Inchiesta

Camorra a Napoli: ecco le famiglie più potenti della provincia, la relazione aggiornata della Dia

Quali sono i clan più potenti a Napoli? Quali sono le famiglie camorristiche attive? Ecco la mappa aggiornata (semestre gennaio-giugno 2019) della camorra in provincia di Napoli. Quali sono i clan attivi? Quali sono i clan più potenti in Campania? Quali sono le famiglie camorristiche?

Camorra in provincia di Napoli

A Napoli continuano a convivere sistemi criminali con connotazioni profondamente differenti. Se da un lato l’indagine denominata “Cartagena ha confermato la piena stabilità e operatività del cartello noto come “ALLEANZA di SECONDIGLIANO”, composto dai clan CONTINI, BOSTI, LICCIARDI, originari di Napoli e MALLARDO di Giugliano in Campania (NA), dall’altro permangono focolai di tensione che si sono manifestati attraverso attentati contro affiliati a gruppi rivali: in due di questi, verificatisi tra aprile e maggio 2019, sono stati coinvolti dei bambini.

La camorra nelle aree di Forcella, Maddalena e Tribunali

Continuano a registrarsi forti tensioni, in particolare nelle aree di Forcella, della Maddalena e dei Tribunali, con un rinnovato scontro tra i gruppi SIBILLO e BUONERBA, appoggiati da sodalizi più strutturati, originari di altre zone, quali i clan CONTINI, RINALDI e MAZZARELLA.

I conflitti esterni ma anche le tensioni interne alle stesse compagini hanno provocato numerose occasioni di fibrillazione, spesso degenerate in azioni intimidatorie di matrice estorsiva. Tre di queste, verificatesi la prima nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, la seconda il 16 gennaio, la terza il 25 febbraio 2019, hanno tutte riguardato pizzerie, situate nel centro storico, in via dei Tribunali.

Per il primo degli attentati di gennaio, i Carabinieri hanno dato esecuzione a un decreto di fermo, emesso nel mese di luglio, dalla Procura della Repubblica di Napoli-DDA, nei confronti di tre soggetti inseriti in un sodalizio legato al clan MAZZARELLA, che fa capo a giovani pregiudicati.

Per l’attentato di febbraio, il 9 marzo 2019, i Carabinieri, in esecuzione di un decreto di fermo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli-DDA, hanno tratto in arresto 4 esponenti del clan SIBILLO. La scelta strategica operata dalla famiglia MAZZARELLA di tessere una serie di alleanze le ha consentito di conquistare la leadership su gran parte dei territori del centro storico.

I MAZZARELLA controllerebbero la Maddalena, attraverso il clan FERRAIUOLO; la zona Mercato attraverso il figlio di uno dei capi storici del gruppo; le cd. “Case Nuove”, tramite il gruppo CUOMO440, una struttura criminale che opererebbe per conto dei MAZZARELLA in sostituzione del clan CARDARELLI, altro gruppo presente alle “Case Nuove”, ritenuto inaffidabile dai MAZZARELLA a causa dei contatti con l’avversa famiglia RINALDI, anche questa con mire espansionistiche nel quartiere Mercato e nelle stesse “Case Nuove”441.

A Forcella, i MAZZARELLA operano tramite i BUONERBA, detti i “Barbudos”, con base in via Oronzio Costa, da sempre contrapposti ai SIBILLO, mentre a Poggioreale e Rione Sant’Alfonso, tramite un nipote del richiamato capo storico del clan. In tale contesto, l’avanzata dei gruppi rivali è stata compromessa da arresti avvenuti nei primi mesi del 2019, che hanno coinvolto affiliati al clan RINALDI, da sempre contrapposto ai MAZZARELLA, il cui reggente è stato catturato, nel mese di febbraio, a San Pietro a Patierno, periferia nord di Napoli.

