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Camorra in Campania: ecco i clan che comandano il territorio

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[titolo_paragrafo]Napoli Provincia Orientale [/titolo_paragrafo]

La decapitazione dei clan fortemente radicati sul territorio ha consentito l’emersione di nuovi gruppi criminali ed infiltrazioni nel Nolano (comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola) della famiglia SANGERMANO, propaggine del clan avellinese CAVA.

Nell’area vesuviana non si registrano significativi mutamenti negli equilibri criminali, con la leadership che viene sempre mantenuta dal clan FABBROCINO di San Giuseppe Vesuviano (che ha una forte vocazione imprenditoriale), cui si affianca l’operatività della famiglia BATTI, dedita allo spaccio di stupefacenti, alle rapine ed alle estorsioni. A Terzigno sono presenti alcuni personaggi che in passato hanno fatto parte del clan VISCIANO.

Sia a Terzigno, sia a San Giuseppe Vesuviano agisce un gruppo criminale dedito alla spaccio di stupefacenti, che fa capo alla famiglia SCARPA, organicamente inserita nel cartello VANGONE/LIMELLI/GALLO di Torre Annunziata, comune di cui è originario il capo clan.

Il 19 gennaio 2018, militari della Guardia di finanza hanno concluso un’indagine, che ha riguardato un traffico internazionale di cocaina ed hashish operato dal gruppo SCARPA, con la diretta partecipazione del capo clan, noto narcotrafficante, in contatto con organizzazioni internazionali.

La droga, importata dall’Olanda con il sistema delle “puntate”, tramite un cittadino della Repubblica Dominicana, era destinata a diverse piazze di spaccio campane e pugliesi. Nell’ordine, la droga alimentava la piazza del c.d. Piano Napoli a Secondigliano, alcune piazze di spaccio di San Gennaro Vesuviano e San Giuseppe Vesuviano, zone di influenza del clan FABBROCINO, nonché, in provincia di Lecce, Porto Cesareo e Polignano a Mare.

Gli SCARPA possono contare anche su buoni rapporti con il clan GIUGLIANO di Poggiomarino, con il quale condividono i traffici di stupefacenti. A causa del prolungato stato di detenzione del capo del gruppo GIUGLIANO, l’organizzazione è retta dalla moglie, che si è trovata a fronteggiare le mire espansionistiche di un altro sodalizio, con il quale la donna avrebbe stretto un accordo di non belligeranza.

A Somma Vesuviana, già feudo del gruppo D’AVINO, l’assenza sul territorio di criminali di spessore delinquenziale avrebbe favorito l’infiltrazione di esponenti di clan dell’area orientale napoletana, che hanno aggregato a sé alcuni pregiudicati locali e che starebbero assumendo una posizione preminente nel controllo degli affari illeciti.

Si tratta dei clan CUCCARO, RINALDI e MAZZARELLA di Napoli, che opererebbero a Somma Vesuviana tramite famiglie locali, tra le quali si ripropongono gli stessi antagonismi di cui sono protagonisti i clan napoletani di riferimento: in particolare, nel parco San Sossio sono presenti due famiglie rivali, i DE BERNARDO, legati ai MAZZARELLA ed i D’ATRI, legati ai CUCCARO-RINALDI, in competizione per assicurarsi la gestione dello spaccio di droga.

Nel confinante comune di  Sant’Anastasia opera il clan ANASTASIO, antagonista dei D’AVINO, ed al pari di questi ultimi, fortemente destabilizzato. A Castello di Cisterna ed a Marigliano la gestione delle attività criminali resta suddivisa tra i clan CASTALDOCAPASSO e MAZZARELLA.

Nell’area orientale vesuviana, precisamente a Pollena Trocchia e Massa di Somma si registrano segnali di ripresa nel controllo dei traffici illeciti da parte del sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO.

Nell’area di Brusciano, Castello di Cisterna e nei comuni limitrofi si sono registrati diversi episodi violenti sintomatici di una situazione di tensione originatasi dalla lotta intestina tra il clan REGA ed alcuni affiliati, che fanno capo alla famiglia ESPOSITO.

L’arresto del reggente di quest’ultimo gruppo aveva condotto ad un periodo di relativa calma, interrotto all’inizio di settembre, dalla gambizzazione di un soggetto vicino al reggente del clan REGA, cui hanno fatto seguito una serie di agguati, di cui sono stati vittime affiliati a quest’ultimo sodalizio. I territori di Cercola e Pomigliano d’Arco
continuano a risentire dell’influenza di clan del napoletano.

Il 23 aprile 2018 personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a conclusione di un’indagine che ha consentito di accertare l’operatività, a Cercola, di un’organizzazione criminale, facente capo alla famiglia D’AMBROSIO, in passato organica al locale clan FUSCO-PONTICELLI.

Il sodalizio, oltre alle attività legate allo spaccio di stupefacenti e all’usura, imponeva a molti spacciatori il pagamento di una tangente per poter esercitare “l’attività illecita: parte dei proventi venivano impiegati per il mantenimento dei detenuti del gruppo FUSCO-PONTICELLI.

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