Cronaca

Schola Armaturarum, Pompei tra amianto e nuove scoperte

POMPEI. Nel giorno in cui il direttore generale del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, presenta al mondo i nuovi tesori ritrovati sotto i lapilli e dietro le macerie della Schola Armaturarum, ritorna attuale il caso dell’amianto tra le antiche vestigia. La questione amianto fu oggetto in passato di una inchiesta della procura di Torre Annunziata per far luce sui 30 decessi per cancro registrati fra funzionari e custodi degli Scavi (inchiesta poi archiviata per mancanza di riscontri): lo riporta il quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

I tesori ritrovati

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La questione amianto

Ora però il professor Osanna cerca un super-tecnico esperto in materia. Non è mai stato un mistero: l’asbesto – insieme di minerali inosilicati e fillosilicati altamente tossici per l’uomo se inalati – si «respira» nell’aria della città archeologica. Il materiale, dichiarato illegale dal 1992, è presente negli uffici-container di Porta Marina Superiore, in tutti i corpi di guardia (realizzati subito dopo il terremoto del 1980), e in alcune coperture di domus. I livelli di amianto nell’aria, stando ai test in possesso della direzione del sito, non sarebbero allarmanti al punto da dichiararli pericolosi per i dipendenti.

Il professor Osanna, tuttavia, allo scopo di tutelare il personale e i turisti, ha pubblicato una manifestazione di interesse allo scopo di individuare un «Responsabile Gestione Rischio Amianto». In due anni, al costo di 30mila euro, il tecnico avrà il compito di svolgere verifiche in tutti gli immobili del Parco Archeologico – domus comprese – con l’obiettivo di stabilire le condizioni attuali dei manufatti in cui è stata già riscontrata la presenza di amianto.

Il responsabile della gestione del rischio, inoltre, dovrà svolgere una verifica ispettiva sugli immobili non ancora ispezionati finalizzata a verificare l’eventuale presenza di materiali contenente amianto. Successivamente si valuterà se e come procedere alla sua rimozione. La sostanza nociva, sconosciuta agli antichi romani, è certamente presente nelle coperture di alcune case in quanto utilizzata, prima che venisse dichiarata fuorilegge, per i lavori di restauro. La stessa Schola Armaturarum, secondo le perizie tecniche, era stata restaurata, dopo i bombardamenti del 1943, con il rimpiazzo in cemento armato del soffitto, che non ha retto nel tempo.

Al momento esiste una mappatura redatta nel 2003 che indica le domus in «odore» di amianto: fu realizzata dai tecnici della Soprintendenza su richiesta dalla Procura di Torre Annunziata, che appunto indagava sulla questione sulla base di esposti firmati dai sindacati. In quello stesso periodo una dipendente della Soprintendenza, che si era ammalata di tumore, ebbe dall’Inail il riconoscimento di malattia professionale, un episodio che destò scalpore e aggiunse nuovi sospetti sulla relazione tra le diverse morti registrate e la presenza di amianto. Relazione poi esclusa dai magistrati.

Da allora, sulla base di quella mappa, la direzione degli Scavi ha provveduto a bonificare ampie aree del sito, rimuovendo ad oggi circa mille e 900 chilogrammi di materiale nocivo. Amianto fu rinvenuto nel Mausoleo di Mamia a Porta Ercolano, nella Casa delle Amazzoni in Via Consolare, nella Casa di Olconius Rufus, in quella di Ugonius Gogidadus, nel vicolo del Lupanare, nell’ingresso della domus di Marco Fabio Rufo.

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