Inchiesta

Camorra, clan Aprea-Cuccaro | La storia, le origini, i protagonisti

Gli Aprea-Cuccaro, sono due clan di camorra che si sono uniti per accrescere la propria forza e per espandere il proprio controllo sul territorio. L’ alleanza, divenuta nota come clan Aprea-Cuccaro, è attiva nelle zone di Barra, Ponticelli e Somma Vesuviana.

La stampa ne ha raccontato le vicende di cronaca; gli organi investigativi, il profilo criminologico. L’inchiesta, ha messo insieme le informazioni e ne ha ripercorso i fatti. Il resoconto che segue riguarda il clan Aprea-Cuccaro. Le faide per il controllo dei quartieri e le stese compiute dai commando armati, gruppi di sicari dalla mano ferma che non hanno lasciato scampo ai malcapitati obiettivi, sparatorie in pieno giorno in mezzo alle strade gremite di persone terrorizzate; avvertimenti, bombe alle saracinesche dei locali fatte saltare in aria, incuranti delle possibili vittime innocenti.

Ecco gli avvenimenti.

Clan Aprea-Cuccaro: storia, origini, protagonisti

Il clan Aprea-Cuccaro venne fondato negli anni ’90 da Giovanni Aprea, detto Pont’ ‘e curtiello (punta di coltello), insieme al fratello Vincenzo e alle sorelle Lena, Patrizia e Giuseppina Aprea e insieme ad Angelo Cuccaro, detto Angiulillo o’ fratone, quest’ ultimo cresciuto sotto la guida di Giovanni Aprea e braccio armato del gruppo insieme ai suoi fratelli Michele e Luigi Cuccaro.

Tra le loro fila c’erano sicari e uomini con molta esperienza “militare” e le dimostrazioni di superiorità strategiche e belliche non tardarono a palesarsi.

Camorra clan Aprea-Cuccaro
Camorra clan Aprea-Cuccaro

Le prime azioni furono gli assalti ai Tir che trasportavano capi firmati e all’ultima moda da rivendere nei mercati rionali, poi la guerriglia e il terrore nei quartieri. Poi, con agguati mirati, stese e avvertimenti dinamitardi misero a ferro e fuoco Ponticelli e zone limitrofe.

In 30 giorni ci furono più di 20 ordigni esplosivi di avvertimento ai locali come sale scommesse, bar e attività di ristorazione. Il biglietto da visita del clan Aprea-Cuccaro non lasciò spazio ad interpretazioni, era al comando.

La povertà e l’opportunità di essere capo

La famiglia era povera e Giovanni Aprea era convinto di fare la “carriera criminale”, tutti in lui riconoscevano la stoffa del leader, lo consideravano spietato, capo del commando che compì la strage di Ponticelli, nella quale sei camorristi di una banda rivale vennero massacrati per la strada.

Aveva appena 22 anni, era straordinariamente agile, soprannominato anche il gatto di Barra per la sua specialità nel sfuggire alle Forze dell’ Ordine scappando attraverso i tetti. Giovanni Aprea aveva condotto negli ultimi tempi una guerra all’ultimo sangue contro gli altri clan della zona per il controllo totale dell’ eroina.

Giovanni Aprea, si guadagnò il soprannome di punta ‘ e curtiello, il 25 gennaio del 1988, quando uccise, con un colpo di pistola calibro 7×65 alla schiena, Salvatore Centanni, colpevole di avergli dato uno schiaffo. Pericoloso e micidiale, proprio come una punta di coltello, Giovanni Aprea venne reclutato dal clan Norcaro.

Clan Aprea-Cuccaro

Povero, furbo, e spietato, anche se non aveva compiuto ancora 20 anni. Il suo boss invece aveva più di 80 anni, ricco e appagato.

Preferiva gestire l’ingente patrimonio accumulato in tanti anni di attività criminale dedicando la sua attenzione soprattutto al riciclaggio del denaro sporco e al racket degli appalti. Di droga, Norcaro, non voleva sentir parlare. Giovanni Aprea, invece, aveva fretta di fare soldi e quindi puntò sul mercato dell’eroina.

Con gli omicidi di Giorgio Norcaro e di suo cugino Vincenzo Cocozza, i sospetti caddero subito su di lui, Giovanni Aprea.

