Inchiesta

Camorra a Napoli: ecco le famiglie più potenti in provincia – la relazione della Dia

NAPOLI. Ecco la mappa della camorra in provincia di Napoli. Quali sono i clan attivi? Quali sono i clan più potenti in Campania? Quali sono le famiglie camorristiche?

Camorra in provincia di Napoli

Qui di seguito la mappa delle famiglie camorristiche più potenti in provincia di Napoli.

Provincia occidentale – Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Fusaro, Monte di Procida, Miseno, Isole

Il persistente stato di detenzione dei vertici del sodalizio LONGOBARDI / BENEDUCE ed i provvedimenti restrittivi che hanno inciso sulla struttura dei due clan hanno spinto giovani leve di criminali, appoggiate da pregiudicati provenienti dall’area napoletana, a tentare di acquisire il controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni.

Il 24 dicembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato, nella frazione di Pescopagano del Comune di Mondragone (CE), il capo del gruppo AVALLONE, composto da pochi associati, che approfittando di una fase di indebolimento del menzionato sodalizio LONGOBARDI / BENEDUCE, stava tentando di accreditarsi come nuovo referente criminale, con modalità particolarmente violente.

Tuttavia, la scarcerazione per fine pena di elementi di spicco dei LONGOBARDI-BENEDUCE – uno dei quali tornato in libertà nel mese di settembre – potrebbe dare nuova forza al gruppo. Ed è proprio a partire dal mese di settembre che si sono verificati diversi episodi violenti nei confronti di soggetti legati ai LONGOBARDI-BENEDUCE, segnali, questi, di un equilibrio criminale significativamente destabilizzato. A Bacoli e Monte di Procida, la gestione delle attività criminali (estorsioni e traffico di stupefacenti) continua ad essere appannaggio della famiglia PARIANTE.

Provincia Settentrionale – Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito, Mugnano di Napoli, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca, Volla

Anche la provincia settentrionale di Napoli è segnata da un contesto criminale in evoluzione e dalla presenza di un numero maggiore di clan rispetto al passato. Questo stato di cose non aveva finora determinato accese conflittualità, come invece registrato per il capoluogo, ma alcuni eventi accaduti nel periodo in esame sembrerebbero attestare un’inversione di tendenza.

Le organizzazioni camorristiche locali si caratterizzano per la spiccata vocazione imprenditoriale e per la capacità di condizionare il buon andamento della pubblica amministrazione, come evidente dall’elevato numero di comuni sciolti o sottoposti a gestioni commissariali nell’ultimo biennio440. Nel mese di settembre è stata inviata la Commissione d’accesso presso il comune di Calvizzano per verificare eventuali irregolarità nell’attività amministrativa dell’Ente. Il 7 dicembre 2017 il Prefetto di Napoli, all’esito degli accertamenti ispettivi svolti dalla Commissione d’indagine incaricata di verificare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione del provvedimento sanzionatorio ex art. 143 TUOEL, ha richiesto al Ministro dell’Interno lo scioglimento del comune di San Gennaro Vesuviano (NA), per ravvisati condizionamenti della criminalità organizzata sull’esercizio delle pubbliche funzioni441. Sempre nel mese di dicembre si è insediata la Commissione d’accesso presso il comune di Caivano.

Nell’area in parola, resta forte la pressione esercitata dai clan MALLARDO e MOCCIA, che possono contare su una notevole capacità intimidatoria e su uno stabile potere economico, accumulato attraverso molteplici traffici illeciti. Il clan MALLARDO esercita il controllo criminale del comprensorio di Giugliano in Campania, nonostante l’assenza sul territorio dei capi, tutti detenuti, riuscendo, allo stesso tempo, a proiettarsi anche oltre regione. La struttura camorristica dispone di basi operative e logistiche anche a Napoli, in particolare nei quartieri VastoArenaccia, grazie ai rapporti di decennale alleanza con i clan CONTINI e BOSTI (i capi dei tre sodalizi sono cognati, avendo sposato tre sorelle). Il clan in parola opera in sinergia con il gruppo casertano BIDOGNETTI, con il quale condivide la gestione delle attività estorsive in danno di imprenditori del litorale domitio.