L’espansione nell’area centrale della famiglia MAZZARELLA è stata favorita anche dalla decapitazione di alcuni clan per effetto dell’esecuzione di provvedimenti giudiziari, come accaduto per il gruppo SIBILLO, operante nel rione Don Gaetano e nella zona dei Decumani, legato ai gruppi CONTINI e RINALDI e coalizzato in un unico cartello con le famiglie AMIRANTE-BRUNETTI-GIULIANO (la cd. “paranza dei bambini”).

Oltre al citato provvedimento del 9 marzo, in quella stessa data, personale della Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 11 pregiudicati, 7 dei quali affiliati ai SIBILLO e 4 al gruppo BUONERBA, entrambi composti da soggetti di giovanissima età, anche minorenni: l’indagine ha documentato la violenta contrapposizione sorta tra i due citati gruppi per acquisire la supremazia nella gestione degli affari illeciti sull’area dei Decumani.

La decapitazione dei SIBILLO ha consentito al gruppo MAZZARELLA di riappropriarsi del controllo dell’area dei Decumani attraverso il sodalizio PEREZ-IODICE. Nella zona di Forcella si è affermato il clan VICORITO- DE MARTINO di Borgo Sant’Antonio, noto anche come “la Paranza dei Vicoli”, composto da soggetti di giovane età e legato al clan SALTALAMACCHIA originario dei Quartieri Spagnoli, zona della Pignasecca, al gruppo CONTINI e ad uno dei rami in cui si è divisa la famiglia GIULIANO.

I GIULIANO, un tempo dominanti a Forcella, si sono trovati a fronteggiare una profonda spaccatura tra due fazioni, ciascuna delle quali capeggiata da componenti della stessa famiglia.

La camorra nei quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovie, Rione Amicizia, borgo Sant’Antonio Abate, Rione Sant’Alfonso

Nei quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovia, San Carlo Arena, nei Rione Amicizia e Sant’Alfonso e nel Borgo Sant’Antonio Abate opera il citato gruppo CONTINI, uno dei clan più solidi e attivi del capoluogo che, per frenare le mire espansionistiche del contrapposto clan MAZZARELLA e ampliare il suo raggio d’azione, ha appoggiato il sodalizio SIBILLO.

Di quest’ultimo avrebbe fatto parte, con ruoli di vertice, almeno fino al 2015, il figlio di un cugino del capo del sodalizio CONTINI. In seguito avrebbe fatto rientro nel clan CONTINI, per conto del quale avrebbe dovuto gestire gli affari illeciti nella zona di via Calata Capodichino.

Nonostante la lunga detenzione del capo storico, il clan CONTINI non ha mai patito scissioni interne. Il sodalizio ha una struttura articolata, composta da sottostrutture territoriali, ciascuna operante su una porzione dell’esteso territorio controllato dal clan e sottoposta a uno o più reggenti che, nella gestione delle attività illecite, devono conformarsi alle direttive dei vertici.

Molti di loro sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Cartagena”, che ha riguardato vertici ed affiliati ai clan CONTINI, BOSTI, LICCIARDI, MALLARDO di Giugliano in Campania (NA), riuniti nel cartello noto come “Alleanza di Secondigliano”, indagine conclusa il 26 maggio 2019, con l’esecuzione, da parte della Polizia di Stato, di misure cautelari disposte nei confronti di 126 soggetti contigui all’Alleanza.

Una posizione di rilievo all’interno del clan CONTINI è attribuita al gruppo BOTTA del Rione Amicizia, legame suggellato anche dall’instaurazione di legami di affinità tra le famiglie BOTTA e BOSTI, in seguito al matrimonio del figlio del capo del primo gruppo con la figlia del capo del secondo.

Uno dei punti di forza del gruppo CONTINI sono proprio i legami con altri sodalizi, quali i clan RINALDI-REALE di San Giovanni a Teduccio, DI LAURO del rione dei Fiori (cd. “Terzo Mondo”), nel quartiere Scampia, PICCIRILLO della zona napoletana cd. “della Torretta”, CAVA di Quindici (AV), MOCCIA di Afragola (NA), CESARANO di Castellammare di Stabia (NA).

