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Camorra in Campania: ecco i clan che comandano il territorio

[titolo_paragrafo]Napoli Provincia Settentrionale[/titolo_paragrafo]

Gli eventi che hanno caratterizzato il panorama delinquenziale dell’area hanno contribuito a ridisegnarne la mappa criminale, sempre più interconnessa con quella del capoluogo e della provincia di Caserta. Nelle zone dove sono venuti meno centri decisionali unitari, sarebbero emerse nuove cellule, spesso aggregatesi tra loro nella gestione dei traffici di stupefacenti e nel controllo delle piazze di spaccio.

Diversamente da quanto accaduto per il capoluogo, non si evidenziano conflittualità tra i diversi sodalizi. Gli storici clan, seppur significativamente indeboliti dagli arresti, sembrano ancora in grado di imporre la loro presenza sul territorio, in special modo quelli che, grazie ad una gestione monopolistica delle attività illecite, anche attraverso gruppi collegati, hanno costruito uno saldo potere economico, come le famiglie MALLARDO, MOCCIA e POLVERINO.

Le maggiori fonti di guadagno delle organizzazioni locali continuano ad essere le estorsioni, l’usura, il narcotraffico e la commercializzazione di prodotti contraffatti.

La loro capacità di infiltrare la pubblica amministrazione è attestata dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei Consigli Comunali di Calvizzano e Caivano, disposti con Decreti del Presidente della Repubblica, rispettivamente del 20 e 27 aprile 2018.

A Calvizzano è operativo, tramite la famiglia CARBONE, il gruppo ORLANDO (c.d. dei Carrisi), costola dei NUVOLETTA e divenuto nel tempo autonomo, collegato anche al clan POLVERINO, recentemente colpito da numerosi arresti. Sia i POLVERINO che gli ORLANDO sono stati destinatari di provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, risalenti alla seconda metà del 2017, che hanno evidenziato la permeabilità dell’Amministrazione comunale e condotto al citato decreto di scioglimento del 20 aprile.

L’area di Caivano, centrale nella rivendita di stupefacenti in Campania, rientra nella sfera di influenza criminale del gruppo MOCCIA, presente anche in altri comuni e originario di Afragola. Il sodalizio esercita il controllo di un’ampia fascia del territorio, anche attraverso una capillare attività estorsiva, nonostante i tentativi di interferenza di gruppi criminali emergenti in aree confinanti.

L’egemonia dei MOCCIA è documentata dall’operazione “Leviathan” della DIA di Napoli, conclusa nel gennaio 2018 con l’esecuzione della misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli.

L’indagine ha dimostrato la perdurante operatività del sodalizio, divenuto, nel tempo, una vera e propria “confederazione” di gruppi, ciascuno dei quali dotato di una propria competenza territoriale, che si estende nei comuni di Afragola, Caivano, Casoria, Arzano, Cardito, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore.

Una sinergia che, stando a quanto accertato, si è tradotta anche nella costituzione di una “cassa comune”, frutto dei proventi delle estorsioni e della vendita di stupefacenti, utilizzati soprattutto per mantenere gli affiliati detenuti e le loro famiglie, impiego indispensabile per limitare il pericolo di delazioni da parte di affiliati detenuti.

Ogni articolazione era gestita da un “senatore”, generalmente scelto tra gli storici affiliati al gruppo, dotato di una certa autonomia gestionale.

Il sodalizio è risultato radicato anche nel Lazio, dove si sarebbe trasferito uno dei componenti della famiglia che, si legge nel provvedimento restrittivo emesso a conclusione dell’operazione “Leviathan”, “… a dispetto dell’asserito (e tanto pubblicizzato) percorso di “dissociazione” dalla camorra intrapreso nei primi anni 90…” non avrebbe mai reciso i legami con il sodalizio di origine, contribuendo a mantenerlo ancora ai medesimi livelli di “eccellenza” del passato.

Per delineare compiutamente il contesto criminale locale si deve, tuttavia, tenere conto che nel territorio in esame sono in atto cambiamenti strutturali, rispetto alla passata monolitica leadership del clan MOCCIA, dovuti all’uscita di scena di personaggi carismatici ed alla crescente aspirazione di soggetti di secondo piano a gestire le attività illecite sul territorio, proponendosi quali referenti delle diverse articolazioni territoriali dello storico clan afragolese.

A Melito e Mugnano si conferma la stabile presenza del sodalizio AMATO-PAGANO, che detiene il monopolio del traffico di stupefacenti, in particolare di cocaina, ed il controllo militare del territorio attraverso l’attività estorsiva.

