Cronaca

Alleanza di Secondigliano, i boss in fuga grazie agli agenti infedeli

È uno dei capitoli più amari dell’inchiesta che ha di recente condotto in cella oltre 140 presunti affiliati alla camorra di Secondigliano. È il filone investigativo sulle fughe di notizia, sui servitori dello stato bollati come infedeli, sulle coperture istituzionali.

Boss in fuga grazie agli agenti

Alcuni boss del clan Contini decisero di non dormire a casa, perché di lì a 48 ore sarebbe scattato un blitz; mentre pochi giorni fa, è stata la presunta madrina della camorra – parliamo di Maria Licciardi – a beffare tutti giocando d’anticipo: lasciando la propria abitazione della Masseria cardone, poche ore prima della grande retata.

A proposito di alcune intercettazioni che confermano contatti proibiti tra esponenti di spicco della camorra napoletana e non meglio specificati esponenti delle forze dell’ordine, soggetti in divisa, evidentemente a libro paga della camorra. Scrive il giudice: «Uno degli aspetti più inquietanti dei gruppi camorristici è rappresentato dalla contiguità con servitori infedeli dello Stato, siano essi esponenti delle forze di polizia o di uffici giudiziari».

La copertura della Polizia

Ci sono altre circostanze che spingono a verificare l’esistenza di un servizio di copertura, grazie a uomini delle istituzioni. È il capitolo su Vincenzo Tolomelli senior (classe 57), che mostra interesse per «quelli là di Nicola», con un chiaro riferimento a Nicola Rullo, boss dei Contini, tristemente conosciuto come «’o nfamone», per la violenza che gli viene attribuita contro nemici di altri clan, ma anche vittime di usura e di estorsione.

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