Il clan CONTINI può inoltre contare su ingenti capitali illecitamente accumulati che sono stati reinvestiti in diversificate attività, sia fuori regione che all’estero: nell’operazione “Cartagena” si fa riferimento a investimenti dei sodalizi CONTINI e MALLARDO nella Repubblica di Santo Domingo. Nella stessa operazione vengono, altresì, evidenziati i legami tra il clan e famiglie di imprenditori le cui attività sono servite da schermo per operazioni di riciclaggio.

Una di queste famiglie era già emersa nell’operazione “Black Bet”, condotta dalla DIA di Napoli450; un secondo gruppo imprenditoriale gestiva alcune gioiellerie, utilizzate dai clan CONTINI e MALLARDO sia a fini di riciclaggio, sia di ricettazione.

L’operazione “Cartagena” ha fatto emergere anche i rapporti tra il gruppo CONTINI e il clan COMMISSO di Siderno (RC) riguardo alla fabbricazione e commercializzazione in territorio nazionale e transnazionale – specificatamente in Olanda – di banconote di vario taglio, contraffatte, nonché a traffici di stupefacenti importati in Italia attraverso l’Olanda451 e la Spagna452, provenienti dal Venezuela e dalla Colombia.

La camorra nei Quartieri Spagnoli

Nei Quartieri Spagnoli, la scarcerazione, nell’aprile 2018, del capo del clan MARIANO ha determinato la reazione di gruppi antagonisti manifestatasi con una serie di attentati, proseguiti fino al corrente anno: tra questi si citano, il ferimento di un affiliato ritenuto vicino al capo clan, avvenuto il 25 gennaio 2019 e l’esplosione, il 31 gennaio, di diversi colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione dello stesso capo clan.

L’accrescersi delle tensioni ha spinto i gruppi coinvolti a ricercare alleanze con altri sodalizi. Si è registrata, quindi, un’intesa tra gli affiliati al clan ELIA del Pallonetto di Santa Lucia e all’alleata famiglia FERRIGNO, con i sodalizi LEPRE-CIANCIULLI del Cavone e SALTALAMACCHIA della Pignasecca.

Sul fronte opposto, il clan MARIANO conterebbe sull’appoggio dei citati sodalizi MAZZARELLA/BUONERBA e SEQUINO del rione Sanità. L’arresto, da parte di personale della Squadra Mobile di Napoli, del reggente del gruppo SALTALAMACCHIA, avvenuto il 18 febbraio 2019, in esecuzione di un provvedimento di fermo, ha inferto un duro colpo alle mire di ascesa dell’organizzazione, avvantaggiando indirettamente il clan.

Nello stesso periodo, il 20 febbraio 2019, è stato scarcerato il capo del gruppo ESPOSITO, già elemento di spicco del clan MARIANO, poi avvicinatosi alla famiglia SALTALAMACCHIA, al pari del gruppo RICCI, anche questo capeggiato da ex affiliati ai MARIANO.

Gli episodi che si sono verificati nel periodo in esame sono indicativi di una situazione di forte instabilità che coinvolge tutti i gruppi presenti nell’area. Il 17 maggio 2019, un giovane pregiudicato, ritenuto vicino alla famiglia MASIELLO, operativa nella cd. zona delle Baracche, collegata al gruppo MARIANO, è stato in ospedale, dopo essere stato ferito alle gambe da colpi di arma da fuoco. Poco tempo dopo il ricovero, un individuo che indossava un casco integrale si è presentato presso il pronto soccorso dell’ospedale, esplodendo altri colpi di arma da fuoco nei confronti della vittima, senza attingere nessuno dei presenti.

Gli autori dei due episodi, tra loro collegati, sono stati tratti in arresto da militari dell’Arma dei carabinieri, il successivo mese di settembre459. La ricostruzione dei rapporti tra i soggetti coinvolti ha consentito di ricondurre i due eventi ad una contrapposizione tra soggetti appartenenti ad uno stesso “sistema criminale” presente nei Quartieri Spagnoli, cui fanno parte dei gruppi MASIELLO e SALTALAMACCHIA. Di diversa matrice, rispetto al precedente episodio, è l’esplosione di colpi d’arma da fuoco avvenuta a Piazza Trieste e Trento nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2019 che hanno danneggiato due bar e una gioielleria.

