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Camorra: il clan Ascione | La storia, le origini, i protagonisti

Il clan Ascione è un’associazione per delinquere di tipo mafioso, camorristico, attiva nelle zone del vesuviano, tra Ercolano e Torre del Greco, Napoli.

Clan di camorra Ascione: la storia

Erano gli anni ’80 e Raffaele Ascione, detto ‘o Luongo, dopo anni passati nella criminalità organizzata anche alle dipendenze di diversi altri boss, fondò un suo clan, con alleati quali Mario Ascione, Michele Ascione, Gabriel Ascione, Immacolata Adamo, Luigi Nocerino ed elementi di altre famiglie, come Alfio Papale, Ciro Papale, Luigi Papale, Mario Papale, Pietro Papale, Ciro Montella, Francesco Suarino, Natale Suarino, Raffaele Suarino e Natale Dantese.

Il nuovo cartello scatenò subito reazioni avverse da parte di altri gruppi, alcuni per i quali Raffaele aveva addirittura lavorato, spingendolo a passare rapidamente all’azione, attraverso una premeditata strategia offensiva: \una motocicletta in piena corsa fece partire, da un fucile da guerra Kalashnikov, una serie ininterrotta di colpi rivolti ad affiliati rivali, dando vita alla cosiddetta prima faida di Ercolano, che vedeva protagonisti il neonato clan degli Ascione contro il radicato clan degli Esposito.

Il conflitto nacque per il controllo degli affari illeciti nelle zone di Ercolano e della confinante Torre del Greco; l’esito fu a favore del clan Ascione, anche se i contrasti non finirono e le future coalizioni produssero nuovi assetti nel cartello.

Infatti, a seconda delle fasi storiche di attività, delle diverse zone di influenza, dei rapporti che intercorrevano tra i personaggi protagonisti o per il verificarsi di scissioni e di strette di nuove alleanze, il clan ha assunto, col tempo, nomi come AscioneSuarino, AscionePapale, AscioneMontella, MontellaSuarino o FalangaAscionePapale.

Gli Affari

Principalmente le piazze di spaccio e i traffici illeciti erano alla base dell’economia del gruppo, ma oltre al racket delle estorsioni, del traffico di droga e armi, uno degli affari che rimasero nella storia del clan Ascione o almeno si presume che fu loro la mano che portò a segno il colpo, fu la razzia di opere antiche archeologiche degli scavi di Ercolano.

La notte del 4 febbraio 1990 gli scavi archeologici di Ercolano vennero saccheggiati,  attraverso un buco in una parete, i rapinatori penetrarono nelle sale del museo scegliendo  230 pezzi, tra i migliori, con un catalogo alla mano. Una rapina su commissione, senza dubbio.

Molto probabilmente per conto e con collegamenti con mercanti d’arte stranieri. Il colpo portato a segno, però, non fu gradito dagli altri clan e sia Funzionari dello Stato che gruppi criminali si adoperarono per risolvere la questione.

Di certo, questo episodio è rimasto nella memoria delle azioni criminali.

Omicidi e agguati prima faida di Ercolano

  • 6 febbraio 1990: Tentato omicidio di Cesare Bruno, ex consigliere MSI.
  • 1º marzo 1990: Omicidio di Antonio Esposito, soprannominato Antonio ‘e Giorgino. Fu crivellato di colpi, mentre fu ferirono gravemente il suo luogotenente Tommaso Iengo. Tra i due clan era ormai guerra dichiarata. Colpiti duramente, gli Esposito organizzarono la controffensiva.
  • 14 marzo 1990: Omicidio di Ciro Naldi, 19 anni, esponente di punta del clan Ascione. Probabilmente è stato proprio lui il mandante del mortale agguato teso ad Antonio Esposito. Venne processato poche ore prima per detenzione di una modica quantità di droga. Due giovani killer in motocicletta lo uccisero con una raffica di mitra, nei pressi degli scavi di Ercolano.
  • 17 aprile 1990: Omicidio di Alfonso Esposito.
  • 17 aprile 1990: Omicidio Ciro Panariello, figlio di Salvatore Panariello, del clan Ascione. La vittima, con precedenti penali, aveva un ruolo nel sacco di Ercolano: la clamorosa e miliardaria rapina agli scavi. Un colpo che non era stato autorizzato dalle famiglie camorristiche del napoletano, un’azione criminale che ebbe come risultato la destabilizzazione dell’assetto interno della camorra.
  • 28 aprile 1990: Omicidio dell’avvocato Antonio Buonajuto.
  • 6 agosto 1990: Omicidio di Francesco Oliviero. Fu ucciso per errore nel corso di una sparatoria tra i due clan avversi di Ercolano.
  • 9 novembre 1990: Omicidio di Delfino Del Prete, affiliato all’estinto clan degli Esposito e ritenuto un elemento di primo piano della malavita vesuviana.
  • 30 luglio 1993: Omicidio di Salvatore Esposito detto “Lulluccio”, allora reggente dell’associazione camorristica Esposito-Del Prete-Iacomino.
  • 21 novembre 1993: Tentato omicidio di Stefano Zeno e Biagio Desiderio, ad opera dei fratelli Natale e di Giuseppe Suarino, in collaborazione con altri due complici.
Mario Ascione
Mario Ascione