A Casavatore si è attenuata l’influenza criminale delle famiglie gravitanti nell’orbita del clan MOCCIA e sembrano prevalere i sodalizi dell’area Nord di Napoli per il traffico di droga. In particolare, si registra la presenza di soggetti riconducibili al sodalizio VANELLA GRASSI, che occupano l’area in accordo con il gruppo FERONE, di cui risulta libero il capo clan.

Ad Arzano operano sia frange criminali riconducibili alle famiglie AMATO-PAGANO, sia gruppi riconducibili al clan MOCCIA, in competizione tra loro. Il 13 marzo 2018 la Polizia di Stato ed i Carabinieri hanno arrestato alcuni soggetti appartenenti al “gruppo della 167 di Arzano”, costola degli AMATO-PAGANO, tra cui anche un pregiudicato ritenuto elemento apicale di questi ultimi. Tra i reati contestati alcuni episodi estorsivi ed un duplice omicidio consumato, nel febbraio 2014, al fine di eliminare il referente del clan MOCCIA sul territorio di Arzano e consentire l’ascesa del rivale “gruppo della 167”.

L’area di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano è assoggettata all’influenza criminale dei clan PUCA, VERDE, RANUCCI-PETITO-BOTTONE. Uno degli elementi apicali del gruppo RANUCCI è stato arrestato il 12 gennaio 2018, a Formia (LT), dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri.

Il successivo 7 maggio, a Caserta, dopo circa un anno di latitanza, è stato catturato il reggente del gruppo PUCA. I citati clan sono prevalentemente dediti alle estorsioni ed allo spaccio di stupefacenti. Per la consumazione di rapine di particolare rilievo si avvalgono di un gruppo che fa capo alla sorella del defunto capo del clan PETITO, detenuta.

Pregresse attività investigative hanno acclarato l’esistenza di alleanze tra i predetti sodalizi ed i clan MARRAZZO AVERSANO di Casandrino, attualmente quasi dissolti a causa della scelta collaborativa operata dai rispettivi vertici.

Riguardo questi ultimi due sodalizi si evidenzia l’arresto, il 23 gennaio 2018, a Sassari, di un avvocato di Aversa, latitante dal 22 dicembre 2017, condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli.

Il legale campano era stato condannato per aver usato strumentalmente le sue funzioni di avvocato difensore, intrattenendo rapporti, non solo professionali, con esponenti i vertici dei clan AVERSANO e MARRAZZO.

Nel contesto territoriale di Casandrino è presente un ulteriore neo sodalizio, facente capo alle famiglie D’AGOSTINO SILVESTRE e che opera sotto l’egida delle predette organizzazioni santantimesi, in particolare del clan PUCA.

L’Amministrazione comunale di Grumo Nevano è stata al centro di una vicenda giudiziaria per episodi di corruzione, legata all’affidamento dei servizi di igiene urbana e gestione integrata dei rifiuti solidi urbani, che hanno determinato, nel mese di giugno, l’arresto, eseguito dalla Guardia di finanza, del Sindaco, del suo predecessore, del comandante della Polizia Municipale e di un vigile urbano.

Quest’ultimo ed il primo cittadino erano già stati destinatari di un altro provvedimento giudiziario, emesso nel mese di ottobre 2017, per reati di corruzione, favoreggiamento personale, rivelazione di segreto d’ufficio e falso. Conseguentemente a tali fatti, il Consiglio comunale è stato sciolto con Decreto del Presidente della Repubblica del 9 agosto 2018, ai sensi dell’art. 141 del D.lgs. n. 267/2000.

A Giugliano in Campania si conferma la radicata presenza dello storico clan MALLARDO, nonostante l’assenza sul territorio dei capi, tutti detenuti. Il 1° giugno 2018, i Carabinieri hanno arrestato il cognato di un elemento di vertice dei MALLARDO, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso il 30 maggio 2018 dal Tribunale di Napoli Nord. Il sodalizio è collegato ai gruppi CONTINI e BOSTI, dei quartieri Vasto-Arenaccia di Napoli, al clan casertano BIDOGNETTI, con proiezioni in diverse parti del territorio nazionale.

Un tentativo di rendersi autonoma rispetto ai MALLARDO è stato posto in essere dalla famiglia DI BIASE, attiva nelle zone delle c.d. “Palazzine” di Giugliano in Campania, che gestiva la vendita di sostanze stupefacenti nonostante il veto dei MALLARDO.