A seguito di tali fatti sono stati eseguiti dall’Arma dei carabinieri i decreti di fermo del PM il 27 marzo 2019. Nel raid armato sarebbero coinvolti sei soggetti legati al clan MINICHINI-DE LUCA BOSSA che opera tra Ponticelli e Volla, che avrebbero agito per ritorsione, dopo l’esplosione, il giorno precedente, di alcuni colpi a salve contro due affiliati al citato clan da parte di elementi del gruppo MARIANO.

Si legge nel provvedimento che “…la vicenda in oggetto è un’ulteriore testimonianza di come le cosche camorristiche utilizzino le “stese” per seminare il terrore…e per sfidare i clan rivali…” e pertanto “…una banale lite è l’occasione per effettuare azioni dimostrative nei confronti di un soggetto vicino ai clan dei Quartieri…” e, in questo caso, per il gruppo MINICHINI-DE LUCA BOSSA “…per affermare la propria caratura criminale anche al di fuori del territorio di Ponticelli…”

In questo composito scacchiere criminale si inseriscono altresì piccoli gruppi come la famiglia SPINOLA, capeggiata da un uomo di fiducia dei MARIANO e le famiglie FURGIERO e AVOLETTO, imparentate tra loro e dedite all’attività di spaccio. La zona che si estende da via Mezzocannone alla via Marina e a via Roma è tornata sotto l’influenza del clan PRINNO, legato ai MAZZARELLA, mentre nell’area del cd. Cavone di Piazza Dante si registra, tuttora, l’operatività del clan LEPRE, nonostante il decesso, nel settembre 2018, del capo clan.

La camorra nella zona tra tra Piazza Mazzini e via Salvator Rosa

Nel territorio compreso tra Piazza Mazzini, via Salvator Rosa nonchè in una prima parte di Corso Vittorio Emanuele, la gestione delle attività illecite, prevalentemente spaccio di stupefacenti e estorsioni, è esercitata dal gruppo FERRIGNO, capeggiato dal cognato del capo del citatto clan ESPOSITO, che si sarebbe trasferito al Pallonetto a Santa Lucia, alleandosi con la locale famiglia ELIA.

La camorra nel rione Sanità

Nel Quartiere Sanità gli assetti criminali sono stati ulteriormente destabilizzati dagli arresti, il 18 febbraio 2019, di affiliati ed elementi apicali dei clan SEQUINO, stanziato in via Santa Maria Antesaecula, legato alla famiglia MAZZARELLA e dell’antagonista VASTARELLA, egemone nella zona delle Fontanelle e referente dei LICCIARDI nel rione.

Anche in questo caso è emerso che i capi del gruppo SEQUINO, nonostante fossero ristretti in carcere, avrebbero continuato a gestire le attività del sodalizio. Le indagini hanno, tra l’altro, consentito di far luce su un tentato omicidio, consumato il 22 ottobre 2016, da affiliati alla famiglia VASTARELLA, in pregiudizio di un soggetto legato da rapporti di parentela con i vertici del gruppo SEQUINO, ed evidenziato contatti tra quest’ultimo clan e un soggetto originario della zona di San Luca (RC), comune dell’Aspromonte dove risulta fortemente radicata la ‘ndrangheta, per l’acquisto, da parte del sodalizio campano, di cocaina.

A distanza di pochi giorni dagli arresti si sarebbe tenuto un summit in una zona sotto il controllo della famiglia MAURO, presente nell’area c.d. dei Miracoli e vicina al gruppo VASTARELLA, a dimostrazione dell’emergente necessità di ritrovare un equilibrio, ridisegnare nuovi assetti ed intese che sembrebbe non aver sortito effetto, poichè nei mesi successivi si sono verificati ulteriori episodi intimidatori.