La consistenza dell’organizzazione, sia in termini economici che strutturali, è delineata in due provvedimenti cautelari, eseguiti rispettivamente nel mese di luglio442 e nel mese di ottobre 2017443, che hanno portato alla luce un sistema di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni a prestanome. Il primo provvedimento, eseguito a conclusione dell’operazione “Omphalos”, ha riguardato un’attività di riciclaggio realizzata essenzialmente attraverso investimenti immobiliari, con la complicità di funzionari di banca e amministratori comunali. L’attività era gestita da personaggi che fungevano da intermediari, con ruoli diversificati a seconda degli obiettivi da perseguire, per conto di clan camorristici originari di diverse aree campane (per Napoli, i gruppi MALLARDO, PUCA, AVERSANO, VERDE, DI LAURO, AMATO-PAGANO, per Caserta, il clan PERFETTO).

Tra gli indagati figura un direttore di banca di Bologna accusato di consentire erogazioni – sulla base della documentazione falsa prodotta, di cui era consapevole – di ingenti mutui bancari da impiegare per l’edificazione di immobili, svolgendo contemporaneamente l’attività di riferire agli affiliati dell’esistenza di indagini bancarie in corso. Il contestuale provvedimento ablativo ha condotto al sequestro di un patrimonio, composto da immobili, società commerciali, veicoli, conti correnti, del valore di circa 600 milioni di euro, eseguito in diverse regioni (Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio, Sardegna).

Il secondo provvedimento cautelare, eseguito dalla Polizia di Stato, ha ulteriormente evidenziato le attività di reinvestimento di capitali del clan MALLARDO in Toscana, Abruzzo, Molise e Puglia. Principale artefice delle operazioni di reimpiego dei capitali illeciti era il cognato di uno dei capi del clan MALLARDO. Nonostante la forza, soprattutto economica, dei MALLARDO, non sono mancate iniziative di scissione da parte di affiliati, coagulatisi attorno alla famiglia DI BIASE (c.d. gruppo delle palazzine), che ha iniziato a gestire in autonomia le estorsioni ed il traffico di droga. Tale ultima attività è stata “tollerata” dai MALLARDO, che hanno sempre vietato il narcotraffico nella loro zona di influenza, per evitare di attirare l’attenzione sul territorio delle Forze di Polizia. Il divieto è stato nuovamente imposto nel 2014, al momento della scarcerazione del capo del clan MALLARDO, ed il suo mancato rispetto è da ritenersi tra le cause che hanno condotto ad una serie di attentati nei confronti di esponenti della famiglia DI BIASE.

L’influenza del clan MALLARDO si estende anche a Qualiano, dopo la disarticolazione dei contrapposti gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA. Il 1 agosto 2017, il Prefetto di Napoli ha sospeso dalla carica un consigliere comunale di Qualiano, per l’intervenuta condanna, in primo grado, il 5 luglio precedente, per concorso esterno in associazione mafiosa: l’esponente politico è stato accusato di aver fornito informazioni sui vincitori degli appalti banditi dal Comune agli esponenti apicali del clan D’ALTERIO-PIANESE, consentendo loro di pretendere, dalle imprese aggiudicatarie, una tangente pari al 4,5% del valore dell’appalto.

Ad Afragola è egemone la famiglia MOCCIA, che esercita il controllo del territorio attraverso una capillare attività estorsiva, il contrabbando di sigarette, la gestione del gioco clandestino ed investimenti in diversificate attività economiche, sebbene non possano escludersi tentativi di interferenze da parte di sodalizi emergenti, operanti nei territori confinanti.

