Inchiesta

Camorra: il clan De Luca Bossa | La storia, le origini, i protagonisti

La storia, le origini e i protagonisti del clan di camorra De Luca Bossa, che ha influsso a Cercola, Ponticelli, periferia est di Napoli

Il clan De Luca Bossa è un gruppo mafioso di stampo camorristico, che ha influsso nel comune di Cercola, nell’area del quartiere di Ponticelli, periferia est di Napoli. Ecco la storia, le origini, i protagonisti.

Il clan gode dell’appoggio di sottogruppi come Minichini-Schisa e di alleanze con diverse altre cosche come il clan Aprea-Cuccaro, D’Amico, Marfella, Rinaldi e l’Alleanza di Secondigliano.

Da anni la famiglia De Luca Bossa e alleati, è protagonista di una cruenta faida per il controllo del territorio, contro i clan Mazzarella e associati e De Micco e Mariano; e attraverso stese, attentati dinamitardi e omicidi, stanno devastando e terrorizzando la popolazione dell’area orientale di Napoli e provincia.

La storia del Clan De Luca Bossa

Antonio De Luca Bossa, detto ‘O Sicco, nasce nel 1971 ed è il figlio di Umberto De Luca Bossa, convinto cutoliano morto per cause naturali nel 2008.

Antonio ‘O Sicco, all’inizio è sicario per il clan Sarno, che costituisce un cartello criminale insieme ai Fusco-Ponticelli. Ben presto si oppone al cartello e scinde da questo per creare un proprio clan, i De Luca Bossa, appunto.

Il neo gruppo si trasferisce in una zona di Ponticelli Sud, precisamente in via Bartolo Longo, nel cosiddetto “Lotto 0”, dove dispone un proprio quartier generale per il controllo del territorio.

Presto nasce, però, una sanguinosa guerra nella quale i Sarno hanno la meglio. La faida che vede la famiglia De Luca Bossa contro i gruppi Misso-Mazzarella-Sarno, finisce sabato 25 aprile 1998, con l’esplosione di un’autobomba posizionata all’uscita del carcere di Poggioreale che uccide Luigi Amitrano, nipote di Vincenzo Sarno.

In realtà l’obiettivo dell’agguato è Vincenzo Mazzarella, detto ‘O Pazzo, figlio di Francesco Mazzarella, patriarca del clan omonimo e il boss Antonio De Luca Bossa viene arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di via Argine.

Antonio De Luca Bossa
Antonio De Luca Bossa

Durante il suo periodo da detenuto continua comunque a dare ordini al suo fedelissimo affiliato Giuseppe Mignano, detto Peppe scé scé, che invece è l’autore materiale dell’attentato con l’autobomba e che diventa il boss del clan in assenza di ‘O Sicco.

Peppe scé scé tiene il controllo del quartiere fino a sabato 26 ottobre 2002, quando viene ucciso nei pressi del quartiere “Lotto 0”.

Dopo l’arresto le condizioni di salute di Antonio De Luca Bossa si aggravano, tanto da essere scarcerato per pochi giorni. Tuttavia, dopo la morte di Giuseppe Mignano, voluta dai fratelli Sarno ed ottenuta dal boss di Cercola Gianfranco Ponticelli e il conseguente sgretolamento del clan, questo viene totalmente eliminato dai potenti Sarno.

La ricostruzione del clan e il riassetto territoriale

Verso gli inizi degli anni 2000, Teresa De Luca Bossa, grazie alla frequentazione con Giuseppe Marfella, boss di Pianura, per il controllo del quartiere flegreo, forma un nuovo gruppo per contrastare il clan Lago. Si costituisce così un clan interessato a riprendersi il controllo del quartiere di Ponticelli, approfittando dei numerosi arresti subiti, e del pentimento di esponenti di primo piano del clan Sarno.

anna-de-luca-bossa
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Nel 2010 Teresa De Luca Bossa viene catturata e l’espansione del clan subisce un arresto. Poco a poco perde il controllo del territorio, che i clan come i De Micco detti i “Bodo” e i D’Amico detti “Fraulella” si contendono. Ne conseguono l’arresto di Christian Marfella, fratellastro di Antonio De Luca Bossa, e un agguato a sua figlia Anna nel 2014, considerata la reggente del clan De Luca Bossa. Tra il 2016 e l’inizio del 2017, negli stessi mesi, Anna viene arrestata insieme ad Umberto De Luca Bossa, figlio di Tonino ‘o Sicco.