Tra questi si citano il ferimento, il 19 marzo 2019, nel quartiere San Carlo, di un giovane pregiudicato, che potrebbe essere inquadrato in contrasti tra i gruppi SEQUINO e MAURO, e l’esplosione, il 13 aprile successivo, di colpi di arma da fuoco contro l’abitazione di un pregiudicato, parente del capo del clan VASTARELLA. Altri gruppi presenti nella zona sono la famiglia SAVARESE (a Porta San Gennaro), legata ai SEQUINO, il sodalizio GENIDONI-SPINA-ESPOSITO, in passato scontratosi con i VASTARELLA e legato alla citata famiglia SAVARESE.

La camorra i quartieri San Ferdinando, Chiaia e Posillipo

Nell’area compresa tra i quartieri San Ferdinando, Chiaia e Posillipo, sebbene decimato dagli arresti, è tuttora operativo il clan ELIA, originario della zona del Pallonetto Santa Lucia, la cui direzione sarebbe stata affidata alla famiglia NOCERINO, fautrice dell’intesa con il sodalizio SALTALAMACCHIA.

Permane nei vicoli a ridosso della Riviera di Chiaia il controllo del gruppo STRAZZULLO; nella Torretta sono operativi i clan PICCIRILLO, FRIZZIERO e CIRELLA; nella zona della Salita Vetreria, gli INNOCENTI. A Posillipo si conferma la presenza del clan CALONE.

Area Settentrionale: quartieri Vomero e Arenella, Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Chiaiano

La camorra a Secondigliano

È in atto una rimodulazione degli assetti criminali dell’area nord di Napoli che riguarda, in particolare, le organizzazioni operative nel territorio di Secondigliano, dove sarebbero saltati i precedenti equilibri, già scossi dal declino del clan LO RUSSO e dal progressivo indebolimento dei sodalizi VANELLA-GRASSI e AMATO PAGANO, a vantaggio di altre formazioni criminali.

Un evento di particolare rilievo, data la caratura criminale del latitante, è stato l’arresto, il 2 marzo 2019, a Chiaiano, di uno dei figli del fondatore del gruppo DI LAURO, inserito nell’Elenco dei latitanti di massima pericolosità del Programma Speciale di Ricerca del Ministero dell’Interno.

La famiglia DI LAURO, originaria del cd. Rione dei Fiori, è considerata dagli investigatori una delle più influenti di quell’area, come attestato anche dalla lunga latitanza del figlio del boss, la cui permanenza sul territorio è stata assicurata da una rete di protezione che gli ha permesso di partecipare attivamente a riunioni con personaggi del suo stesso clan e con gruppi alleati. Il clan DI LAURO può comunque contare sulla guida di altri fratelli non detenuti; uno di questi, unitamente all’ex latitante, è tra i destinatari di un’ordinanza del mese di aprile.

Il 2 giugno 2019, inoltre, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di affiliati ai gruppi DI LAURO e AMATO-PAGANO, coinvolti in quattro omicidi consumati nell’ambito della prima faida di Scampia, iniziata nel 2004, tra i due citati sodalizi. Tra i destinatari dell’ordinanza figura uno dei figli del capo del clan DI LAURO, che diede inizio agli scontri per dissapori nella gestione dei traffici di droga con i vertici delle famiglie AMATO-PAGANO, fino ad allora parte integrante dei DI LAURO, con posizioni di rilievo.

La principale fonte di ricchezza dei clan continua ad essere il traffico di stupefacenti, la cui vendita è affidata a piccoli gruppi presenti sul territorio, in modo da schermare i reali gestori dei traffici. Nella citata ordinanza del mese di aprile si legge come “…il gruppo si sia evoluto dismettendo la sua caratterizzazione propriamente militare e manifestando maggiore dedizione all’attività di reimpiego del denaro accumulato nel tempo in attività, sempre di carattere illecito, ma cd. “a bassa intensità”, quali il commercio di prodotti contraffatti e di TLE…” e continui a esercitare il controllo del territorio, attraverso le estorsioni, interferendo nell’assegnazione degli alloggi popolari ed espletando attività di mutuo soccorso in favore degli associati. situata in via Limitone di Arzano.