Nell’area in esame sarebbero in atto dei cambiamenti strutturali che investono anche la famiglia MOCCIA, conseguenti all’uscita di scena di personaggi carismatici (quali la vedova di uno storico capo, deceduta nel mese di settembre 2017) ed al tentativo del gruppo di accreditarsi come soggetto imprenditoriale. Questo stato di cose sarebbe alla base di una rivitalizzazione di traffici che sembravano abbandonati (contrabbando di t.l.e., furti di parti d’automobile) o storicamente meno diffusi sul territorio afragolese (spaccio di droga), cui si affianca la crescente ambizione di soggetti di minor spessore criminale a proporsi quali referenti delle diverse articolazioni dei MOCCIA. Non può non tenersi conto, inoltre, dei tentativi espansionistici di gruppi operativi in zone limitrofe, quali gli AMATO-PAGANO, che alleandosi con la famiglia PEZZELLA di Cardito, si sarebbero estesi anche ad Arzano. La presenza nella zona di gruppi da sempre dediti esclusivamente al traffico di stupefacenti (AMATO-PAGANO) stride con un territorio ove tale attività illecita, al pari di quanto si è detto per i MALLARDO, è sempre stata mal sopportata dal clan MOCCIA, dedito invece agli investimenti economico-finanziari.

Sono emblematiche della complessità degli equilibri locali le vicende seguite all’arresto, nel gennaio 2017, del capo del gruppo CAIAZZA, avvenuto nel Rione Salicelle di Afragola, dove il pregiudicato si era stabilito in conseguenza dello scontro interno al cartello AMATO-PAGANO, registrato a Melito per il controllo delle attività illecite. Il citato arresto ha provocato un’alterazione dei precedenti assetti interni al gruppo, sfociata in una contesa violenta.

Un provvedimento cautelare, eseguito nel mese di luglio dalla Squadra Mobile di Napoli, dà atto della complessità degli attuali equilibri in quell’area. I destinatari della misura sono stati due soggetti, di cui uno minorenne, ritenuti responsabili dell’omicidio di due pregiudicati, i cui cadaveri sono stati ritrovati interrati nelle campagne di Afragola, pochi mesi dopo la denuncia di scomparsa presentata dai familiari. Il delitto è maturato nel contesto dell’attività di contrabbando di t.l.e., cui erano dedite sia le vittime sia gli autori, entrambi vicini alla famiglia CAIAZZA.

Nell’area che comprende i comuni di Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Frattaminore, Caivano, Cardito, Carditello sono presenti gruppi che agiscono in accordo con il clan MOCCIA. A Frattamaggiore e Frattaminore è operativo il sodalizio PEZZELLA, legato ai MOCCIA (di cui è referente anche a Cardito e Carditello) ed alleato con il gruppo CICCARELLI del “Parco Verde” di Caivano, con il quale si divide le piazze di spaccio. A Crispano, Cardito, Carditello si conferma la presenza del clan CENNAMO, il cui storico referente è deceduto, per cause naturali, il 17 febbraio 2017, lasciando la reggenza al figlio che, il 19 ottobre 2017, è stato ferito nel corso di un agguato.

L’attentato rappresenta un chiaro segnale di alterazione delle dinamiche criminali dell’area, collegate in particolare al controllo del traffico di stupefacenti, e potrebbe essere ricondotto ad una vendetta del clan PEZZELLA, per l’uccisione, nel 2005, del fratello del capo clan, forse proprio ad opera di killer del gruppo CENNAMO. L’influenza di quest’ultimo sodalizio si proietta anche a Caivano, dove è operativo anche il citato gruppo CICCARELLI. La situazione appena descritta attesta come la pax mafiosa che per anni ha caratterizzato il territorio, sotto l’egida del clan MOCCIA di Afragola, è da considerarsi incerta, anche per la nascita di nuovi piccoli gruppi espressione del sottobosco della criminalità comune che potrebbero minare l’egemonia dei gruppi satelliti del clan MOCCIA.

