Inchiesta

Camorra: il clan Ricci-Saltalamacchia | La storia, le origini, i protagonisti

Ricci e Saltalamacchia sono due clan di camorra che hanno scelto di schierarsi come un un’unica compagine, stringendo un’alleanza per controllare più zone, per avere più potere, affiliati e per unitamente formare un’associazione di tipo mafioso.

Prevalentemente attivi nelle zone di Pignasecca, quartiere Montecalvario, Piazza Carità, Stazione di Montesanto, Ventaglieri, via Toledo, Quartieri Spagnoli e dove si svolgono i mercati più antichi, suggestivi e popolari della città di Napoli.

Clan Ricci: storia, origini, protagonisti

Enrico Ricci, detto “Giacumino ‘e fraulella”, ex commerciante, insieme ai figli Marco e Gennaro, agli inizi degli anni ‘90, fondarono il clan omonimo.

Gruppo strettamente legato al clan Giuliano, il clan Di Biase, noto anche come i “Faiano”, allora guidato da un emergente esponente della famiglia Frizziero, formato da ex affiliati ai Mazzarella e da numerosi pregiudicati della zona della Torretta, dopo il declino e l’estinzione, proiettò Giacumino ‘e fraulella e il suo nuovo clan Ricci nello scenario criminale dei Quartieri Spagnoli.

Affiliato all’allora potente clan dei Sarno, Antonio D’Amico, detto “O Fraulella” e fratellastro di Enrico Ricci, sostenne l’idea di un’alleanza tra i due gruppi, che poi venne concretizzata, ma che purtroppo presentava un problema.

Il clan Ricci aveva un contrasto con il clan Elia del Pallonetto di Santa Lucia, una ‘porta’ verso Napoli, che si affaccia sul mare, in particolare sul lungomare Caracciolo, ma anche verso i Quartieri Spagnoli, che ormai era una zona interessata dai Ricci.

E così iniziò una feroce faida che vide da una parte il clan Ricci e dall’altra il clan Elia, con agguati e scontri a fuoco.

Nel settembre 2008, un tentativo di mediazione effettuato dai Sarno di Ponticelli per riappacificare i clan, condusse ad una breve tregua.

Clan Ricci ed Elia, la breve tregua, l’accordo non rispettato

Per sospendere la disputa la proposta prevedeva il trasferimento di Gennaro Ricci, il figlio di Giacumino ‘e Fraulella e nipote di Antonio D’amico, in un altro quartiere fuori dai Quartieri Spagnoli, ma Gennaro non rispettò il patto e fece saltare il progetto di tregua e iniziarono di nuovo i conflitti in zona.

La situazione si inasprì ulteriormente in seguito alla scarcerazione di Marco Mariano, fratello di Ciro Mariano, “attuale reggente dell’imponente Clan Mariano”, conosciuto anche come “dei Picuozzi”, dal nome del caratteristico cordone che ciondola dal saio dei monaci, clan già saldamente presente nei Quartieri Spagnoli e iniziando di nuovo la guerra le vittime aumentarono, tra affiliati e non.

Vittime innocenti

Durante il periodo dei conflitti, uno degli episodi rimasto particolarmente impresso nella memoria dei cittadini, vide come vittime due innocenti.

A Montesanto, martedì 26 maggio 2009, perse la vita un musicista, un fisarmocista rumeno, Petru Birladeandu e fu ferito un ragazzo di 14 anni, a causa di una scellerata sparatoria avvenuta tra la folla.

Gli arresti

Data l’escalation della faida e la continua tensione che pervadeva gli abitanti di quei quartieri, furono effettuati diversi blitz dalle Forze dell’Ordine, ci furono numerosi arresti di killer e affiliati di entrambi i clan rivali e fu arrestato anche Antonio D’Amico, per l’omicidio di Petru Birladeandu.

Gli affari

Ancora oggi gli introiti del clan principalmente si basano sulle estorsioni ai locali notturni e di intrattenimento e alle numerose strutture alberghiere, ma anche alle società e gli operatori degli ormeggi delle grosse imbarcazioni da diporto, inoltre numerose piazze di spaccio sotto il loro controllo garantiscono al clan un costante incasso e giro di enormi quantità di denaro, per una stima di diverse centinaia di migliaia di euro al mese e infine il traffico di armi e droga costituiscono la struttura di supporto per i fini e la continuità dei business del gruppo.

L’agguato sventato ai danni di Gennaro Ricci

Tutto doveva accadere all’interno dell’ ex stadio San Paolo, oggi “Stadio Diego Armando Maradona”, Gennaro Ricci sarebbe dovuto rimanere vittima di un agguato all’interno dello stadio di Fuorigrotta.

Ad essere il mandante dell’omicidio sarebbe stato il sodalizio degli Elia, che nelle ultime settimane era stato vittima di alcuni blitz da parte della Forze dell’Ordine.

