Cronaca

Camorra, ecco i clan dominanti a Napoli e provincia

NAPOLI. Pubblicata sul sito del ministero dell’Interno la relazione semestrale della Dia, la Direzione nazionale investigativa antimafia. Qui di seguito lo stralcio della relazione relativa al territorio della Campania, con dettaglio sul territorio napoletano. I dati si riferiscono al primo semestre del 2017.

La relazione dell’Antimafia: Campania primo semestre 2017

In Campania si apprezza uno scenario criminale mutevole ed eterogeneo, caratterizzato da un lato da dinamiche operative violente ed incontrollate, dall’altro da una profonda infiltrazione, ad opera di storici clan napoletani e dell’area casertana, nel tessuto economico e imprenditoriale, locale e ultra regionale.

Camorra: tanti piccoli eserciti

La morfologia di alcune strutture camorristiche si caratterizza, da diverso tempo, per l’assenza, al vertice, di leader autorevoli, molti dei quali sottoposti al regime previsto dall’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, altri passati a collaborare con la giustizia, motivi per cui si è innescata una lunga fase di accese e caotiche conflittualità in seno alle strutture stesse, generando lotte intestine e scontri per assicurarsi il comando.

La disomogeneità strutturale che caratterizza l’attuale sistema criminale avrebbe determinato, come conseguenza ulteriore, la fluidità delle “alleanze”, incidendo sulla stabilità dei rapporti tra i vari gruppi camorristici. La disarticolazione di potenti clan, ha concesso a figure di “scarso rilievo criminale”, di accedere a ruoli di comando, spesso condividendoli con le terze generazioni che hanno sostituito i vecchi leader senza, tuttavia, ereditarne strategie ed autorevolezza. Ciò ha originato le scissioni o la nascita di nuove aggregazioni di giovanissimi, sottoposti a criminali altrettanto giovani, animati da ambizioni di potere.

La conseguenza è stata il materializzarsi di tanti “piccoli eserciti”, sovente formati da ragazzi sbandati, senza una vera e propria identità storico-criminale che, da anonimi delinquenti, si sono impadroniti del territorio attraverso una quotidiana violenza più che mai esibita, utilizzata quale strumento di affermazione e assoggettamento ma, anche, di sfida verso gli avversari.

Una camorra sempre più giovane ma più crudele

In questo contesto di “fibrillazione” criminale, il dato caratterizzante è fornito dall’età dei singoli partecipi, sempre più bassa, non disgiunta dalla commissione di atti di inaudita ferocia, anche dovuta a una percezione di impunità, tanto da indurli a un esordio criminale addirittura da adolescenti.

La presenza di un numero elevato di sodalizi che si contendono anche piccoli territori, spesso singole piazze di spaccio, provoca antagonismi che sfociano in scontri sanguinosi. Le zone ove è palpabile il persistente stato di fibrillazione tra i vari gruppi sono i quartieri del centro storico di Napoli e le sue periferie, che hanno sempre stimolato l’attenzione dei clan per il controllo dei mercati di droga, per le estorsioni e la contraffazione. Si tratta di territori dove si registra, altresì, un’escalation della criminalità comune, con particolare riferimento ai reati predatori e contro la persona, come rapine e furti in abitazione, che risultano in crescita.

Scontri a fuoco, omicidi e inabissamento

Si sono susseguiti, in un continuum con i semestri precedenti, gli scontri a fuoco tra passanti inermi, ad opera di delinquenti armati, effetto della descritta condizione di instabilità degli equilibri criminali. Il numero più elevato di attentati, omicidi e tentati omicidi ha riguardato le aggregazioni camorristiche del centro storico, ma significativo appare anche il dato numerico relativo agli omicidi, collegati all’area dei comuni a nord della città di Napoli.

Va comunque riaffermato che, nel capoluogo partenopeo, parallelamente alla descritta contrapposizione violenta tra bande per la conquista del territorio, gruppi più strutturati persistono nella logica dell’inabissamento.

Alcuni storici clan, infatti, oltre a mantenere il controllo delle aree di influenza dell’hinterland napoletano, rifiutano nettamente “esibizioni” violente e in una evidente strategia di mimetizzazione, mantengono inalterata capacità di affiliazione di adepti, indiscussa forza di intimidazione ed assoggettamento esercitata sul territorio, e capacità di gestione dei grandi traffici internazionali e conseguenti investimenti in altre regioni d’Italia ed all’estero.

Tra questi spiccano i MALLARDO di Giugliano in Campania, i POLVERINO e i NUVOLETTA di Marano di Napoli e i MOCCIA, sul territorio di Afragola. Si tratta di sodalizi di pluriennale tradizione camorristica che, nel panorama delinquenziale di matrice mafiosa, restano tra le organizzazioni criminali più strutturate e potenti della Campania, caratterizzate da una consolidata capacità economica ed imprenditoriale di altissimo livello, nonostante il regime detentivo cui sono sottoposti alcuni degli storici reggenti.