La decapitazione degli Esposito e la formazione del clan Birra, Birra-Iacomino

Dopo la decapitazione del clan Esposito, nella prima faida di Ercolano, Le Forze dello Stato misero a segno una operazione denominata “Nemesi”, che indebolì gli Ascione.

Questa situazione agevolò la formazione di un nuovo gruppo: i Birra o Birra-Iacomino.

Poiché si erano proclamati il clan più potente, i Birra, negli anni pretendevano, che tutti i clan della zona comprassero la cocaina da loro, compresi gli Ascione; in questo modo si assicurarono il monopolio su tutte le zone di Ercolano e Torre del Greco, riscuotendo il pizzo, gestendo gli appalti, controllando tutte le piazze di spaccio.

Ovviamente gli Ascione non potevano accettare queste condizioni e quando alcuni uomini dei Birra chiesero il pizzo in una delle zone ancora sotto il loro controllo, nacque una seconda faida di Ercolano.

Omicidi e agguati seconda faida di Ercolano

  • 19 giugno 1996: Omicidio di Ciro Munizzi, ritenuto affiliato al clan Ascione.
  • 25 ottobre 1996: Omicidio di Gerardo Clavo, esponente del clan Ascione.
  • 1996–1997: Tentato omicidio di Ciro Borrelli, appartenente al clan Durantini, all’epoca dei fatti già legato alla “cuparella”.
  • 1996–1997: Tentato omicidio di Mario Oliviero e Gaetano Vulcano, affiliati dei Suarino. Secondo la ricostruzione del pentito Ciro Gaudino nel commando di fuoco erano presenti Giorgio Durantini, Vincenzo Polese ed un’altra persona. La trappola fu messa in atto, in risposta ad un fallito agguato commesso ai danni di Ciro Borrelli, ma anche perché i due assieme a Natale Dantese, all’epoca dei fatti ragazzo, avevano aperto una piazza di spaccio proprio nella zona dei “Durantini” in particolare nei pressi dell’abitazione del boss Giovanni detto “Boninsegna”.
  • 8 luglio 1997: Omicidio di Francesco Vitiello, elemento vicino al clan Ascione. L’omicidio avvenne per mano del clan Iengo-Birra, segnava l’inizio di una lotta tra i due clan.
  • 25 luglio 1997: Omicidio di Michele Vignola, affiliato al clan Birra. Questo omicidio sarebbe stato decretato dal clan Birra per un regolamento di conti interno al clan, in quanto la vittima era ritenuta non più affidabile.
  • 3 agosto 1997: Omicidio di Tommaso Iengo, capo del clan Iengo-Birra.
  • 22 agosto 1997: Omicidio di Duilio Iengo, figlio del boss Tommaso, apparteneva al clan dei Birra-Iengo.
  • 30 agosto 1997: Omicidio di Giuseppe Borrelli, ritenuto vicino al clan Ascione-Papale. Fu una vendetta, in quanto il Borrelli, oltre ad essere uno dei principali esponenti ed uno dei maggiori esperti del traffico di droga del clan Ascione, era ritenuto dai Birra, uno dei soggetti coinvolti direttamente nell’omicidio di Iengo Tommaso e del figlio Duilio.
  • 9 novembre 1997: Omicidio di Salvatore Birra, alias “Tore Porcello”, cugino del boss Giovanni Birra. L’omicidio di Salvatore Birra sarebbe avvenuto per mano di Ciro Farace, per una lite per futili motivi.
  • 4 maggio 1999: Omicidio di Ciro Cozzolino, legato al clan Ascione. Cozzolino non avrebbe dovuto vendere i suoi stracci in Campania a prezzi inferiori a quelli praticati dai principali operatori sulla piazza di Ercolano, legati al clan di Raffaele Ascione. Avrebbe dovuto, in cambio del permesso di vendere su Prato, versare una tangente di 20 lire per ogni chilo venduto, invece “Enzino o’ pazzo” cominciò a vendere a Ercolano a prezzi stracciati, conquistando il mercato, ma a rischio della vita.