Il collaboratore di Giustizia Ciro Saporito, ex affiliato del vecchio clan Di Biase, noto anche come i “Faiano” ed ex membro del gruppo ultras “Teste Matte” dichiarò:

(…) Bruno Pugliese era all’esterno dello stadio Diego Armando Maradona perché doveva eliminare Gennaro Ricci per compiere una vendetta (…).

Il collaboratore di giustizia Saporito, rilasciò queste dichiarazioni al gip Claudia Pisciotti, che furono riportate all’interno di un’ordinanza del tribunale. Bruno Pugliese, detto “O Bruno”, era uno dei gestori delle piazze di spaccio del clan Elia prima di essere arrestato fuori l’ex stadio San Paolo venerdì 31 ottobre del 2008.

Quel giorno, le Forze dell’Ordine presenti fuori lo stadio, grazie ad una perquisizione, riuscirono a sventare l’agguato a Gennaro Ricci.

Infatti, Pugliese era in possesso di una pistola pronta a fare fuoco contro il figlio del boss dei Quartieri Spagnoli. Dopo l’arresto ‘O Bruno fu per un breve periodo collaboratore di giustizia e riportò agli inquirenti i rapporti tra gli Elia e i Mazzarella.

Anche il pentito Salvatore Puglia raccontò agli inquirenti:

(…) Pugliese era uno che girava armato e fu responsabile della gambizzazione di un soggetto vicino al clan Mazzarella e nei suoi confronti venne organizzato un agguato che però non andò a buon fine (…).

Secondo un altro collaboratore di giustizia, Vincenzo Gallozzi, ‘O Bruno avrebbe partecipato all’agguato contro un affiliato dei Mazzarella, in merito ad una faida tra questi ultimi e gli Elia scoppiata nel 2005.

La ricostruzione del clan Sarno, la fusione e l’alleanza con i Saltalamacchia

Dopo la scarcerazione, Antonio D’Amico, iniziò subito a rimettere insieme quel che rimaneva del clan Sarno, al quale originariamente apparteneva.

Il clan Ricci strinse un’alleanza con i Saltalamacchia, con l’intenzione di potenziare i gruppi contro gli altri clan dei Quartieri Spagnoli e lunedì 23 Dicembre 2019, venne scarcerato Eduardo Saltalamacchia, membro di spicco della fazione Saltalamacchia.

Trovata l’intesa e unite le forze il gruppo creatosi, assunse il nome, che ancora oggi lo identifica come il clan Ricci-Saltalamacchia.

Relazione Dia: il clan oggi

Secondo la relazione Dia, il clan Ricci-Saltalamacchia, è attualmente attivo.

Le zone sotto il controllo dell’alleanza restano prevalentemente i Quartieri Spagnoli e diverse piazze utilizzate per lo spaccio delle sostanze stupefacenti, inoltre, l’organizzazione persiste nell’estorsione ai danni dei locali d’intrattenimento, della ristorazione e diverse altre attività commerciali.

Avendo polso e contatti nella zona portuale e avendo a disposizione, imbarcazioni e porzioni del porto marittimo, con il traffico delle armi, della droga e anche di altre merci, compreso capi di abbigliamento contraffatti, riesce a garantirsi ancora altri introiti.

Grazie all’ausilio dei Reparti Specializzati di informatica, nonché gli Operativi dell’Interforze dello Stato sul campo, la Dia ha riscontrato l’inserimento del clan nella gestione e il controllo delle sale da gioco d’azzardo e la manomissione delle macchine utilizzate, per fini di guadagni illeciti e sono stati individuati soggetti ed esponenti collegati all’organizzazione, residenti all’estero, che gestiscono siti online di gioco d’azzardo, illegali, per conto del gruppo Ricci-Saltalamacchia.

Inoltre, emerge una notevole infiltrazione del gruppo nella gestione dei market e supermarket per il riciclaggio del denaro “sporco”.

Le Forze dello Stato, la Dda, la Dia hanno messo a segno diverse operazioni, con ottimi risultati e hanno assestato duri colpi al clan, ma in un contesto molto complesso e intricato come quello della camorra, non è mai facile mettere la parola fine.

Secondo i dati, il clan Ricci-Saltalamacchia, con al comando alcuni storici boss e con l’ingresso di nuove leve, con l’estorsione e le piazze di spaccio, sembra esigere, o per lo meno aspira, ad ulteriore “spazio criminale”, una ulteriore espansione del loro controllo dei Quartieri Spagnoli e delle zone limitrofe.

Ma in quelle zone, oltre allo Stato, persistono molti altri ostacoli per raggiungere tali obiettivi, come gli antagonisti, altri clan molto competitivi e forti e non è facile tenere nemmeno la posizione, sia per diverse modifiche interne al proprio gruppo, o alleanza, sia per il continuo confronto e scontro con gli storici nemici vicini.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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