Infiltrazioni camorristiche nella pubblica amministrazione

Tra i fattori che indubbiamente concorrono alla “sopravvivenza” di tali organizzazioni camorristiche vi è anche il condizionamento di settori nevralgici dell’economia locale – spesso legati a forniture e appalti – e l’infiltrazione negli apparati pubblici, come confermano le gestioni commissariali e i decreti di scioglimento di vari Comuni per infiltrazioni mafiose registrati nel semestre.

In questo contesto, ancora una volta, le attività investigative hanno fatto luce su episodi corruttivi che continuano a minare il sistema sanitario campano: un’indagine del mese di giugno ha portato all’arresto di cinque amministratori di diversi centri di diagnostica convenzionati (con sede nelle province di Napoli e Caserta) e di un medico di base, responsabili di truffa al Servizio Sanitario Nazionale, finalizzata ad ottenere rimborsi per costose prestazioni sanitarie (TAC o risonanze magnetiche), in realtà mai eseguite.

Un fattore, quello della corruzione, che senza dubbio può agevolare le infiltrazioni mafiose nelle strutture pubbliche, ove non sono mancati casi di funzionari disposti ad accettare collusioni con le organizzazioni criminali.

Camorra in Campania, nessuna provincia si salva

La provincia di Napoli e quella di Caserta rappresentano le aree della Campania a maggiore densità mafiosa. In quest’ultima, le organizzazioni camorristiche risultano ancora strutturate secondo un modello mafioso di tipo gerarchico, con riferimento apicale a storici capi clan, quasi tutti detenuti. In particolare, il cartello dei CASALESI continua ad esercitare la propria forza di intimidazione sul territorio attraverso le estorsioni e il condizionamento degli apparati pubblici.

Tuttavia, anche nell’avellinese, nel beneventano e nel salernitano sono operativi gruppi autoctoni strutturati, con caratteri tipicamente mafiosi, peraltro pronti ad assicurare sostegno logistico e militare ai clan delle aree limitrofe. Sul piano generale, i principali “settori” da cui le organizzazioni camorristiche traggono costanti e cospicui profitti sono il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di sigarette, lo smaltimento e la gestione illecita dei rifiuti, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, la gestione di giochi e scommesse, la falsificazione di banconote e documenti, le speculazioni edilizie, l’infiltrazione negli appalti pubblici, il riciclaggio e il reimpiego di capitali, l’usura e l’estorsione, quest’ultima perpetrata anche in forme meno tradizionali: risale al mese di aprile l’esecuzione di provvedimenti cautelari che hanno riguardato alcuni affiliati al sodalizio PESCE/MARFELLA di Pianura che, dietro pagamento di cospicue somme di denaro, si erano adoperati per far entrare una famiglia in un alloggio popolare. In seguito, erano stati denunciati dallo stesso inquilino abusivo, impossibilitato a far fronte alle continue richieste di denaro del clan, finalizzate – secondo un modus operandi diffuso in tutta la zona – a mantenere il possesso, ancorché illegittimo, dell’alloggio occupato.

Contraffazione

Per quanto riguarda la commercializzazione di merci contraffatte, da sempre la camorra utilizza venditori ambulanti, sia italiani che extracomunitari, ai quali viene inoltre imposto il pagamento di tangenti. Un’area ad alta concentrazione di ambulanti è il mercato della Maddalena, adiacente alla stazione ferroviaria Garibaldi di Napoli. In questo contesto, appare emblematico quanto avvenuto nei primi giorni dell’anno, quando si è verificato un raid armato (nel corso del quale è stata accidentalmente ferita una bambina di 10 anni) contro un gruppo di cittadini extracomunitari che si erano opposti ai taglieggiatori, questi ultimi risultati affiliati al sodalizio MAZZARELLA.

Traffico di stupefacenti

Come accennato, una delle maggiori fonti di ricchezza per le organizzazioni camorristiche resta comunque il traffico di sostanze stupefacenti, che rappresenta anche il più agevole sistema di auto-finanziamento di altre attività criminali svolte frequentemente con la collaborazione di soggetti di origine extracomunitaria stanziali sul territorio.

I clan camorristici più importanti

Napoli città – Area Centrale

Quartieri Avvocata, San Lorenzo/Vicaria, Vasto Arenaccia, San Carlo Arena/Stella, Mercato/Pendino, Poggioreale, Montecalvario, Chiaia/San Ferdinando/ Posillipo

Il centro storico di Napoli continua ad essere l’area in cui si registra il maggior numero di omicidi, consumati e tentati, causati dalla persistente conflittualità tra gruppi antagonisti. Nelle aree della Maddalena e Forcella, la parziale disarticolazione giudiziaria dei clan SIBILLO, GIULIANO, AMIRANTE e BRUNETTI, avrebbe offerto alla famiglia MAZZARELLA l’occasione di riprendere la gestione delle estorsioni, controllando anche il settore della contraffazione.