Sugli interessi illeciti della zona avrebbe posto la sua attenzione il sodalizio AMATO-PAGANO, presente a Melito di Napoli, Mugnano ed Arzano, dedito prevalentemente al traffico di stupefacenti, che avrebbe stretto un accordo con i PEZZELLA, creando un vero e proprio “distretto” per i traffici di droga, che ricomprenderebbe i comuni di Frattamaggiore-Frattaminore-Arzano. A Marano di Napoli sono presenti due tra le organizzazioni criminali più strutturate della Campania, gli alleati sodalizi NUVOLETTA e POLVERINO, che forti di una consolidata capacità economica ed imprenditoriale, sono dediti a speculazioni edilizie, al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni e al reimpiego dei proventi illeciti in attività imprenditoriali, nazionali ed estere.

Negli anni sono stati arrestati diversi elementi apicali dei due gruppi, ed anche nel semestre in esame, il 26 luglio 2017, a Ronciglione (VT), è stato rintracciato e catturato dall’Arma dei carabinieri il reggente del clan POLVERINO, SIMIOLI Giuseppe, di anni 52, inserito nell’Elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno (ex “Opuscolo dei 100”), ricercato dal maggio 2011. Con la sua cattura, resta latitante solo un parente del leader storico dei POLVERINO. Allo stato, a gestire buona parte delle attività illecite dei POLVERINO è la famiglia ORLANDO (cd. Carrisi), costola dei NUVOLETTA, divenuta nel tempo autonoma.

Sia i NUVOLETTA che gli ORLANDO, proprio nel semestre, precisamente nel mese di luglio, sono stati destinatari di provvedimenti di custodia cautelare. I clan che operano nel territorio che comprende i comuni di Sant’Antimo (VERDE, PUCA, RANUCCI-PETITOD’AGOSTINO-SILVESTRE), Casandrino (MARRAZZO), Grumo Nevano (AVERSANO), i cui capi sono tutti detenuti, gestiscono le locali piazze di spaccio, praticando altresì le estorsioni. A Sant’Antimo si sono verificati alcuni episodi che testimoniano una fibrillazione negli assetti criminali, che hanno riguardato i clan PUCA, PETITO-RANUCCI e VERDE.

A Grumo Nevano, il locale clan AVERSANO è stato indebolito da arresti di affiliati ed elementi di spicco e, pertanto, la gestione delle attività illecite è entrata nelle mire dei confinanti clan di Sant’Antimo, che controllano le estorsioni ed il traffico di droga. Si registra, inoltre, una recrudescenza della microcriminalità proveniente dall’area dei comuni di Arzano, Sant’Antimo e del quartiere napoletano di Secondigliano, dedita soprattutto alla consumazione di scippi, rapine e furti. A Villaricca si conferma la presenza delle organizzazioni camorristiche FERRARA e CACCIAPUOTI.

Ad Acerra operano i gruppi DI BUONO e GRANATA mentre sembra riorganizzarsi il clan AVVENTURATO, nonché un sodalizio che farebbe capo ad un pregiudicato,agli arresti domiciliari, già elemento di spessore del disciolto clan NUZZO. Nel territorio si sonoregistrati una serie di eventi criminosi forieri di una possibile evoluzione degli scenari criminali, come l’esplosionedi un ordigno, avvenuta il 13 dicembre, davanti ad una ditta di onoranze funebri.

A Casalnuovo di Napoli e Volla sono operativi i clan REA-VENERUSO e PISCOPO-GALLUCCI, che si contendono la gestione ed il controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti: una delle centrali di spaccio della zona è il rione cd. 219, dove risiedono alcuni componenti della famiglia GALLUCCI, che in passato si sono contesi il controllo della zona con i REA-VENERUSO. È indicativo dello stato di fibrillazione l’omicidio, consumato il 28 novembre 2017 a Casalnuovo, di una donna e del figlio, quest’ultimo legato al sodalizio REA-VENERUSO. La violenza con cui si è consumato e la spregiudicatezza dei killer, che non hanno esitato a colpire anche la madre del pregiudicato, attesta un’evoluzione dello scenario criminale.