  • 15 maggio 1999: Duplice omicidio di Pasquale Di Dato e suo cognato, Ciro Clavo, figlio di Gerardo, esponente del clan Ascione ucciso il 25 ottobre 1996.
  • 12 settembre 1999: Omicidio di Vincenzo Polese, affiliato al clan Birra era sospettato di fare il doppio gioco ed essere alleato con i rivali degli Ascione e perché aveva aperto un’autonoma piazza di spaccio nell’area sottoposta al controllo dei Durantini.
  • 6 febbraio 2000: Duplice omicidio di Lucio Di Giovanni e Raffaele Di Grazia. Giovanni Birra, Stefano Zeno e Costantino Iacomino decisero che Di Grazia doveva morire perché stava passando alla famiglia rivale: gli Ascione-Papale. L’ordine fu dato circa due mesi prima così com’è stato inserito nei verbali trascritti dell’interrogatorio e confermato al processo.
  • 17 gennaio 2001: Omicidio di Ciro Farace, elemento di spicco del clan Ascione-Papale. Michelina Cappiello è accusata di aver richiesto ai vertici del clan Birra questo omicidio per vendicare quello di suo figlio Salvatore Birra.
  • 12 aprile 2001: Tentato omicidio di Vincenzo Montella, furono feriti quattro ragazzi per sbaglio da colpi di pistola per essersi trovati casualmente accanto ad un pregiudicato, vero obiettivo dei sicari. Le indagini dei Carabinieri sull’agguato, infatti, accertarono che, dei cinque feriti, tutti in maniera non grave,, quattro erano rimasti coinvolti per caso. L’obiettivo era Vincenzo Montella, ritenuto vicino al clan camorristico Ascione.
  • 17 aprile 2001: Omicidio di Costanzo Calcagno uomo del clan Ascione.
  • 28 maggio 2001: Tentato omicidio di Mario Ascione, fratello del boss Raffaele.
  • 3 giugno 2001: Omicidio di Nicodemo Acampora, affiliato al clan Ascione.
  • 28 giugno 2001: Omicidio di Giuseppe Infante, marito della sorella del boss Giovanni Birra.

Le fonti riportano che, dopo tale omicidio, Gianni “a’mazz” ordinò il totale annientamento del clan Ascione esclamando di fronte agli affiliati: “Dovete ammazzarli tutti!”.

  • 8 luglio 2001: Omicidio di Raffaele Filosa, fidanzato della figlia di Mario Ascione. L’omicidio Filosa sarebbe stata la risposta a un agguato del 28 giugno 2001, nel quale era stato ucciso Giuseppe Infante, marito della sorella del boss Giovanni Birra. Il capoclan, allora, per placare la sua sete di vendetta, pretese di assistere all’esecuzione che aveva ordinato, ma poiché non poteva muoversi da casa in quanto agli arresti domiciliari, pretese che l’omicidio avvenisse proprio sotto casa sua, su Corso Resina, a pochi passi da via Cuparella.
  • 12 luglio 2001: Omicidio di Vincenzo Tuono, affiliato al clan Ascione-Papale e tentato omicidio di altre due persone, una madre Giuseppa Leggadro e Gaetano Acampora. Tuono era cognato di Mario Ascione. L’omicidio rientrava nella logica criminale del boss Giovanni Birra, per l’omicidio di Giuseppe Infante. Gli esecutori materiali furono Gerardo Sannino e Pasquale Genovese, rispettivamente figliastro di Antonio Birra, fratello del boss Giovanni e nipote del boss, oggi pentito.