Decimato dagli arresti anche il gruppo BUONERBA, vicino ai clan MARIANO e MAZZARELLA, gli assetti criminali risentono della spaccatura tra i GIULIANO ed i SIBILLO, in passato solidali nel fronteggiare la famiglia MAZZARELLA, delineandosi, così, un panorama criminale mutevole per la dissolvenza delle pregresse alleanze.

Gli echi di tale fibrillazione investono anche la zona Mercato, storica roccaforte dei MAZZARELLA, proprio per la contrapposizione tra questi ultimi e i SIBILLO che, a causa della sopraggiunta conflittualità con i Nuovi GIULIANO, avrebbero spostato i loro interessi nell’area delle Case Nuove ed a Piazza Mercato.

A ciò si aggiunga anche il persistente interesse sulla gestione dei traffici illeciti nella zona, da parte del clan RINALDI, radicato nel quartiere San Giovanni e vicino ai GIULIANO. Non vi è dubbio che gli equilibri fortemente alterati abbiano trasformato la zona Mercato in una nuova “terra” di contese e sfide. Nelle aree di Vasto, Arenaccia, Ferrovia, del Rione Amicizia, a borgo Sant’Antonio Abate e nelle zone limitrofe, conferma la propria solidità strutturale ed economica il clan CONTINI, antagonista del gruppo MAZZARELLA, le cui capacità imprenditoriali sono state confermate dall’indagine “Black bet” conclusa, nel mese di giugno, dalla D.I.A. di Napoli con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre soggetti collegati al clan. Le investigazioni hanno cristallizzato la versatilità del clan CONTINI che, nonostante i numerosi arresti, è sempre stato in grado di rigenerarsi estendendo le attività illecite nel settore delle scommesse, nell’edilizia, nella distribuzione e commercializzazione di giocattoli ed in quello dei supermercati (in questo caso con i gruppi MALLARDO e FERRARA), grazie anche al supporto di insospettabili colletti bianchi, utilizzati per raccogliere e riciclare i proventi delle attività illecite.

Nei Quartieri Spagnoli, le dinamiche criminali sono state oggetto di una profonda rimodulazione, a seguito della disgregazione delle storiche organizzazioni camorristiche. Il clan MARIANO, che aveva continuato a mantenere salda la propria forza nonostante la detenzione dei vertici, ha subìto un forte contraccolpo dopo la scelta collaborativa di uno dei componenti della famiglia, operata nel giugno del 2016.

L’area in parola risulta caratterizzata da una notevole presenza di aggregazioni criminali. Oltre ai menzionati MARIANO vi opera, in contrapposizione ai primi, la famiglia RICCI, alleata ai SALTALAMACCHIA-ESPOSITO, i quali, a loro volta, controllano la zona centrale dei Quartieri Spagnoli. A questi si aggiungono i MASIELLO-MAZZANTI, che gestiscono le attività illecite nella zona cosiddetta delle “Chianche”. Recenti attentati fanno ritenere che sia in atto una rimodulazione degli equilibri che riguarderebbe i gruppi RICCI-SALTALAMACCHIA-ESPOSITO, la cui alleanza non appare più salda come in passato, per contrasti insorti tra una delle famiglie che compongono il sodalizio, i FERRIGNO, (imparentati con gli ESPOSITO) ed i SALTALAMACCHIA.

Nella zona del Cavone, dopo l’eliminazione, nel mese di agosto del 2016, di uno dei capi del contrapposto gruppo ESPOSITO, è tornato ad assumere il controllo il clan LEPRE. Analogo contesto incandescente dal punto di vista degli equilibri criminali si registra nel quartiere Sanità dove, al pari di altre zone del centro, sono presenti diversi gruppi, le cui relazioni sono soggette a rapidi cambiamenti, come registratosi per i clan VASTARELLA e SEQUINO, in passato alleati ed attualmente contrapposti. Le tensioni tra i gruppi criminali sono alla base delle ripetute sparatorie e scorribande armate di giovani malviventi. Agli scontri in atto tra le due citate famiglie, potrebbe ricondursi il movente del duplice omicidio, consumato il 25 maggio, in una tabaccheria di Giugliano in Campania (NA), di cui sono stati vittime due soggetti, originari della Sanità, ed imparentati con il reggente del sodalizio VASTARELLA.

Nel quartiere San Ferdinando sono operativi i clan PICCIRILLO/FRIZZIERO e CIRELLA nella zona della Torretta, gli STRAZZULLO nella zona di Chiaia, mentre gli INNOCENTI controllano la zona di Salita Vetriera. Nel Pallonetto a Santa Lucia si conferma la presenza della famiglia ELIA, storico clan di contrabbandieri, poi specializzatosi nel più proficuo business della droga, in particolare hashish proveniente dalla Spagna e cocaina dal Sudamerica. I sodali della famiglia in parola controllano le locali piazze di spaccio, costringendo i pusher a versare una quota dei guadagni. Un provvedimento cautelare del mese di gennaio ha documentato il modus operandi del gruppo, che utilizza bambini come spacciatori, e donne per la gestione di piazze di spaccio.