E c’era ancora un ostacolo, una famiglia alleata del boss ucciso, quella dei fratelli Memolato, che godevano dell’ appoggio di un altro gruppo camorrista di primo livello, guidato da Andrea Andreotti.

A Giovanni Aprea non piacevano le trattative e così decise di lanciare un macabro segnale a chiunque volesse contrastare la sua ascesa.

Organizzò e mise a segno la strage di Ponticelli. Quei morti ammazzati segnarono la sua definitiva consacrazione camorrista. Anche il suo gruppo ebbe delle perdite, tre dei suoi uomini più fidati, morti sotto i colpi dei fucili a canne mozze dei rivali, ma da allora c’era un solo padrone degli stupefacenti.

Nel triangolo Ponticelli-San Giovanni-Barra non girava un solo grammo di eroina senza il suo permesso. E chi non rispettava le regole veniva fatto fuori.

I primi arresti e i passaggi del comando

Le inchieste agli inizi degli anni ’90, individuarono come capo del gruppo Giovanni Aprea che venne arrestato per la prima volta martedì 27 aprile 1990, in un edificio a Barra, dove si nascondeva con tre dei suoi guardaspalle, tutti latitanti per associazione di tipo camorrista e racket.

Mentre Giovanni Aprea scontava la pena in carcere, a prendere le redini del comando fu il fratello Vincenzo.

Poco dopo, però, anche Vincenzo venne arrestato e ci fu un ulteriore cambio di comando e questa volta la direzione del clan passò nelle mani delle sorelle Lena, Patrizia e Giuseppina Aprea.

Conflitti e alleanze

Il clan Aprea-Cuccaro quasi da subito, agli inizi degli anni ’90 siglò un accordo con Edoardo Contini, fondatore, insieme a Gennaro Licciardi e a Francesco Mallardo, dell’Alleanza di Secondigliano.

L’obiettivo era quello di fortificare il proprio clan e avere un sostegno per fare fronte al potente clan Mazzarella e al clan Sarno.

Inoltre, il clan Aprea-Cuccaro fu il primo a offrire manovalanza e appoggio al clan De Luca Bossa contro i Sarno, nei tempi della violenta faida tra le due organizzazioni.

Poi il clan venne coinvolto nell’inchiesta condotta dai pm Antimafia, Luigi Bobbio e Giovanni Corona che ricostruirono le faide di camorra nell’area orientale.

Gli affari nella penombra tra politica e la camorra

Negli anni ’90, l’allora presidente del consiglio circoscrizionale di Barra, venne arrestato e indicato dagli inquirenti come “uomo di fiducia” del clan all’interno del parlamento locale.

Le prove acquisite portarono gli inquirenti ad aprire un nuovo filone d’indagine.

Le tangenti imposte dagli Aprea-Cuccaro, intascate dal politico e dagli imprenditori impegnati nelle opere di ristrutturazioni edilizie, a Barra, costarono al politico, nel 1997, un nuovo mandato di cattura per estorsione e associazione di tipo camorrista.

Faide

Faida contro il clan Formicola, secondo gli inquirenti fu una delle faide più sanguinose dell’area orientale della città di Napoli.

Vittime

  • Il 27 giugno del 1993 venne ucciso Gaetano Formicola, membro di spicco del clan Formicola.
  • Nel 1996 venne ucciso Salvatore Cuccaro, uno dei fratelli di Angelo Cuccaro.

Faida contro i Celeste-Guarino combattuta nella zona di Barra tra il clan Aprea-Cuccaro e quella che secondo gli investigatori era la fazione scissionista dei Celeste-Guarino negli anni 2005 e 2006.

Arresti e sequestri

  • Giovanni Aprea.
  • Vincenzo Acanfora.
  • Ciro Aprea.
  • Gennaro Aprea.
  • Enrico Veneruso.
  • Gaetano Cervone.
  • Ciro Velotti.
  • Salvatore Donadeo.
  • Nel 2010 le sorelle Patrizia, Lena e Giuseppina Aprea vennero arrestate insieme a 13 presunti affiliati al clan Aprea-Cuccaro.
  • Nel 2011 vennero sequestrati 20 milioni di euro al clan, dalla Sezione Misure di Prevenzione della Questura di Napoli.

Tra i beni sequestrati c’erano due appartamenti, una villa, due aziende, quote in tre società e sette auto di lusso.