Costantino Iacomino. I killer sparano una raffica di proiettili uccidendo Tuono. Miracolati due ragazzini di 15 e 16 anni, mentre venne ferita la madre di Tuono, Giuseppa Leggiadra. Colpita perché protesse il figlio con il suo corpo. La donna guarì, diventò l’unico testimone oculare, fece i nomi dei killer che disse di conoscere. Sul banco degli imputati, grazie a quella testimonianza e al riconoscimento sulle foto segnaletiche dei Carabinieri, finirono Gerardo Sannino e Pasquale Genovese.

Ma nel 2004, durante una movimentata udienza in corte d’Assise, Giuseppa Leggiadra non confermò quanto dichiarato a verbale. La donna disse ai giudici di aver fatto i nomi dei presunti killer non perché li aveva visti uccidere il figlio, avevano i caschi protettivi sulla testa, ma soltanto perché era stata influenzata dalle voci del quartiere. Dunque il processo venne bloccato proprio a causa del principale teste d’accusa, che è fu denunciata per falsa testimonianza. Secondo i giudici, infatti, la madre dell’uomo ucciso mentì.

  • 8 settembre 2001: Omicidio di Giuliano Cioffi, cognato del capoclan Raffaele Ascione. La decisione di uccidere Cioffi fu presa dai Birra-Iacomino per vendicare la morte di Giuseppe Infante, cognato del boss Giovanni Birra. Il compito fu affidato al clan alleato dei “Capitoni”, ovvero i Lo Russo, in particolare alla squadra del reggente Raffaele Perfetto.
  • 21 ottobre 2001: Omicidio di Salvatore Oliviero, uomo degli Ascione-Papale, che avvenne dinanzi al “King Bar” di Ercolano in via Panoramica. Costantino Iacomino fu condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Salvatore Oliviero. L’ex boss del cartello criminale di via Cuparella, da diversi anni collaboratore di giustizia, fu riconosciuto come mandante dell’agguato che costò la vita a Oliviero, vicino agli Ascione-Papale. E fu proprio lui a descrivere tale omicidio: Nel 2001 vivevano in tre appartamenti e da lì che impartivano gli ordini per gli affiliati della cosca. (…) Una mattina mi telefona mia figlia piangendo (…). Un breve colloquio sull’incidente subito dal genero Agostino Scarrone sposato con Maria Maddalena Iacomino. (…) Era sullo scooter quando una vettura lo ha investito da fargli perdere i sensi; subito dopo l’accaduto fu portato all’ospedale Don Bosco(…). Solo dopo alcuni giorni il ragazzo si riprese e riconobbe il responsabile: Oliviero. Il boss volle vendicarsi, ma venne bloccato dagli altri due capi. (…) Non andare ora ad Ercolano ma facciamo una riunione e decidiamo (…). E così, poi, avvenne. Da Castel Volturno, la cupola costituita da Giovanni Birra, Stefano Zeno e Costantino Iacomino, decise di ordinare l’assassinio di Salvatore Oliviero il 21 ottobre 2001. I tre boss del clan erano in latitanza ed avevano nella costa casertana la loro base logistica per continuare a gestire gli affari sporchi. La vittima era affiliata al gruppo che storicamente è stato sempre rivale: Ascione-Papale. Il commando agì in via Panoramica ad Ercolano nei pressi del bar King, alle 22,15, e durante la sparatoria fu ferita anche una donna che era seduta.
  • 14 novembre 2001: Tentato omicidio di Gennaro Brisciano. Alle 8 del mattino del 14 novembre 2001 esplosero una raffica di proiettili tra la folla, nel mercato di Pugliano, per ammazzare Brisciano, cinquantaquattro anni, sodale degli Ascione condannato dal gotha della cosca avversaria con l’accusa di avere passato informazioni sui Birra.
  • 11 marzo 2003: Duplice omicidio di Mario Ascione e Ciro Montella. A 13 anni dai fatti, grazie anche al racconto di ben 14 collaboratori di giustizia, sono stati individuati i presunti killer e mandanti. Da quanto ricostruito, il duplice omicidio di Mario Ascione considerato dagli inquirenti reggente del clan e Ciro Montella, suo guardaspalle, fu compiuto in risposta all’assassinio di Giuseppe Infante, cognato del capoclan Giovanni Birra. Nell’agguato rimase ferito un ragazzo di Arzano, Renato Scoppetta, che si era recato ad Ercolano per lavoro.
  • 13 agosto 2003: omicidio di Alfonso Guida, affiliato agli Ascione. La vittima forse aveva assistito all’esecuzione di Mario Ascione, fratello del capoclan e di Ciro Montella, avvenuta l’11 marzo 2003 e quindi avrebbe potuto riconoscere gli assassini.