Napoli Città – Area Settentrionale

Quartieri Vomero e Arenella, Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Chiaiano

Le dinamiche criminali del centro città si intrecciano con gli eventi che riguardano l’area nord di Napoli. Ciò, in ragione dell’interconnessione di interessi tra i gruppi che vi operano, in particolare del clan LO RUSSO di Miano, da tempo presente ed attivo nel rione Sanità. Nei primi mesi del 2017, il sodalizio, già in difficoltà a causa della scelta collaborativa di componenti di vertice della famiglia, è stato colpito dall’arresto di alcuni affiliati, avvenuto nel corso di due tranche consequenziali dell’operazione “Snakes”, del Centro Operativo D.I.A. di Napoli, conclusa appunto con l’emissione di due provvedimenti cautelari, rispettivamente di gennaio e marzo 2017. Destinatario del primo provvedimento, un affiliato al clan LO RUSSO, indagato per aver agevolato la latitanza del capo clan; il secondo284 ha riguardato gli autori di un duplice omicidio, avvenuto nel 2007, commesso al fine di avvantaggiare il gruppo LO RUSSO e l’alleato sodalizio AMATO-PAGANO.

La crisi operativa e militare dei LO RUSSO avrebbe lasciato spazi ad altri clan. Tra questi, si segnala il gruppo NAPPELLO, attivo nei quartieri di Piscinola e Miano (capeggiato dal braccio destro di uno dei componenti della famiglia LO RUSSO), al quale si contrappone il clan STABILE, con base a Chiaiano, alleato con il gruppo FERRARA.

Le tensioni, palesatesi già con una serie di agguati che, nel mese di settembre del 2016, avevano colpito entrambi i gruppi, si sono riacutizzate dopo il duplice omicidio, consumato il 27 maggio, di due soggetti legati al capo del clan NAPPELLO, quest’ultimo indebolito anche dagli arresti (effettuati sempre nel mese di maggio) di alcuni affiliati, indagati per estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Lo scenario che va profilandosi appare complesso: le zone un tempo appannaggio dei LO RUSSO (Miano ed il rione Sanità) sono divenute centro di interessi da parte di clan storici – quali i LICCIARDI – e di alcuni giovani gruppi emergenti del rione Don Guanella.

Altri arresti operati a Secondigliano e nei quartieri limitrofi hanno significativamente inciso sulla struttura organizzativa e di comando dei sodalizi VANELLA GRASSI e DI LAURO. Tuttavia, i primi possono ancora contare su “gruppi di fuoco” ben organizzati, mentre punto di forza dei secondi rimane la notevole disponibilità economica. Il vuoto di potere determinato dagli arresti ha reso gli equilibri più instabili, determinando la nascita di piccoli gruppi, tra loro conflittuali, quali le famiglie CANCELLO (nata da una scissione del clan AMATO-PAGANO) e ANGRISANO, espressione dei VANELLA GRASSI.

Le due associazioni criminali sono stabili nel “Lotto G” di Scampia, grosso punto vendita di droga, tanto da essere divenuto l’obiettivo anche del gruppo GRIMALDI di San Pietro a Patierno, che sembra stia cercando di prendere il controllo di Scampia.

Recenti indagini hanno consentito di ricostruire le evoluzioni del clan AMATO-PAGANO che, dopo aver superato la contrapposizione interna tra le due famiglie – registratasi durante la reggenza affidata al genero del capo del gruppo PAGANO – sembra aver riconquistato una posizione di centralità nel panorama criminale della zona a nord di Napoli, sotto la ferrea e unitaria guida di una donna. Quest’ultima è stata tratta in arresto il 17 gennaio291 e sottoposta, nel mese di maggio, al regime restrittivo previsto dall’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario. Passando al rione Berlingieri si confermano i precedenti assetti, continuando a registrarsi l’operatività del clan BOCCHETTI.

Per i quartieri Vomero e Arenella rileva la situazione creatasi a seguito dell’arresto, nel marzo 2016, del capo del gruppo CIMMINO. Tale evento ha consentito il riaffacciarci sulla scena criminale della famiglia SIMEOLI che, con l’appoggio del gruppo ORLANDO di Marano di Napoli, gestisce in quell’area estorsioni e traffico di stupefacenti.

