Inchiesta

Bullismo, violenza, baby gang: “Gli adulti tornino a fare gli adulti”

NAPOLI. Bullismo, violenza di genere, baby gang: ne abbiamo parlato con la dottoressa Mariarosaria Di Chiara, psicologa e psicoterapeuta di orientamento psico – analitico.

Intervista alla dottoressa Mariarosaria Di Chiara

Bullismo, baby gang ed omicidio di genere…vere e proprie piaghe sociali. Un solo comune denominatore: l’odio. Al di là dei soliti cliché, quali sono, secondo lei, le cause scatenanti?

“Sono certamente d’accordo sul fatto che una delle emozioni che muove e accompagna i comportamenti e gesti violenti ed efferati sia l’odio, odio che è figlio diretto della incapacità a gestire e tollerare la frustrazione. La frustrazione mette l’individuo di fronte alla presa di coscienza dell’esistenza di un mondo altro da sé, in altre parole difronte alla esistenza dell’altro. Questo altro che esiste non come oggetto di cui disporre e a cui ricorrere a proprio piacimento, ma in quanto Persona con una propria identità, con propri bisogni et c.

Adesso proverò a descrivere come la incapacità a gestire e tollerare la frustrazione si declina nel caso del bullismo e come nell’omicidio di genere.

Nel primo caso il bullo attraverso l’uso della violenza “esorcizza” il timore di non essere accettato, di non piacere ai pari, di essere escluso e quindi rifiutato per la persona che è, per cui tiene a sé l’altro con il terrore, afferma se stesso agli occhi dei pari facendo proseliti ed affiliati da un lato e vittime dall’altro che diventano trofei da mostrare e che diventano la prova del suo valore. È pertanto un tentativo di farsi posto nel mondo con prepotenza per la paura di restarne in realtà escluso. Questa tendenza è stata anche fortemente nutrita da una società estremamente permissiva poco attenta, poco in ascolto, che rifugge le responsabilità, che non regolamenta, che non mette confini, che non dà limiti, in cui vige la legge del Voglio quindi Posso ed il fine giustifica sempre i mezzi.

Nel caso invece dell’omicidio di genere credo che uno dei temi inerenti a questo fenomeno riguardi l’estrema difficoltà di uomini e donne a ritrovare un equilibrio nella relazione di coppia che evidentemente non si tiene più su un assetto di un dominante ed un dominato, ma che dovrebbe presupporre un rapporto alla pari che dovrebbe implicare l’accettazione piena dell’altro e delle inevitabili differenze. Per molti uomini è davvero difficile fare i conti col fatto che una donna non si tiene più a sé attraverso il “dominio”, quindi attraverso una posizione di asimmetria che per secoli è equivalso alla affermazione della propria virilità e quindi all’essere uomo. L’emancipazione femminile, questa capacità di cavarsela da sola, ha spiazzato l’uomo, lo ha disorientato, lo ha posto di fronte al fatto che la sua donna possa fare a meno di lui; di fronte a questo dato di fatto l’uomo regredisce nella posizione più animalesca e primitiva, riafferma se stesso e la propria presunta superiorità chiaramente figlia di un sentimento di profonda inadeguatezza”.

Per quanto riguarda il bullismo, crede che si possa arginare il problema? Se sì, in che modo?

“C’è bisogno che gli adulti tornino a fare gli adulti, che la smettano di fare gli amici dei propri figli, i nostri figli non hanno bisogno di genitori amici, quelli ce li hanno già e sono i loro pari.

I ragazzi hanno bisogno di adulti a cui fare riferimento a cui riferirsi e con cui poter anche entrare in conflitto per affermarsi e per costruire la propria identità, che passa proprio attraverso il processo di differenziazione e possibili modelli identificativi. Abbiamo bisogno di genitori che non usino i propri figli come prolungamenti narcisistici da esibire in giro come trofei. I genitori devono imparare a occuparsi e preoccuparsi autenticamente dei propri figli. Per esempio l’istituzione scuola non è nemica di genitori e figli, non è giudice delle proprie mancanze, per cui un brutto voto non va contestato all’insegnante ma è un segnale che qualcosa in nostro figlio non sta funzionando, non è l’insegnante che sbaglia.

Restituiamo e recuperiamo una scala valoriale per i nostri figli, una scala attualmente pervertita. Quanto invece all’omicidio di genere, mancano secondo me progetti ed iniziative che prevedano attività di prevenzione che coinvolgano anche gli uomini. La prevenzione con le donne non deve escludere la prevenzione con gli uomini. È attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sulla scena che si può giungere a una comprensione e modifica strutturale profonda. Non possiamo pensare di continuare a occuparci soltanto delle vittime bisogna fornire strumenti di comprensione anche ai carnefici”.

I giovani di oggi sono sempre più diseducati ai cambiamenti e addestrati alla violenza anche a causa, forse, della realtà virtuale dettata dai videogiochi. In che modo questi ultimi alterano la psiche dei ragazzi? Per quale ragione i ragazzi non riescono distinguere la realtà dalla finzione? In fondo i videogiochi esistevano anche in passato: secondo lei per quale motivo le generazioni precedenti sono state immuni al plagio virtuale?

Sono figli dell?assenza del limite, del Voglio quindi Posso dove realtà e fantasia si mescolano, dove la linea di demarcazione è crollata ci avviamo sempre più verso situazioni molto borderline.

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