  • 18 agosto 2003: Omicidio di Carlo Polese, affiliato del clan Birra-Iacomino. Un commando armato di appartenenti al clan Birra si recò a scopo dimostrativo nella roccaforte del clan Ascione, nella cosiddetta “Moquette”, con l’intenzione di portare a termine un attentato anche mediante l’utilizzo di una bomba, come poi rivelato da alcuni pentiti interni al clan Birra. Proprio in quel frangente, fu colpito a morte Polese da un uomo all’interno del palazzo degli Ascione, poi individuato in Giorgio Di Bartolomeo, grazie al racconto di numerosi pentiti appartenenti sia all’uno che all’altro clan. Nella sparatoria rimase ferito anche un passante Giovanni Cozzolino. Polese morì il giorno successivo, per  una ferita riportata da un colpo di pistola esploso da Giorgio Di Bartolomeo, marito della figlia di Raffaele Ascione, Patrizia.
  • Nel 2003: tentato omicidio da parte di Giorgio Di Bartolomeo di vari esponenti del clan Birra, tra cui Lorenzo Fioto, in risposta al fallito agguato da parte del clan Birra avvenuto il 18 agosto 2003.
  • 13 settembre 2003: omicidio di Gennaro Brisciano, noto luogotenente dei potenti boss Ascione, ex collaboratore di giustizia, già scampato quattro volte a imboscate nemiche, esponente di spicco di una famiglia che contò gravi perdite, come quela del nipote, Ciro, assassinato per una vendetta trasversale. Brisciano pagò con la vita la sua militanza nel clan Ascione, ma soprattutto l’aver tentato di fare il doppio gioco, legandosi ad alcuni esponenti del clan Birra al solo scopo di carpire notizie. Non solo: Brisciano qualche anno prima si era pentito e con le sue dichiarazioni aveva accusato solo esponenti del clan avversario.
  • 13 settembre 2003: omicidio di Aristide Abbate, del clan “Birra”.
  • 9 ottobre 2003: omicidio di Renato Iacomino, inserito nel clan Birra, nipote di Costantino Iacomino “capaianca”, elemento di vertice del gruppo criminale.
  • 13 ottobre 2003: Tentato omicidio di Aniello Estilio e della giovane moglie Assunta Bifulco, in attesa di un bambino, al settimo mese di gravidanza.
  • 14 ottobre 2003: Tentato omicidio di Vincenzo Suarino, incensurato e fratello di Natale Suarino, già esponente di spicco della cosca degli Ascione e da sempre vicino a Raffaele Ascione.
  • 1º giugno 2004: Omicidio di Luigi Di Giovanni, affiliato al clan Birra.
  • 7 settembre 2004: Omicidio di Salvatore Ruggiero, pregiudicato. Ruggiero prima di essere un fedelissimo dei Birra, era affiliato al clan Ascione. Nella sparatoria venne coinvolto a sua volta Pasquale Cozzolino, incensurato, mentre il padre del ragazzo Rosario Cozzolino, risultava essere un elemento ritenuto vicino al clan Birra, lo stesso al quale apparteneva Ruggiero.
  • 2 gennaio 2005: Tentato omicidio di Vincenzo Del Mastro, un pregiudicato, fu raggiunto da colpi di arma da fuoco a un fianco e fu ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Maresca di Torre del Greco. Un passante, Ciro Cozzolino, rimase ferito da un proiettile a una gamba e fu ricoverato nello stesso ospedale con una prognosi di 20 giorni. Secondo la Polizia, fu solo Del Mastro l’obiettivo dei due sicari, che spararono dalla sella di un motorino. Del Mastro aveva  precedenti per furto e rapina, ma non risultava legato al clan della camorra. Del Mastro frequentava pregiudicati del clan Birra.
  • 15 giugno 2005: Omicidio di Salvatore De Crescenzo, ritenuto fiancheggiatore del clan Birra, in passato vicino agli Ascione.
  • 28 giugno 2005: Duplice omicidio di Luigi Boccia e Pasquale Maiorano, entrambi pregiudicati per reati vari e ritenuti legati al clan Birra.
  • 10 giugno 2006: Tentato omicidio di Carlo Imperatore.
  • 2 settembre 2006: Tentato omicidio di Marco Cefariello reggente del clan Birra-Iacomino.
  • 15 gennaio 2007: Duplice omicidio di Vincenzo e Gennaro Montella, rispettivamente padre e figlio, entrambi netturbini e affiliati di spicco del clan Ascione. Padre e figlio furono uccisi perché imparentati con un ras della fazione avversa.
  • 10 febbraio 2007: Omicidio di Antonio Papale, fratello dei boss Alfio, Ciro, Luigi e Mario, considerato dai Carabinieri affiliato al clan camorristico Ascione. L’agguato al fratello del boss dei catanesi, fu una risposta all’omicidio di Giuseppe Infante, il cognato del boss Giovanni Birra ucciso nel 2001. Secondo i reggenti del cartello criminale della Cuparella, sarebbe stato Antonio Papale ad attirare Infante nella trappola del clan.