Napoli Città – Area Occidentale

Quartieri Fuorigrotta, Bagnoli, Pianura, Soccavo

Diversi provvedimenti giudiziari hanno declinato il processo di scomposizione e sfaldamento di alleanze ed equilibri, con periodici scontri violenti provocati dalla necessità di evitare sconfinamenti da parte di cosche avverse e mantenere il controllo del traffico di stupefacenti e delle estorsioni. Le dinamiche criminali del territorio, che comprende la zona di Bagnoli e di Cavalleggeri d’Aosta, sono state influenzate dalla cattura dei capi dei contrapposti gruppi, D’AUSILIO e GIANNELLI. Si assiste, di conseguenza, a un tentativo di riposizionamento nello scacchiere criminale, sia da parte dei clan preesistenti che di quelli emergenti, tra i quali il sodalizio NAPPI-ESPOSITO. Le organizzazioni camorristiche che operano, invece, a Fuorigrotta, insistono secondo le seguenti direttrici territoriali: la zona intorno allo Stadio San Paolo è sotto il controllo del clan ZAZO; il rione Lauro della famiglia IADONISI; l’area compresa nel circondario delle vie Giacomo Leopardi e via Cumana è appannaggio del sodalizio BARATTO-BIANCO, a cui è aggregata la famiglia CESI, a sua volta in buoni rapporti con il gruppo GIANNELLI.

A Pianura operano, in contrapposizione tra loro, i sodalizi PESCE-MARFELLA e MELE, famiglia, quest’ultima, con cui si sarebbe alleato il clan LAGO, da tempo in declino. Nel mese di febbraio, in esecuzione di un provvedimento di fermo, convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, sono stati tratti in arresto quattro soggetti responsabili di rapina, già affiliati al menzionato sodalizio MELE, che stavano tentando di costituire un gruppo autonomo, scontrandosi con l’ex clan di appartenenza.

A Pianura risulta operare anche il sodalizio BASILE-LAZZARO, staccatosi dai PUCCINELLI-PETRONE del Rione Traiano. A Soccavo, disarticolato dagli arresti il clan GRIMALDI, continua a prevalere il gruppo VIGILIA. Nella parte bassa di Soccavo è presente, invece, la famiglia SORIANIELLO. Nel Rione Traiano si contendono il monopolio del narcotraffico i clan PUCCINELLI e CUTOLO, in grado di controllare il mercato degli stupefacenti sia attraverso la gestione di propri punti di smercio, sia attraverso il costante rifornimento delle piazze di spaccio del Rione, dove viene anche imposto il pagamento di una tangente. Da segnalare come nel mese di gennaio è stata data esecuzione a numerose misure cautelari nei confronti di appartenenti al menzionato gruppo PUCCINELLI-PETRONE e ad alcune famiglie subordinate (IVONE, TRANCHESE, PISA, QUARANTA, EQUABILE, PERRELLA e LEGNANTE), tutte operanti nel Rione Traiano295. Tali arresti potrebbero alimentare le ambizioni del clan CUTOLO (legato ai PUCCINELLI da una, seppur difficile, alleanza) di estendere la propria influenza, nonché le aspirazioni espansionistiche del gruppo VIGILIA. Intanto, a febbraio e ad aprile, a conferma della situazione di instabilità creatasi, si sono verificati due agguati nei confronti di altrettanti affiliati alla famiglia IVONE.

Napoli Città – Area Orientale – quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra

A Ponticelli da tempo si registrano conflitti tra gruppi che si contendono la gestione delle piazze di spaccio; in particolare le tensioni si rilevano tra le famiglie DE MICCO e D’AMICO. Nel quartiere Barra, dove i clan hanno fortemente investito nei traffici di droga, è operativo il gruppo CUCCARO.
Nello stesso quartiere le famiglie APREA e ALBERTO risultano, invece, fortemente ridimensionate dalle inchieste giudiziarie. Nella zona di San Giovanni a Teduccio permangono le tensioni tra i sodalizi MAZZARELLA-D’AMICO e RINALDI/REALEFORMICOLA. L’arresto, nel mese di giugno, di un pregiudicato contiguo al clan MAZZARELLA (responsabile di
estorsione aggravata, consumata in danno di un imprenditore di Marigliano) rappresenta un’ulteriore conferma della presenza del gruppo anche in quel Comune.

Napoli provincia

Nella provincia napoletana si registra una situazione di maggiore stabilità rispetto al capoluogo. Persiste, infatti, in maniera marcata l’interesse a pervadere i settori amministrativi, economici e finanziari dell’area, ricercando commistioni con la pubblica Amministrazione. L’usura e le estorsioni sono esercitate in modo capillare, con aziende, imprese e esercizi commerciali costretti, anche, ad acquistare prodotti e servizi forniti da ditte imposte dai clan.

Provincia di Napoli – area occidentale

Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Fusaro, Monte di Procida, Miseno, Isole

Non si registrano variazioni degli assetti criminali a Pozzuoli e Quarto, dove sono tuttora detenuti i capi e i reggenti dei gruppi BENEDUCE-LONGOBARDI. A Bacoli e Monte di Procida, la gestione delle attività criminali (estorsioni e traffico di stupefacenti) resta, invece, appannaggio della famiglia PARIANTE.