La camorra a Scampia

Nel quartiere Scampia, alcune delle piazze più redditizie dell’intera area (cd. Case dei Puffi, Sette Palazzi, Chalet Bakù) continuano ad essere gestite da pregiudicati legati alle famiglie ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO, nonostante tali gruppi siano stati significativamente fiaccati da arresti e scelte collaborative intraprese da un alto numero di affiliati.

La stessa situazione si registra per il contrapposto clan cd. della VANELLA GRASSI, ancora presente a Secondigliano e a Scampia (su una parte del “lotto G” e nella piazza di spaccio della “Vela Celeste”)474. Il 27 febbraio 2019, personale della Questura di Napoli ha eseguito un decreto di sequestro di beni immobili e mobili registrati, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, a carico di elementi della famiglia MAGNETTI, una delle componenti di vertice del gruppo della VANELLA GRASSI.

Legata ai VANELLA GRASSI è anche la famiglia MARINO, presente nella zona delle cd. “Case Celesti”, fiorente piazza di spaccio, situata in via Limitone di Arzano. Sempre a Scampia sono presenti pochi superstiti del gruppo LEONARDI (i cui vertici sono collaboratori di giustizia) nonché alcune famiglie criminali legate al sodalizio AMATO-PAGANO, ritiratosi nei comuni di Mugnano e Melito, che detengono ancora la gestione delle attività di spaccio in alcuni comparti (Lotto SC/3 – Comparto H “Sette Palazzi” – Lotto P).

La camorra nel Rione dei Fiori, Rione Kennedy, Larco Marcello,

Alle citate principali organizzazioni, che si contraddistinguono per pervasività nel tessuto sociale, si aggiungono poi compagini criminali di più ridotto potere e capacità economica. Nel Rione dei Fiori (la cd. Zona del Terzo Mondo), operano soggetti legati alla famiglia DI LAURO, mentre nel Rione Kennedy, fiorente pizza di spaccio, è presente il gruppo CESARANO.

La zona cd. di Largo Marcello ricade sotto l’influenza del clan RISPOLI, con a capo due fratelli. Delle tensioni alle quali si è fatto cenno sono indicativi due omicidi verificatisi, rispettivamente, il 7 e l’8 settembre 2019, il primo in pregiudizio di un affiliato al sodalizio AMATO-PAGANO, il secondo di un pregiudicato legato al clan VANELLA-GRASSI, sfuggito in passato ad altri agguati.

La camorra nella Masseria Cardone

Altro potente gruppo locale è la famiglia LICCIARDI della Masseria Cardone, che ha esteso i propri tentacoli sul quartiere Secondigliano, assegnando la reggenza di singoli rioni a propri referenti. Si tratta delle famiglie CARELLA, del Rione Berlingieri; GRIMALDI di San Pietro a Patierno e MAIONE, che gestisce l’area nota come “Perrone”479. Nel clan LICCIARDI, coinvolto nella più volte citata operazione “Cartagena” del giugno 2019, un ruolo di spicco è riconosciuto alla sorella dello storico boss480, deceduto nel 1994 per cause naturali. Nei quartieri Miano, Marianella e Piscinola si conferma il cedimento della struttura criminale militare facente capo alla famiglia LO RUSSO, per la scelta collaborativa di gran parte dei vertici, molti dei quali destinatari di pesanti condanne. Nel mese di febbraio, personale della Squadra Mobile di Napoli ha eseguito un provvedimento cautelare481 a carico di affiliati ai clan LO RUSSO e AMATO-PAGANO, per un omicidio e un contestuale tentato omicidio, consumati nel 2006, e un omicidio del 2008, riconducibili a faide interne agli AMATO-PAGANO, essendo tutte le vittime affiliate a un loro sottogruppo che ne gestiva gli affari illeciti di Mugnano482. Del commando avevano fatto parte anche affiliati ai LO RUSSO “…per decisione concorde dei capi delle due compagini, all’epoca dei fatti e negli anni successivi alleati…” in un lucroso rapporto d’affari, in particolare nel contesto del narcotraffico: i LO RUSSO ricevevano dagli AMATO-PAGANO rifornimenti costanti di cocaina a prezzi vantaggiosi in cambio di “…reciproci “favori” per l’esecuzione di omicidi o di azioni armate per il controllo del territorio, utilizzando “gruppi di fuoco” composti da killer di entrambe le compagini…”483.