Teresa De Luca Bossa

Teresa De Luca Bossa, donna Teresa, così chiamata dai suoi fedelissimi, moglie di Umberto De Luca Bossa e madre di Antonio, quando Tonino viene arrestato è lei ad assumere il controllo del clan.

teresa de luca bossa
teresa de luca bossa

Nel giugno del 2000, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, donna Teresa è tra i 79 camorristi arrestati, per aver partecipato all’omicidio di Luigi Amitrano e per essere membro di quel cartello conosciuto con il nome di Alleanza di Secondigliano.

Tali imputazioni di accusa la portano ad una condanna a 8 anni di reclusione, alcuni dei quali passati in regime di carcere duro. Una pena, che però, non le impedisce, tornata in libertà, di riprendere il suo posto al vertice del clan. Scarcerata dopo il primo arresto, donna Teresa, fa ritorno, venerdì 13 novembre 2009, in via Cleopatra, la sua roccaforte, accolta dai residenti del quartiere con applausi, fuochi d’artificio ed una cena con brindisi finale.

Quarantanove giorni dopo, però, viene nuovamente arrestata, in quanto alcuni suoi affiliati si presentano presso un imprenditore edile, imponendogli un’estorsione di 3000 euro, con la motivazione di: “Un regalo per donna Teresa!” Teresa De Luca Bossa è la prima donna detenuta in regime di 41 bis.

Gli affari

Come quasi tutti i gruppi di camorra agli esordi, dagli anni 90” gli affari iniziali sono stati il contrabbando di sigarette, poi, il business del traffico di droga e armi. I De Luca Bossa sono stati e sono molto attivi nel racket e nel mercato edilizio e tramite alleanze e accordi con altri clan gestiscono gli affari del pizzo e degli appalti, anche dei rifiuti nella zona Est di Napoli e in alcune zone limitrofe.

Ma una delle peculiari caratteristiche del clan è la presenza sul territorio come gruppo di fuoco e quindi, particolari sono gli affari fatti con gli omicidi.

Provvedimenti della Dda di Napoli, informazioni e operazioni Dia

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo la cattura del giovane ras Michele Minichini figlio di Ciro Minichini, detto ‘Cirillino’, arrestato con Anna De Luca Bossa per il suo coinvolgimento nell’omicidio di Raffaele Cepparulo, avvenuto proprio al “lotto 0”, i De Luca Bossa, insieme ai loro alleati, protetti dai legami con gli Aprea-Cuccaro, hanno trasferito la loro regia di comando nella vicina Barra.

Recentemente il clan ha anche stretto un’alleanza con i clan di Pollena Trocchia e Sant’Anastasia

La notte di martedì 19 marzo 2019, alcuni affiliati del clan, in sella ad uno scooter hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco contro le attività commerciali di Piazza Trieste e Trento, una delle piazze più frequentate del centro storico di Napoli.

Giovedì 28 marzo 2019 i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione a un decreto di fermo a carico di 6 persone, di cui una minorenne, ritenute responsabili di detenzione e porto illegali d’arma da fuoco, spari in luogo pubblico e danneggiamento, reati aggravati dal metodo e finalità mafiose per aver commesso il fatto avvalendosi della forza d’intimidazione del clan camorristico dei Minichini-De Luca Bossa e per mostrare superiorità nei confronti del Clan Mariano.camorra-famiglie-clan-potenti-napoli-2021-relazione-dia

Secondo la relazione della Dia, il gruppo formato dai Minichini e dai De Luca Bossa ha riacquistato potere grazie agli Schisa, sottogruppo dell’ex clan Sarno, alleandosi con gli Aprea di Barra e ai Rinaldi di San Giovanni a Teduccio con l’intento di imporsi nell’area est di Napoli ed eliminare i Mazzarella. Un’alleanza criminale strategica che ha lo scopo di riconquistare il controllo di alcune zone da sempre contese.