Provincia di Napoli – area settentrionale

Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito, Mugnano di Napoli, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca, Volla

Il contesto criminale di alcuni comuni situati a nord del capoluogo – area da sempre distintasi per l’esistenza di equilibri, tra clan, forti e consolidati – presenta similitudini con la città di Napoli. Qui, infatti, l’intervenuta decapitazione dei vertici di determinati sodalizi e i conseguenti vuoti di potere, sarebbero alla base dei tentativi di scissione da parte di alcuni affiliati. É quanto si è registrato a Giugliano in Campania, area d’origine del clan MALLARDO, storico gruppo del napoletano, che si è trovato a dover fronteggiare le mire autonomistiche della famiglia DI BIASE, e a dover mutare
la strategia che, fino ad allora, lo aveva portato ad evitare episodi eclatanti, quali omicidi e attentati. Allo stato, comunque, non appare compromessa la leadership dei MALLARDO, che possono contare su fedeli affiliati e su introiti illeciti provenienti da diversificate attività, anche economiche, molte delle quali gestite in altre regioni della penisola (Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio e Puglia).
Al riguardo si evidenzia la confisca di beni eseguita a febbraio dalla Guardia di Finanza, per un valore complessivo pari a circa 38 milioni di euro, riconducibili ad una cellula economica del clan operante nel basso Lazio ed in alcuni comuni a nord della Capitale (Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo, Capena e Fonte Nuova), dove sarebbe stato messo in atto un sistematico acquisto di terreni, strumentale a speculazioni edilizie, anche grazie alla compiacenza di funzionari pubblici e politici del posto.
La struttura camorristica dei MALLARDO dispone di basi operative e logistiche anche nei quartieri cittadini Vasto Arenaccia e nell’area di Secondigliano, grazie ai rapporti di decennale alleanza criminale con i clan CONTINI, BOSTI e LICCIARDI. Altrettanto saldi i rapporti con i gruppi radicati nei limitrofi comuni di Qualiano e Villaricca e con la famiglia BIDOGNETTI di Caserta. La forza del clan risiede anche nella capacità di condizionare amministratori e dipendenti pubblici, come dimostrato da un’indagine della Polizia di Stato conclusa nel mese di gennaio che, nel far luce sugli interessi dei MALLARDO nel settore del gioco e delle scommesse, ne ha evidenziato i rapporti di contiguità con due funzionari pubblici che si prestavano a rilasciare autorizzazioni per l’esercizio di sale scommesse.

Analogo ragionamento vale per il territorio di Afragola, appannaggio della famiglia MOCCIA, presente con sue articolazioni, anche nei comuni di Casavatore, Crispano, Caivano, Casoria, Cardito, Carditello, Frattamaggiore, Frattaminore. É proprio in questo comprensorio che si sono verificati diversi episodi di sangue. A maggio è stato ucciso uno dei “colletti bianchi” legati ai MOCCIA, per conto dei quali gestiva gli interessi imprenditoriali a Cardito (distribuzione di prodotti petroliferi, commercializzazione di vini e carni). Il successivo mese di giugno, in una zona al confine tra Afragola e Cardito, è stato invece ucciso un pregiudicato legato al clan CENNAMO di Crispano, gruppo satellite dei MOCCIA306: l’agguato sembrerebbe da ricondurre a contrasti mirati a scalzare la vecchia leadership del capo del clan CENNAMO, deceduto il 17 febbraio 2017. Una menzione particolare, in quest’area, meritano i comuni di Casavatore e Crispano, i cui Consigli comunali sono stato sciolti, nel corso del semestre, per infiltrazioni mafiose.

Per Casavatore è interessante rilevare – alla luce di quanto riportato nella proposta di scioglimento del Ministro dell’Interno (datata 19 gennaio 2017 e allegata al Decreto) – come la camorra, nel corso della tornata elettorale del 2015, abbia contemporaneamente supportato i due schieramenti in lizza. Significativo, in proposito, il passaggio del provvedimento: “le indagini hanno posto in rilievo collegamenti tra politica e criminalità organizzata che avrebbe fornito un concreto supporto, nel corso dell’ultima tornata elettorale, alle opposte coalizioni politiche; in particolare il nucleo criminale storico avrebbe fornito sostegno a colui che, all’esito delle elezioni, sarebbe stato eletto sindaco mentre esponenti di un altro gruppo criminale avrebbero sostenuto un altro candidato sindaco”.

Sono altresì sintomatiche di questo condizionamento le “procedure anomale e irregolari che hanno interessato lo sviluppo e la gestione del territorio, l’edilizia, gli affidamenti di servizi e lavori pubblici”, nonché il fatto – emerso dall’indagine ispettiva – che “il sindaco ed un assessore, anziché attivarsi per il recupero della legalità, hanno esercitato indebite pressioni sull’apparato burocratico affinché venissero ritardate le pratiche di sfratto degli occupanti abusivi e morosi ed abbandonate le azioni giudiziarie avviate”.

Ulteriori, rilevanti elementi, comprovanti una gestione dell’ente avulsa dal rispetto delle leggi e dei regolamenti, sono rinvenibili nelle “modalità con le quali sono stati disposti molteplici affidamenti di servizi pubblici ricorrendo alle procedure di somma urgenza”.