Miano Bassa e Miano Alta

La ridotta operatività del clan LO RUSSO ha dato spazio a gruppi che fanno capo a nuove generazioni di criminali, tra i quali il clan NAPPELLO, colpito da diversi provvedimenti restrittivi, che aveva sconfinato anche nel territorio di Chiaiano e Marianella. Attualmente si è realizzata una sorta di formale spartizione degli “affari illeciti” distinguendosi due aree, Miano Bassa, dove operano soggetti aggregatisi intorno alle famiglie BALZANO e SCARPELLINI, e Miano Alta, dove opera il gruppo CIFRONE.

Si tratta di aggregati criminali composti da giovani, in passato orbitanti nella galassia dei LO RUSSO, connotati da personalità estremamente violenta. Sintomatico delle tensioni che la parcellizzazione dei clan comporta è l’esplosione di una bomba carta avvenuta il 17 giugno 2019 nel rione San Gaetano, a Miano, e la successiva esplosione di colpi di pistola esplosi nella vicina via Vittorio Veneto.

Questi episodi sono stati preceduti dal ferimento, il 13 giugno 2019, in Corso Secondigliano, di un pregiudicato, figlio di un ex boss del rione Sanità e ritenuto vicino ai LO RUSSO. Gli investigatori non escludono che azioni cosi clamorose possano essere supportate da ambienti malavitosi confinanti.

Chiaiano

Nel comprensorio di Chiaiano mantiene il controllo delle attività illecite il gruppo STABILE. Nei quartieri Vomero e Arenella, l’assenza dei capi delle storiche organizzazioni criminali locali, quali il sodalizio CAIAZZOCIMMINO, che comunque continuano ad operare tramite altri affiliati, ha dato, anche qui, spazio a gruppi emergenti interessati a gestire le attività illecite sul territorio, principalmente estorsioni e vendita di stupefacenti.

Il 18 giugno la Polizia di Stato ha arrestato un pregiudicato ritenuto a capo di un gruppo emergente del Vomero per un’estorsione nei confronti di una società di trasporto infermi, aggravata dal metodo mafioso, in concorso con un altro soggetto, arrestato il 18 ottobre 2018.

Area Orientale – quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra

San Giovanni a Teduccio

Le vicende criminali del quartiere San Giovanni a Teduccio sono legate allo storico scontro tra la famiglia MAZZARELLA, che ha la sua roccaforte a Poggioreale, nel rione Luzzatti, e i RINALDI-REALE del Rione Villa scontro originato negli anni ’90, che ha generato una catena di omicidi e di vendette incrociate.

Su molti di questi delitti hanno fatto luce le dichiarazioni di pregiudicati inseriti con ruoli di spicco nelle citate consorterie, divenuti, poi collaboratori di giustizia. Un duro colpo per i RINALDI è stato l’arresto del reggente, avvenuto il 16 febbraio 2019, a conclusione di un’operazione dei Carabinieri.

Il pregiudicato, latitante dal novembre 2018, è stato catturato nell’abitazione di alcuni parenti a San Pietro a Patierno e la guida del clan era stata assunta da elementi di alto spessore criminale, le cui abitazioni sono state più volte presa di mira dalle azioni armate dei MAZZARELLA.