  • 10 febbraio 2007: Duplice omicidio dei fratelli Maurizio e Marco Manzo, affiliati al clan Ascione-Papale. Erano ritenuti da Giovanni Birra gli esecutori materiali dell’omicidio di suo cognato Giuseppe Infante.
  • 9 marzo 2007 : Tentato omicidio di Ciro Uliano e Simone Borrelli, ritenuti elementi di spicco del clan Birra-Iacomino. Nel 2007, i due, in una strada centrale di Ercolano, esplosero circa 30 colpi di kalashnikov contro un’auto blindata su cui viaggiavano altrettanti affiliati al clan rivale Ascione–Papale. Fu un tentativo di vendicare l’omicidio di Antonio Papale.
  • 18 marzo 2007: Omicidio di Giuseppe Cordua, padre di Enrichetta Cordua, donna che, per un periodo, fece parte degli alti vertici del clan Birra-Iacomino. La vittima aveva precedenti per associazione mafiosa ed era ritenuta legata al clan dei Birra. Cordua era anche pregiudicato per usura, droga, armi, per vicende risalenti dal 1997 al 2003 e venne sottoposto alla sorveglianza speciale. Era in sella a un motorino quando è stato affiancato dai sicari, anch’essi a bordo di una motocicletta.Fu trovato bruciato poco più tardi in via Alessandro Rossi, a poca distanza dal luogo del delitto.
  • 3 maggio 2007: Duplice tentato omicidio di Ciro Nocerino e Aniello Estilio, due uomini del clan Ascione-Papale. Contro di loro furono esplosi circa 30 colpi di kalashnikov, ma l’auto blindata sulla quale i due viaggiavano li salvò.
  • 19 maggio 2007: Omicidio di Gaetano Pinto, personaggio ritenuto affiliato agli Ascione-Papale.
  • 24 maggio 2007: Omicidio di Ettore Merlino, sicario del clan Ascione-Papale.
  • 11 luglio 2007: Tentato omicidio di Antonio Oliviero soggetto ritenuto affiliato dei Birra, rimase ferito in modo grave, poi morì il successivo 16 luglio 2007.
  • 6 agosto 2007: Tentato omicidio di Ciro Iacomino fratello del boss Costantino.
  • 2 settembre 2007: Omicidio di Vincenzo Scognamiglio detto ‘a Badessa, affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 28 settembre 2007: Omicidio di Vincenzo Abbate detto ‘o Chiattone o Capa ‘e Munnezza fratello di Aristide e Ferdinando, affiliato al clan Birra-Iacomino. Il movente in questo caso fu il tradimento al clan Ascione–Papale. Abbate partecipò all’agguato contro zì Luigi, Luigi Nocerino, zio di Salvatore Fiore, facendo da “specchietto” ai killer, blitz criminale che non andò a segno.
  • 15 dicembre 2007: Omicidio di Salvatore Madonna soprannominato Tore ‘o Spugnato affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 11 febbraio 2008: Omicidio di Giorgio Scarrone Giorgio Scarrone con la camorra non aveva in comune che suo fratello, Agostino, killer al soldo dei Birra che gli Ascione-Papale sospettavano fosse implicato nell’omicidio del boss Antonio Papale. Per questo decisero di colpire il bersaglio più facile, il fratello dell’assassino che con la malavita non aveva nulla a che fare. Mario Papale è stato indicato mandante dell’omicidio.. Mario Ascione, Raffaele Suarino, Pietro Papale e Ciro Esposito avrebbero, sempre secondo le dichiarazioni giurate rese dal pentito Salvatore Fiore, preso parte alle riunioni durante le quali organizzavano gli omicidi. Bartolomeo Palomba ha partecipato all’esecuzione dell’omicidio in quanto accompagnò sul luogo dell’agguato Salvatore Fiore.
  • 22 febbraio 2008: Ci fu una “stesa” ad Ercolano condotta da Salvatore Fiore, in via Pace, con armi Kalašnikov come sfida per conto degli Ascione-Papale al clan rivale dei Birra-Iacomino. Salvatore Fiore, killer degli Ascione-Papale, piombò a Pugliano armato di kalashnikov,  quindi prese a sparare a raffica tra la folla, a pochi centimetri dai bambini usciti di scuola e dalle massaie che tornavano a casa. I negozi ancora aperti. Seminando il panico. Solo per miracolo nessuno rimase ferito. Ma quel giorno aveva davvero rischiato di commettere una strage. Fiore usò il kalashnikov contro il negozio “L’arte del regalo”, di proprietà di alcuni parenti dei Birra. Poiché è stato riconosciuto mentre sparava da numerose persone, è stato possibile chiarire il caso in tempi rapidi.
  • 23 aprile 2008: Tentato omicidio di Ciro Langella ritenuto affiliato al clan “Iacomino-Birra”.