Per quanto riguarda, invece, Crispano, si è registrato un condizionamento – si legge nella proposta di scioglimento del Ministro dell’Interno (anche questa datata 19 gennaio 2017 e allegata al Decreto) – che parte sin dal momento delle elezioni del 2015, con la “partecipazione di esponenti di spicco di locali famiglie camorristiche al corteo di festeggiamenti per la vittoria conseguita dall’attuale sindaco e dalle fotografie pubblicate su un social network ove alcuni affiliati al clan camorrista egemone mostrano il logo del neo eletto sindaco”. Senza contare, poi, le ingerenze effettivamente riscontrate nel corso dell’attività amministrativa, caratterizzata da un’arbitraria e lacunosa gestione delle procedure. Si tratta di carenze, evidenzia il provvedimento, che “determinano, nel loro insieme, le condizioni prodromiche al condizionamento mafioso, atteso che l’ingerenza criminale è agevolata dall’inosservanza delle procedure amministrative. Tale modus operandi è stato riscontrato nell’attività svolta da alcuni uffici strategici, quali l’ufficio appalti di lavori e servizi pubblici o l’ufficio urbanistica, nella gestione dei beni comunali o nella gestione del servizio di tesoreria”.

Accanto a Crispano, all’interno dell’insediamento abitativo ubicato al Parco Verde di Caivano, si registra l’operatività del sodalizio CICCARELLI (legato ai MOCCIA), dedito allo spaccio di stupefacenti. La situazione descritta attesta come la pax mafiosa sotto l’egida dei MOCCIA, che per anni ha caratterizzato il territorio, è attualmente da considerarsi incerta anche per la nascita di nuovi, piccoli gruppi provenienti dal sottobosco della criminalità comune che, in fieri, potrebbero contribuire a minare l’egemonia delle consorterie espressione del clan di Afragola.

Sugli interessi illeciti della zona, avrebbe posto attenzione anche il sodalizio AMATO-PAGANO, presente a Melito di Napoli, Mugnano ed Arzano e dedito, prevalentemente, al traffico di stupefacenti. Si tratta, per i MOCCIA, di un’attività secondaria, essendo essi maggiormente orientati verso il riciclaggio e il reimpiego dei proventi delle estorsioni, il contrabbando di sigarette e il gioco clandestino. Significativi di questa operatività ed influenza sul territorio, sono gli arresti, eseguiti nel mese di marzo dall’Arma dei Carabinieri, dei responsabili di una serie di estorsioni, perpetrate con modalità mafiose.

Il gruppo AMATO-PAGANO, ricomposti i vecchi dissidi tra le due famiglie, sarebbe ora sotto la guida della moglie di uno degli esponenti di vertice della famiglia AMATO, tratta in arresto nel mese di gennaio, assieme ad altri sodali. Nel corso delle investigazioni, condotte dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, sono state ricostruite le dinamiche interne al sodalizio, ed è stata fatta luce sulle modalità con le quali il clan continua a gestire i traffici internazionali di cocaina. Dalle indagini è altresì emerso come i destinatari del provvedimento di fermo (appartenenti alle famiglie CAIAZZA, MAURIELLO e CANCELLO in aperta contrapposizione tra loro), aspirassero ad assumere un ruolo primario e di stretta fiducia dei vertici del clan AMATO-PAGANO, al fine di conservare il controllo dei traffici illeciti nel settore della vendita all’ingrosso della cocaina nei comuni di Mugnano e Melito, il cui mercato risulta la principale fonte di sostentamento economico del clan.

In questo contesto potrebbe essere maturato l’omicidio di due pregiudicati, legati alla famiglia CAIAZZA, scomparsi il 31 gennaio, e i cui cadaveri sono stati ritrovati a febbraio nel territorio di Afragola. Sono tuttora detenuti i capi dei gruppi operanti a S. Antimo (VERDE, PUCA, PETITO, RANUCCI, D’AGOSTINO-SILVESTRE), Casandrino (MARRAZZO) e Grumo Nevano (AVERSANO) e Villaricca (FERRARA, CACCIAPUOTI). I clan di S.Antimo gestiscono anche le attività illecite a Grumo Nevano, zona di operatività della famiglia AVERSANO, attualmente priva di elementi di spicco. A Marano di Napoli, Quarto, Qualiano e Calvizzano, le attività illecite continuano ad essere sotto il controllo delle famiglie NUVOLETTA e POLVERINO. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il clan NUVOLETTA avrebbero in qualche
modo favorito l’ascesa del sottogruppo degli ORLANDO, c.d. dei Carrisi, legato da vincoli di parentela con i primi.

Ad Acerra operano i gruppi DI BUONO e AVVENTURATO, mentre a Casalnuovo e Volla i clan REA-VENERUSO e PISCOPO-GALLUCCI si contendono il controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.