L’iniziativa – stando a quanto si evince dall’indagine dell’Arma dei carabinieri conclusa il 9 aprile 2018 con l’esecuzione di una misura cautelare – potrebbe aver determinato gli attentati diretti proprio agli affiliati ai DI BIASE.

Tra i comuni su cui opera la famiglia MALLARDO rientra anche Qualiano, dove il clan ha sempre posto un proprio referente, soprattutto in seguito al significativo depotenziamento dei gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA, che per anni si sono violentemente contrapposti. Tuttavia, diversi provvedimenti cautelari, eseguiti a carico di affiliati al gruppo DE ROSA, nei primi mesi del 2018, per il reato di estorsione, con modalità mafiose, in danno di imprenditori, sembrano confermarne la vitalità.

Nel territorio di Villaricca è confermata la presenza delle organizzazioni FERRARA e CACCIAPUOTI, mentre nel comprensorio del comune di Marano di Napoli operano i gruppi NUVOLETTA e POLVERINO, storicamente tra le organizzazioni criminali più importanti della Campania per la loro consolidata capacità economica ed imprenditoriale.

I reati prevalenti ascrivibili ai due sodalizi, tra loro strettamente collegati, sono il traffico di stupefacenti, le estorsioni e il reimpiego di capitali illeciti in attività economiche, sia sul territorio nazionale che all’estero.

Il 24 gennaio 2018, è stato scovato e arrestato, in un casolare di Cassino (FR), il capo del gruppo POLVERINO, latitante dal 2011. Nonostante fosse lontano da Marano riusciva, per la sua indiscussa autorevolezza, a guidare il clan, dettando le scelte strategiche, soprattutto nel settore “imprenditoriale”: scelte rivelatesi poi fondamentali per la sopravvivenza del gruppo.

Altri elementi di spicco erano già stati catturati. In ordine di tempo, l’ultimo arresto era stato eseguito dai Carabinieri il 26 luglio 2017, nei pressi di Ronciglione (VT), mentre il camorrista si stava spostando a bordo di un’auto da una villa sita a Campagnano (RM) ad un’altra villa ubicata a Soriano nel Cimino (VT).

Al riguardo, un provvedimento cautelare, eseguito il 30 maggio 2018, da militari dell’Arma dei carabinieri, ha evidenziato la capacità del gruppo di trovare appoggi logistici anche al di fuori del territorio campano, grazie all’ausilio di insospettabili complici.

Tra i destinatari dell’ordinanza figura, infatti, un soggetto, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe favorito, nel 2016, la latitanza di due esponenti di rilievo del clan, stipulando a suo nome il contratto di affitto di una villetta nella zona industriale di Pomezia. Allo stesso modo il soggetto aveva fornito appoggio logistico, nel 2013, in località Pavona, di Albano Laziale (RM) al latitante, catturato nel 2017, nei pressi di Ronciglione.

Un’indagine del maggio 2017, che ha riguardato infiltrazioni del clan nella realizzazione del P.I.P. di Marano, aveva evidenziato legami tra i vertici della famiglia POLVERINO ed un gruppo imprenditoriale che, con il suo apporto, ha fornito un concreto contributo all’operatività ed al rafforzamento del sodalizio.

L’attività investigativa ha avuto un ulteriore sviluppo, che ha condotto all’esecuzione, il 5 febbraio 2018, da parte di militari dell’Arma dei carabinieri di un provvedimento cautelare a carico di un commercialista, incaricato di curare gli aspetti contabili e fiscali di alcune imprese interessate alla realizzazione del piano industriale in questione. Il professionista avrebbe dato la disponibilità al clan POLVERINO per reinvestire il denaro di provenienza illecita in operazioni finanziarie e immobiliari non tracciabili, fungendo anche da prestanome.

Ad Acerra permane una situazione di fibrillazione tra i vari gruppi locali. Si tratta dei clan DI BUONO (retto dal figlio del capo clan) GRANATA e AVVENTURATO (dediti prevalentemente alle estorsioni ed allo spaccio di sostanze stupefacenti), nonché altri gruppi minori. Nell’ambito della richiamata operazione “Leviathan” è emerso che anche Acerra rientrava tra le mire espansionistiche del clan MOCCIA, per il tramite di un affiliato che avrebbe assunto il controllo di alcune attività illecite.

Nei comuni di Casalnuovo di Napoli e Volla risultano operativi, seppur fortemente depotenziati rispetto al passato, i clan REA-VENERUSO e PISCOPO-GALLUCCI, con interessi nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti.

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