  • 15 settembre 2008: Omicidio di Vincenzo Cozzolino, pregiudicato, ma garagista dalla vita regolare, non risultava essere affiliato a nessun clan, anche se i fratelli venivano ritenuti troppo vicini al potente clan degli Ascione.
  • 18 settembre 2008: vengono esplosi trenta colpi di kalashnikov all’impazzata.
  • 1º ottobre 2008: Omicidio di Salvatore Scognamiglio, pusher, ritenuto affiliato al clan Birra. Scognamiglio fu punito dagli Ascione-Papale perché ritenuto un traditore vicino ai rivali Birra-Iacomino. Natale Dantese fu il mandante, mentre Giuseppe Capasso l’esecutore materiale, oggi Capasso è collaboratore di giustizia.
  • 6 gennaio 2009: Tentato omicidio di Ciro Iacomino e Nicola Cozzolino, parenti degli Uliano e affiliati al clan Birra-Iacomino. Episodio nel quale rimase gravemente ferito anche un ragazzo Ivano Perrone, totalmente estraneo a contesti criminali.
  • 28 gennaio 2009: Omicidio di Antonio Uliano, fratello di Ciro Uliano, affiliato  dei Birra. Sia lui che il fratello furono entrambi legati al clan Birra.
  • 8 marzo 2009: Omicidio di Giorgio Battaglia, affiliato al clan Birra-Iacomino. Battaglia fu punito dagli Ascione-Papale perché ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore Oliviero, dinanzi al “King Bar” di Ercolano.
  • 29 marzo 2009: Omicidio di Gaetano Esposito, appartenente a una famiglia storicamente legata al cartello criminale dei Birra-Iacomino. Era lo zio di Vincenzo Esposito, oggi collaboratore di giustizia, tra i responsabili dell’omicidio, avvenuto il 15 gennaio del 2007, di Vincenzo e Gennaro Montella, rispettivamente padre e fratello di Ciro Montella alias ‘o lione.
  • 6 giugno 2009: ad Ercolano, sono stati esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio nei confronti di un gruppo di spacciatori. Secondo quanto emerso dalle prime indagini, sono stati feriti accidentalmente due ragazzi incensurati.
  • 30 luglio 2009: Tentato omicidio di Francesco Durantini, ritenuto dagli inquirenti esponente di spicco del clan Birra, fu ferito da una raffica di proiettili mentre si trovava sul balcone di una casa in via Pugliano a Ercolano e colpito ad una gamba da diversi colpi di arma da fuoco.
  • 10 ottobre 2009: ad Ercolano, furono accoltellati, rimanendo feriti, due ragazzi minorenni, cugini, figli di due esponenti di rilievo dei clan Birra-Iacomino.
  • 21 ottobre 2009: Tentato omicidio di Ferdinando Scannapiecoro, ritenuto vicino al clan Birra-Iacomino. Scannapiecoro avrebbe deciso di mettersi in proprio.
  • 13 novembre 2009: Omicidio di Salvatore Barbaro cantante neomelodico, in arte Savio. Il 13 novembre 2009 è in auto con Nicola Angelico, un amico con cui si è recato in un negozio, e guida la Suzuki Swift grigio chiara in via Mare, lo stesso tipo di vettura usata da Ciro Savino, legato agli Iacomino-Birra e obiettivo di un agguato deciso da Natale Dantese. È stato ucciso dalla camorra per uno scambio di persona. I killer hanno ricevuto 800 euro ad omicidio compiuto perché avevano sbagliato obiettivo, rispetto ai 3.000 euro pattuiti.
  • 2010: Ferimento del figlio di Ciro Savino, da parte del nipote del boss Luigi Nocerino.
  • 13 dicembre 2010: Tentato omicidio di Vincenzo Durantini, episodio mai denunciato.
  • 19 gennaio 2011: Omicidio di Antonio Maiorano, fratello minore di Pasquale Maiorano, ritenuto dai Carabinieri vicino al clan Iacomino-Birra. Maiorano probabilmente fu punito per il tentativo di farsi spazio o per aver voluto gestire per conto proprio attività illecite. Maiorano aveva una moglie e due figli.
  • 7 giugno 2011: Tentato omicidio di Ciro Provitolo, affiliato al clan Birra-Iacomino.
  • 1º marzo 2014: Omicidio di Gaetano Lavini, nipote di Gaetano Esposito affiliato al clan Birra.
  • 1º agosto 2018: Tentato omicidio di Ciro Montella, fratello del ras Giovanni Montella, affiliato degli Iacomino-Birra. Due ignoti a bordo di uno scooter e con volto coperto si avvicinarono alla palazzina ed esplosero 14 colpi di pistola, per poi darsi alla fuga. Nello stabile, di soli due piani, abitavano al piano inferiore Ernesto Maiorano, attualmente detenuto per droga e vari reati e al piano superiore i fratelli Giovanni e Ciro Montella. I colpi di pistola partiti da una calibro 9 non hanno raggiunto l’interno degli appartamenti al primo piano, dove al momento del raid c’erano i due fratelli e alcuni familiari; nessuno, invece, era presente nell’appartamento di Maiorano.