Provincia di Napoli – area meridionale

San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina. Casola di Napoli, Lettere

Anche in quest’area si conferma una perdurante conflittualità tra alcuni clan, connessa alle estorsioni e alla gestione del traffico di sostanze stupefacenti, queste ultime importate per lo più dalla Colombia, seguendo la rotta iberica e dei Paesi Bassi. A San Giorgio a Cremano, benché non si rilevino particolari fermenti nel tessuto criminale, operano in contrapposizione le famiglie TROIA e LUONGO, quest’ultima in stretto legame con esponenti del clan ASCIONEPAPALE
di Ercolano.

A Portici si conferma l’operatività del clan VOLLARO, nonostante la detenzione degli affiliati storici, mentre a San Sebastiano al Vesuvio rileva la presenza del gruppo PISCOPO, sebbene si colgano segnali di ingerenza su quel territorio, da parte del sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO. Ad Ercolano operano, da sempre in contrapposizione tra loro, i due cartelli ASCIONE-PAPALE (prima citato) e BIRRAIACOMINO, entrambi attivi nello spaccio e nelle estorsioni. La stessa situazione si verifica a Torre del Greco, dove il gruppo FALANGA, seppur significativamente ridimensionato, sembra conservare la propria forza di intimidazione. A Torre Annunziata si conferma la presenza dei sodalizi GIONTA, GALLO, VENDITTO, TAMARISCO e CHIERCHIA. I vertici dei primi due gruppi sono detenuti e, con particolare riguardo al clan GIONTA, la guida del sodalizio sarebbe affidata a personaggi di secondo piano315. Permane l’alleanza tra quest’ultimo clan e la famiglia CHIERCHIA, funzionale alla gestione di traffici illeciti e al contrasto armato dell’emergente organizzazione rivale dei GALLO. Questo gruppo, autoproclamatosi “Terzo Sistema” e che faceva capo alle famiglie PERNA e PADUANO, è stato in parte disarticolato dalle operazioni di Polizia; si sarebbe fatto spazio, nel Rione Provolera, roccaforte dei CHIERCHIA, un nuovo gruppo costituito da giovani appartenenti alle famiglie SPERANDEO, LOMBARDO e DELLA RAGIONE.

A Boscoreale operano i sodalizi ANNUNZIATA-AQUINO, VISCIANO, PESACANE e GALLO-LIMELLI-VANGONE. A Castellammare di Stabia, i maggiori esponenti della famiglia D’ALESSANDRO risultano quasi tutti detenuti, ad eccezione della vedova del capo, anch’essa coinvolta nelle dinamiche criminali del clan. Collegata ai D’ALESSANDRO è l’organizzazione IMPARATO, che gestisce, in autonomia proprie attività illecite, in particolare lo spaccio di stupefacenti nel rione “Savorito”. A Pompei, il clan CESARANO continua ad essere fortemente radicato sul territorio e nella parte periferica di Castellammare di Stabia (NA), potendo contare sulla guida di elementi di spicco. A Gragnano e Pimonte si rileva la presenza della famiglia DI MARTINO, alleata con i D’ALESSANDRO, dedita all’attività estorsiva, allo spaccio e alla coltivazione di stupefacenti, prevalentemente marijuana, sui Monti Lattari.

Provincia di Napoli – area orientale

Area Nolana ed Area Vesuviana

Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d’Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia

Nel Nolano si registrano tentativi di espansione da parte di vecchi esponenti, attualmente non detenuti, del clan RUSSO di Nola, mentre nei comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola si è orami radicata la presenza della famiglia SANGERMANO, propaggine del gruppo CAVA di Avellino. Nell’area vesuviana permane la leadership del clan FABBROCINO di San Giuseppe Vesuviano, comune dove opera anche la famiglia BATTI. Da segnalare, in proposito, il sequestro, operato nel mese di marzo dal Centro Operativo D.I.A. di Napoli, di immobili, veicoli, quote societarie e rapporti finanziari, riconducibili a due soggetti affiliati al clan FABBROCINO. Il provvedimento è stato integrato il successivo mese di maggio da un ulteriore sequestro320 di un
conto corrente e di una polizza previdenziale.

A Poggiomarino e Striano si conferma la presenza del sodalizio GIUGLIANO, la cui reggenza è affidata alla moglie del capo clan, attualmente detenuto. A Somma Vesuviana, la gestione delle attività illecite è contesa tra le famiglie D’AVINO e ANASTASIO di S. Anastasia. A Castello di Cisterna e Marigliano si registra la presenza del gruppo CASTALDO-CAPASSO che, a Marigliano, condivide la gestione delle estorsioni con il clan MAZZARELLA, tanto che le vittime sarebbero costrette a pagare tangenti ad entrambi i gruppi.

A Pollena Trocchia e Massa di Somma, emergono segnali di ripresa nella gestione dei traffici illeciti da parte del clan ARLISTICO-TERRACCIANO. Nelle aree di Castello di Cisterna e Brusciano, le attività criminali ricadono sotto l’egida del gruppo REGA, mentre i territori di Cercola e Pomigliano d’Arco continuano a risentire dell’influenza di alcuni clan del napoletano, indicati sopra.

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