  • Il 14 marzo 2014, venne arrestato Angelo Cuccaro, detto Angiulillo o’ fratone, ad Ardea.

Cuccaro è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luigia Esposito avvenuto nel 1996.

  • Nel maggio 2014, la Dda di Napoli ha sequestrato beni mobili e immobili del valore di 5 milioni di euro al clan.

Tra i beni sequestrati figura anche una mega villa in provincia di Napoli.

  • Il 21 giugno 2015, Luigi Cuccaro venne arrestato nel quartiere di Barra, roccaforte del clan.
  • Il 6 ottobre 2015, venne arrestato Michele Cuccaro, fratello di Angelo, a Cisterna di Latina.
Arresto Salvatore Cuccaro
Arresto Salvatore Cuccaro

Angelo era inserito nella lista dei 100 ricercati più pericolosi. Nel 2017 Cuccaro è stato condannato all’ergastolo, considerato il responsabile dell’omicidio di Giovanni Gargiulo, ucciso lunedì 14 settembre 1998 a soli 14 anni, perché fratello di Costantino, affiliato al clan Formicola.

Gomorra, la musica neomelodica e i messaggi nascosti

In una delle primissime puntate di Gomorra, tra le prime scene, della fortunata fiction di Sky tratta da un’idea di Roberto Saviano, il personaggio Genny Savastano, il figlio del boss, invita la sua bella Noemi nel rione per farle una sorpresa, una serenata, interpretata dal neomelodico “Alessio” che le canta dal vivo al centro di un cuore di luci “Ancora noi”.

Genny dedica la serenata, a lei e al suo papà che è ingiustamente carcerato, per colpa di Salvatore Conte, il capo del clan rivale, che è scappato in Spagna”.

Alessio
Alessio

La performance di Alessio è anche un modo per trasmettere un segnale ai “guaglioni” della piazza: “il boss è in galera ma qui comandiamo ancora noi, i Savastano.”

Gomorra è una fiction. Alessio però è un cantante vero, molto famoso nei quartieri napoletani a più alta densità criminale e secondo le recentissime dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, il neomelodico partenopeo sarebbe già stato utilizzato in passato per veicolare messaggi camorristi e per rendere omaggio alle donne della camorra. La fiction è nulla in confronto alla realtà che emerge dalla lettura delle dichiarazioni del pentito Ciro Niglio, 22 anni.

Il verbale è stato raccolto dal pm della Dda di Napoli Vincenzo D’Onofrio ed è stato allegato agli atti di un processo sulle infiltrazioni del clan Cuccaro nella festa dei Gigli di Barra (Napoli).

Festa dei Gigli a Barra
Festa dei Gigli a Barra

Nella festa del 2010 Ciro Abrunzo, detto ‘o Cinese, ammazzato a Barra nel 2012, ha regalato la serenata del noto cantante Alessio al giglio “Insuperabile”. Il cantante corrispondeva solitamente una quota del suo cachet al clan degli scissionisti. Altre dichiarazioni fanno riferimento al 2010 e ad Alessio e ‘Babà, un altro cantante, che  cantarono una canzone dedicata alla madre e alla sorella di Angelo Cuccaro.

E cosa significhi tutto ciò lo spiega bene Niglio in un’altra parte dell’interrogatorio nel quale ha iniziato a collaborare coi magistrati. Riferisce, che il giglio, oltre che strumento di estorsioni, veniva utilizzato anche per inviare messaggi alla popolazione o ad altri clan.

In alcune occasioni venivano utilizzate canzoni per far sapere di alleanze tra clan. Per esempio nel 2010 si cantò dell’alleanza tra i barresi e Secondigliano, o di contrasti tra di loro, infatti nel 2007 Francesco Celeste inneggiò contro gli Aprea.

Così, quando Alessio alla festa del 2010 canta “Il grande giorno” sul giglio della paranza Insuperabile in un tripudio di folla, sta rendendo ufficiale l’alleanza appena stretta tra il clan di Secondigliano e il clan di Barra. Niglio si è pentito dopo l’incriminazione per il tentato omicidio del padre Francesco, e al pm ha spiegato così le ragioni del gesto, il papà stava passando con i Cuccaro, tradendo gli Abrunzo, gli “scissionisti” del clan, del quale entrambi facevano parte.