Martedì 27 agosto 2019, il gip del Tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Emmanuel De Luca Bossa, figlio di Tonino O’sicco’. Emmanuel è già ai domiciliari per rapina e durante una recente perquisizione è stato trovato in possesso di un’arma da fuoco detenuta illegalmente.

Secondo gli inquirenti, dopo gli arresti di Umberto, Emmanuel, Anna De Luca Bossa e di Michele Minichini, le redini del clan passano nelle mani di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Tonino ‘O Sicco.

Mercoledì 18 settembre 2019, Anna De Luca Bossa e Michele Minichini sono stati condannati all’ergastolo insieme a Vincenza Maione, Cira Cepollaro e Luisa De Stefano, Antonio Rivieccio e a Ciro Rinaldi, boss del clan Rinaldi, imputati per l’omicidio di Ciro Colonna, vittima innocente e di Raffaele Cepparulo, ritenuto esponente del cosiddetto clan dei Barbudos.

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Anche se alcuni pensano che sia stato proprio il padre a fare in modo che venisse preso, per salvargli la vita, impedendo al giovane di finire nel mirino dei De Micco, nel settembre 2019,  Umberto De Luca Bossa, figlio di ‘O Sicco, viene scarcerato.

Dopo la scarcerazione di Umberto, il clan De Luca Bossa è considerato il più numeroso di Ponticelli.

Ancora nel settembre 2019, Tommaso Schisa, figlio di Roberto Schisa e della “pazzignana” Luisa De Stefano, ha deciso di passare dalla parte dello Stato, diventando un collaboratore di giustizia. Secondo gli inquirenti, è stata una decisione destinata a ridisegnare le sorti dei clan di Napoli est.

Tommaso Schisa è a conoscenza di tante informazioni sulle dinamiche dell‘alleanza che ha visto la sua famiglia, gli Schisa, legarsi ai De Luca Bossa e ai Rinaldi. Infatti, nel dicembre 2019, sono state riportate dai media, le prime dichiarazioni fatte da Schisa sui clan dell’area orientale di Napoli, in particolare sui Rinaldi.

Giovedì 31 ottobre 2019, Salvatore Ricciardi, ritenuto affiliato al clan, è stato arrestato dagli Operatori dell’Arma dei Carabinieri con l’accusa di avere imposto il racket a una pizzeria di Cercola. Secondo gli inquirenti, Ricciardi è un esattore del clan, incaricato di riscuotere il pizzo ai commercianti.

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Nel novembre 2019, Raffaele Romano, detto Lelè, affiliato di spicco del clan, ha deciso di passare dalla parte dello Stato, diventando un pentito.

Domenica 29 dicembre 2019, sono stati arrestati due esattori del clan, che, secondo gli inquirenti, hanno imposto tassi di usura fino al 720%. I due affiliati sono accusati di concorso in usura aggravata ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, dove le richieste di restituzione del denaro sono state accompagnate da esplicite minacce di morte.

Umberto De Luca Bossa, secondo gli inquirenti, è l’attuale boss del clan, e avrebbe spodestato lo zio Giuseppe De Luca Bossa.

Anche Emmanuel De Luca Bossa nel febbraio 2020 è stato scarcerato.

Giovedì 29 ottobre 2020, la Squadra Mobile della Questura di Napoli e i Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno emesso due provvedimenti di fermo nei confronti di sette indagati, esponenti dei gruppi alleati. Il primo provvedimento ha riguardato tre persone, tra le quali l’attuale reggente del “Sistema”, Umberto De Luca Bossa, che avrebbero preteso, da una donna, una somma di denaro di  5.000 euro, come quota per conservare il possesso del suo alloggio popolare, situato nel quartiere Ponticelli. Il secondo provvedimento è stato invece eseguito a carico di quattro affiliati, emanato per un tentativo di estorsione, che sarebbe stato compiuto ai danni di un imprenditore il quale, dopo aver subito gravi danni alla sua concessionaria, avrebbe ricevuto una richiesta di estorsione di 50.000 euro.

