che il Sistema adotta metodi molto accurati, schematizzati e per usare una frase del Giudice Giovanni Falcone, ci sono dietro “menti raffinatissime e centri occulti di potere”, che inversamente a quanto si possa credere, hanno la capacità di coordinare e orientare le scelte stesse delle mafie e viceversa.

Ecco perché sempre più spesso la Dia è impegnata in operazioni dove i soggetti attenzionati non sono “criminali” così come li intendiamo, ma insospettabili soggetti che appartengono ad apparati dello stato.

Non ci troviamo più solo di fronte a criminali che usano violenza e imbracciano armi, ma la nuova forma che ha assunto questo fenomeno criminale è così simile a quella dello stato, è entrata a farne parte e silente ne opera dall’interno. In altre parole il confine che separa il lecito dall’illecito si è fatto ancora più sottile. E investigare  non può essere più complicato di così.

Il Procuratore Melillo spiega come persistono i diversi tipi di camorra; (…) spesso, piccoli gruppi indipendenti, quella dei vicoli e delle stese, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga.

Il Sistema

E il Sistema, dove il gruppo incaricato, crea la condizione dove persiste una dimensione violenta che pesantemente e intollerabilmente opprime la vita dei cittadini e della città intera. E tutto ciò attiene all’altra faccia dei fenomeni criminali, cioè quella delle fasce sociali più disagiate per le quali i diritti fondamentali, la casa, il lavoro, la salute, persino il cibo, sono gli affari.

Qui lo Stato ha spesso solo il volto duro e distaccato della repressione giudiziaria e di polizia e si accumulano e si stratificano sentimenti di lontananza siderale dalla Repubblica e dalle sue leggi e si formano autentici blocchi sociali attorno a valori sostitutivi della legge e delle regole della convivenza, si annulla ogni fiducia nella capacità dello Stato di svolgere sia pure banali funzioni di controllo.

Ma non bisogna mai pensare che lo Stato è fermo, o assente, lo Stato è continuamente operativo per contrastare costantemente il crimine e le mafie (…)

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