Va sottolineato che Alessio non è indagato, non è accusato di nulla e che le dichiarazioni di Niglio vanno ovviamente riscontrate. La Procura però le ritiene attendibili. Alessio è originario di Ponticelli, quartiere dove i malavitosi chiamano la loro piazza di spaccio “la piazza dei cantanti”. E’ stato lanciato dal manager Carmine Sarno, detto ‘o topolino, fratello del boss pentito Ciro Sarno. In certi quartieri, musica e camorra sono un binomio di ferro. Gomorra lo ha descritto bene.

A sostegno della veridicità del fenomeno ci sono le stesse dinamiche, gli stessi comportamenti che si possono notare nella città di Nola, dove modalità e strategie sono identiche.

La festa dei Gigli è la dimostrazione della convivenza del sacro e profano. Religione e affari di milioni e milioni di euro si fondono, nella città di Nola prima e Barra poi, riti sacri e generose offerte ai santi sono le più importanti ed evidenti prove di partecipazione.

Festa dei Gigli a Nola
Festa dei Gigli a Nola

Relazioni Dia

Secondo le relazioni DIA il clan Aprea-Cuccaro è alleato con il clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio e con il clan De Luca Bossa di Ponticelli con l’intento di contrastare il clan Mazzarella nell’area est di Napoli.

Il clan Aprea-Cuccaro insieme al clan Rinaldi sta cercando di espandersi a Somma Vesuviana. Attraverso pregiudicati locali, avrebbero assunto il controllo degli affari illeciti sul territorio, con l’appoggio di altre famiglie.

Martedì 17 marzo 2020, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di cinque soggetti, con l’accusa di estorsione perpetrata ai danni di imprenditori edili della zona.

I malcapitati erano convocati nella villa del boss Antonio Acanfora, considerato l’attuale reggente degli Aprea, anch’egli arrestato nell’operazione. Le condotte contestate, costituiscono espressione della nuova alleanza criminale, tra il clan Aprea, il clan De Luca Bossa e il clan Rinaldi.

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Il 6 maggio 2020, Luigi Ferrante è stato ferito in un agguato in via Mastellone a Barra. Luigi Ferrante è il fratello di Ciro Ferrante detto ‘o Chicc, storico ras del clan e persona di fiducia del boss Vincenzo Aprea.

Venerdí 29 maggio 2020, gli Operatori dell’ Arma dei Carabinieri hanno arrestato Ciro Imperatrice, soprannominato Brutolino, o Brodolino, ritenuto tra i vertici del clan, in particolare della fazione Andolfi.

Imperatrice era stato sorpreso nascosto all’interno di un armadio della camera da letto in un appartamento di Barra. Secondo gli inquirenti, negli ultimi anni il clan ha esteso la propria influenza anche su Ponticelli.

Nell’aprile 2021 sono finiti in manette 4 presunti esponenti del clan, indiziati dei reati di tentato omicidio e porto abusivo di armi da fuoco, aggravati dalle metodologie mafiose.

Gli arrestati, sabato 17 aprile 2021, a Barra, avrebbero dato inizio ad uno scontro a fuoco, durante il quale è rimasta ferita una passante, una donna di 25 anni, colpita per errore da un proiettile.

Clan Aprea-Cuccaro: affari

Sin dall’inizio, omicidi, estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, traffico di armi pesanti, anche da guerra ed esplosivi, usura e racket sono state le forme di guadagno principali del clan, che tuttora restano invariate..

Gestendo i materiali e la manovalanza delle aziende edili, con il tempo sono riusciti ad infiltrarsi negli appalti pubblici. Inoltre, con il controllo delle sale scommesse, dei locali notturni e delle attività di ristorazione, riescono a garantirsi le entrate fisse che servono sia per continuare a portare avanti gli affari illeciti, sia a mandare il denaro necessario ad aiutare i loro uomini in carcere.

Nel loro quartiere roccaforte è praticamente impossibile mettere a segno blitz, data la loro nota esperienza “militare” e la posizione strategica delle abitazioni.

Clan Aprea-Cuccaro oggi

Il clan Aprea-Cuccaro oggi è attivo, è potente e continua ad esercitare le proprie attività illecite principali. Molti boss fondatori sono in carcere, ma i ras, nuove leve e nuove generazioni delle famiglie Aprea-Cuccaro, sostenute da alleati e fiancheggiatori, garantiscono il completo controllo nelle zone di Barra, Ponticelli e Somma Vesuviana.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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