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Gli arrestati della famiglia De Luca Bossa

  • Antonio De Luca Bossa, detto ‘o Sicco – Arrestato. Condannato all’ergastolo.
  • Teresa De Luca Bossa – Arrestata
  • Anna De Luca Bossa – Arrestata. Condannata all’ergastolo.
  • Umberto De Luca Bossa, figlio del boss ‘o Sicco – Attuale reggente del clan
  • Emmanuel De Luca Bossa, detto Sangue Blu, figlio del boss ‘o Sicco – Scarcerato
  • Michele Minichini, detto ‘a Tigre – Arrestato.Condannato all’ergastolo.

Il maxi blitz

Mercoledì 28/12/2022 è stato attuato un maxi blitz nella zona orientale della città di Napoli, Ponticelli, ha portato all’arresto di 66 persone ritenute affiliate ai clan De Luca Bossa, Casella, Minichini, Rinaldi, Reale.

L’operazione è stata condotta dall’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato e in esecuzione di un’ ordinanza restrittiva, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Dda.

I 66 soggetti sono ritenuti gravemente indiziati per associazione di stampo mafioso, estorsione e detenzione di armi.

Secondo la nuova mappa della camorra stilata dalla Dia, relativa al primo semestre del 2022, si legge che nell’Area Orientale di Napoli, quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra, continuano a registrarsi gravi tensioni tra diversi gruppi che per il controllo del territorio realizzano complesse alleanze e contrapposizioni tra i clan: “Mazzarella, Rinaldi, Reale, Silenzio, Minichini-Schisa-De Luca Bossa, Cuccaro-Aprea, D’Amico, Montescuro, Formicola, De Micco, De Martino e Casella.”

De Luca Bossa contro De Micco-De Martino, la faida che sta terrorizzando Napoli Est

Da quando è stato scarcerato, Giuseppe De Luca Bossa, detto Peppino, fratello di Tonino ‘O Sicco, è tornato l’incubo della “guerra” e la situazione è alquanto complessa e ambigua all’interno dello stesso clan, considerando anche il fatto che ad essere ritenuto reggente del clan è Umberto, il figlio di Antonio De Luca Bossa detto ‘o Sicco e che c’è anche Manuell tra le fila..

In ogni caso, la scarcerazione di Peppino ha comunque causato delle reazioni e riattivato delle cellule, che con azioni violente e conflitti a fuoco anche in pieno giorno e in zone altamente frequentate, si scontrano per la contesa del territorio.

Tra stese e attentati si stanno rendendo invivibili quei quartieri ed è diventato complicato anche per le Forze dell’Ordine tenere polso sul posto. Prosegue, quindi, la storica faida.

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Con l’arresto del boss Marco De Micco, avvenuto poco tempo fa, sembrava si fosse delineato un assetto che si è immediatamente modificato con la scarcerazione di Peppino De Luca Bossa.

Sono iniziati di nuovo gli agguati e solo poco tempo fa c’è stata una enorme esplosione che ha fatto diversi danni alle attività e ha fatto riaffiorare il terrore degli attentati dinamitardi, che a quanto pare sono un marchio di fabbrica.

Poi, c’è stato anche l’agguato nel quale è rimasto ucciso Carlo Esposito, 33 anni, ritenuto vicino al clan De Micco-De Martino, che è costato, però, anche la vita ad Antimo Imperatore, 56 anni, che si trovava sul posto per dei lavori di manutenzione, pare per installare una zanzariera. Vittime di “guerra”, quindi; e vittime innocenti.

Il maxi blitz di qualche giorno fa, ha puntato ad eliminare il quasi totale controllo di alcuni clan sulle abitazioni, che in alcuni casi vengono letteralmente sottratte, con la forza, ai legittimi proprietari, vengono assegnate ad altre famiglie in modo abusivo per poi chiedere loro il pizzo.

L’operazione coordinata dalla Dda, ha ristabilito un equilibrio, per il momento, ma la situazione è precaria e instabile. Le Forze dell’Ordine, in pianta stabile sul posto, monitorano tutte le zone interessate, ma non mancano comunque attimi di disordine e tensione.

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