Dda e relazioni Dia: Oggi il clan Ascione

Nonostante la quasi totalità degli affiliati, compreso i boss, abbia deciso di diventare collaboratore di giustizia, e nonostante gli “irriducibili” siano stati indeboliti dai contrasti interni alle proprie fila e dalle lotte continue con i gruppi rivali, nonché dagli interventi subiti dalle Forze dello Stato, oggi il clan Ascione sopravvive in qualche modo, anche se la sua potenza si è notevolmente ridotta.

“L’impero criminale” degli Ascione è stato redistribuito tra diversi reggenti ereditieri, che continuano comunque ad operare e a portare avanti le tipiche attività illecite.

Ma sono stati i vari episodi di violenza, di omicidi e di vendetta la vera forza trainante del clan Ascione; sono stati per diverso tempo gli impulsi di azione e reazione a dare il vero senso d’identità al gruppo criminale, poiché alla fine i soli affari illeciti non sono stati sufficienti a dare una ragione di continuità a quella che è diventata una associazione a delinquere, ma forse aveva prevalentemente obiettivi di regolazioni dei conti.

Dopo diverse Operazioni delle Forze dello Stato anche ai danni dei clan Birra, oggi si possono definire “estinti” o non più presenti sul territorio come gruppi criminali rilevanti.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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