Provincia Orientale – Area Nolana ed Area Vesuviana

Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d’Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia

La decapitazione dei clan fortemente radicati sul territorio ha consentito l’emersione di nuovi gruppi criminali e l’infiltrazione, nel nolano (comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola), della famiglia SANGERMANO, propaggine del clan avellinese CAVA. Nell’area vesuviana non si registrano significativi mutamenti negli equilibri criminali: permane immutata la leadership del clan FABBROCINO di San Giuseppe Vesuviano, comune dove opera anche la famiglia BATTI, dedita prevalentemente allo spaccio di stupefacenti, alle rapine e alle estorsioni. Il gruppo FABBROCINO ha sempre ricoperto un ruolo centrale negli equilibri camorristici campani ed è attivo anche in diversi ambiti economici, finanziari ed imprenditoriali, con una particolare propensione alla realizzazione di opere edili, pubbliche e private.

A Terzigno sono presenti alcuni personaggi che in passato hanno aderito al clan VISCIANO, operante ai confini dei comuni di Terzigno e Boscoreale. Ancora, sia a Terzigno che a San Giuseppe Vesuviano agisce un gruppo criminale dedito allo spaccio di stupefacenti, facente capo alla famiglia SCARPA, organicamente inserita nel cartello VANGONE/LIMELLI/GALLO di Torre Annunziata, comune di cui è originario il capo clan. Gli SCARPA possono contare anche su buoni rapporti con il clan GIUGLIANO di Poggiomarino, con il quale condividono i traffici di stupefacenti.

A causa del prolungato stato di detenzione del capo del gruppo GIUGLIANO, l’organizzazione è retta dalla moglie, che si è trovata a fronteggiare le mire espansionistiche, verso Poggiomarino, di un nuovo gruppo criminale, che avrebbe a disposizione numerose armi, con il quale la donna avrebbe stretto un accordo di non belligeranza. A Somma Vesuviana, feudo del gruppo D’AVINO, l’assenza di criminali di spessore delinquenziale avrebbe favorito l’infiltrazione di esponenti di clan dell’area orientale metropolitana che, potendo contare su alcuni pregiudicati locali, starebbero assumendo il controllo degli affari illeciti. Si tratta dei clan CUCCARO, RINALDI e MAZZARELLA di Napoli, che vi opererebbero tramite famiglie locali, tra le quali si ripropongono gli stessi antagonismi che appartengono ai clan napoletani di riferimento: in particolare, nel parco San Sossio, sono presenti due famiglie rivali, i DE BERNARDO, legati ai MAZZARELLA ed i D’ATRI legati ai CUCCARO-RINALDI, in competizione per assicurarsi il controllo dello spaccio di droga a Somma Vesuviana.

Nel confinante comune di Sant’Anastasia opera il clan ANASTASIO, antagonista dei D’AVINO, come questo fortemente destabilizzato.

A Castello di Cisterna ed a Marigliano la gestione delle attività criminali è suddivisa tra i clan CASTALDO CAPASSO e MAZZARELLA. Nell’area orientale vesuviana, precisamente a Pollena Trocchia e Massa di Somma, si registrano segnali di ripresa dei traffici illeciti da parte del clan ARLISTICO-TERRACCIANO. Nell’area di Brusciano, ancora Castello di Cisterna e nei comuni limitrofi, si sono registrati diversi episodi violenti sintomatici di una situazione di tensione, originatasi dalla lotta intestina tra il clan REGA ed alcuni affiliati, facenti capo alla famiglia ESPOSITO.

L’arresto del reggente di quest’ultimo gruppo aveva condotto ad un periodo di relativa calma, interrotto all’inizio di settembre dalla gambizzazione di un soggetto vicino al reggente del clan REGA, cui hanno fatto seguito una serie di agguati, di cui sono stati vittime proprio affiliati ai REGA. I territori di Cercola e Pomigliano d’Arco continuano a risentire dell’influenza di clan del napoletano.

Provincia Meridionale – San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina, Casola di Napoli, Lettere

Sul piano generale, nell’area sono presenti sodalizi che da anni si contendono il controllo delle attività illecite, i cui affiliati, anche con ruoli di vertice, sono stati ripetutamente colpiti da provvedimenti restrittivi. A San Giorgio a Cremano prevale il sodalizio TROIA, il cui attuale reggente, dissociandosi dalle scelte del padre, ha voluto imporre con la forza la supremazia del clan, entrando in conflitto con la famiglia ABATE (cd. dei cavallari), anch’essa presente in quel comune.

Sul territorio sono, altresì, presenti elementi del clan MAZZARELLA (da tempo in contrasto con il gruppo TROIA) e soggetti legati alla famiglia LUONGO, che opera in stretto legame con il sodalizio ASCIONE-PAPALE. A Portici ed a San Sebastiano al Vesuvio non si registrano mutamenti degli equilibri criminali: nel primo comune si conferma l’egemonia del clan VOLLARO, mentre nel secondo, oltre al locale gruppo PISCOPO, si registra la presenza di soggetti legati al sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO. Ad Ercolano, la gestione criminale del territorio è, da anni, appannaggio dei contrapposti cartelli ASCIONE-PAPALE e BIRRA-IACOMINO, sensibilmente indeboliti dalla detenzione di un gran numero di affiliati e degli stessi capi clan.

A Torre del Greco permane il predominio della famiglia FALANGA. Sebbene non abbia fatto emergere un coinvolgimento dei clan, appare comunque significativa di un contesto territoriale esposto a possibili condizionamenti criminali, l’attività conclusa il 7 agosto dalla Guardia di finanza con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un esponente della locale amministrazione comunale e di altre cinque persone, (tra le quali due imprenditori), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, truffa e emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Il pubblico funzionario è accusato di aver favorito la ditta degli imprenditori indagati, operante nel delicato settore dei rifiuti. A Torre Annunziata, si conferma la presenza dei sodalizi GIONTA, GALLO, VENDITTO, TAMARISCO e CHIERCHIA. Il 6 settembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito il fermo di dodici affiliati al clan GIONTA, tra i quali gli attuali reggenti, storici affiliati al clan, ritenuti all’altezza di prendere in mano le redini dell’organizzazione, atteso che, in circa 25 anni di detenzione, non hanno mai manifestato intenti collaborativi con la giustizia. La prolungata assenza dei vecchi vertici ha lasciato spazio alle terze generazioni dei clan. A Boscoreale sono operativi i sodalizi ANNUNZIATA-AQUINO, VISCIANO e PESACANE, mentre a Boscotrecase si segnala il clan LIMELLI-VANGONE, noto per i consistenti traffici di stupefacenti.

A Castellammare di Stabia, sodalizio egemone rimane il clan D’ALESSANDRO, originario della zona di Scanzano, con proiezioni nell’agro Nocerino-Sarnese, che gestisce le piazze di spaccio più importanti attraverso le mogli degli storici capi clan deceduti e le seconde generazioni della famiglia. Collegata, sebbene in posizione subordinata ai D’ALESSANDRO, è l’organizzazione camorristica IMPARATO, operativa nel Rione Savorito, soprattutto nel settore dello spaccio degli stupefacenti. Altro clan presente a Castellammare, nel Rione Santa Caterina, nonché a Pompei, è il sodalizio CESARANO, ridimensionato da inchieste ed arresti eccellenti, ma ancora fortemente radicato nel territorio ed in grado di gestire le attività illecite e creare importanti alleanze.

Storica è la collaborazione con i TAMARISCO di Torre Annunziata. Si rileva la riemersione di un gruppo facente capo alla famiglia FEDERICO, già inserito nel clan CESARANO, che sembrerebbe essersi avvicinato al sodalizio AQUINO ANNUNZIATA di Boscoreale. A Gragnano e Pimonte è operativo il clan DI MARTINO, legato ai D’ALESSANDRO, le cui attività illecite prevalenti sono le estorsioni e la coltivazione di marijuana nei terreni demaniali dei Monti Lattari, nonché il traffico e lo spaccio di stupefacenti. Alcuni episodi delittuosi verificatisi ad Agerola e Lettere, in cui sono stati coinvolti gruppi contrapposti provenienti dai Monti Lattari e da Castellammare, potrebbero essere collegati alla rottura di precedenti equilibri nel settore del narcotraffico.


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