Nello stesso periodo, tre dei reggenti sono stati tratti in arresto, il primo ad Acerra, il 3 maggio 2019, altri due ad Ardea (RM) l’8 giugno 2019, mentre un quarto si era già costituito il 26 febbraio 2019. Lo scontro non sembra destinato a placarsi per gli interessi in campo e investe non solo San Giovanni a Teduccio ma anche altre aree cittadine, come Barra, Ponticelli e la zona dei Decumani.

Si sarebbero realizzati due fronti: da un lato i RINALDI-REALE, i SILENZIO (stanziati in via Taverna del Ferro, in passato legati ai FORMICOLA), i MINICHINI-SCHISA-DE LUCA BOSSA di Ponticelli, gli APREA-CUCCARO di Barra ed i SIBILLO della zona dei Decumani.

Sull’altro fronte il clan MAZZARELLA, uno dei più forti del capoluogo, può contare su una rete di alleanze che comprende, oltre ai citati clan del centro storico, (quali i BUONERBA di via Oronzo Costa e i SEQUINO della Sanità), i gruppi D’AMICO del Rione Villa, MONTESCURO di Sant’Erasmo, LUONGO di San Giorgio a Cremano (NA) e DE BERNARDO di Somma Vesuviana (NA).

Tra le principali fonti di finanziamento dei MAZZARELLA figurano i traffici di stupefacenti. A febbraio è stato, infatti, emesso un provvedimento cautelare a carico di due affiliati al clan, ritenuti responsabili del sequestro, avvenuto nello stesso mese, del cognato di un affiliato, consumato al fine di indurre quest’ultimo a restituire una somma di circa 340 mila euro, ricevuti per l’acquisto di una partita di droga in Olanda. I MAZZARELLA sarebbero in buoni rapporti con il locale gruppo FORMICOLA.

Il 4 maggio 2019, alcuni affiliati alle famiglie SILENZIO e FORMICOLA, sono stati tratti in arresto da personale della Polizia di Stato492 per l’omicidio di due fratelli, titolari di una pescheria ma inseriti nei circuiti criminali di San Giovanni a Teduccio, in particolare nello spaccio di stupefacenti, uccisi il primo nel 2002, il secondo nel 2004, epoca in cui i due gruppi erano alleati.

Numerosi sono gli episodi delittuosi inquadrabili nelle descritte dinamiche criminali dei quali sono stati protagonisti anche altri gruppi locali. Tra questi episodi, due gravi fatti di sangue avvenuti, rispettivamente, ad aprile e maggio 2019, nei quali sono stati coinvolti dei minori.

Il primo è l’omicidio, consumato il 9 aprile, di un pregiudicato, cognato del capo del gruppo RINALDI, ucciso dai sicari mentre con il figlio, rimasto ferito, accompagnava a scuola il nipotino di quattro anni, anche lui presente al momento dell’aggressione armata, riuscito fortunosamente a scampare ai numerosi colpi di arma da fuoco esplosi da due soggetti a bordo di uno scooter, nascondendosi sotto il sedile dell’auto con la quale lo stavano conducendo a scuola.

L’attività di indagine condotta dai Carabinieri ha consentito, in breve tempo, di ricostruire il movente del delitto e individuare gli autori, legati alla famiglia D’AMICO, alias i Gennarielli, costola del clan MAZZARELLA. Nel secondo fatto di sangue, verificatosi il 3 maggio, è rimasta gravemente ferita una bambina di tre anni e, in modo meno grave, la nonna. In questo caso obiettivo dei sicari era un pregiudicato legato alla famiglia REALE, anche lui ferito.

Il 10 maggio 2019 sono stati tratti in arresto i due autori del delitto, coinvolti in traffici di stupefacenti con esponenti di spicco del gruppo FORMICOLA. Dalle indagini è emerso che il movente sarebbe legato ad un profondo contrasto derivante dal mancato pagamento di un debito maturato per traffici di droga, contratto dal pregiudicato ferito con uno degli autori del delitto e con il reggente dei FORMICOLA

Ponticelli

Nel confinante quartiere Ponticelli operano i collegati sodalizi DE LUCA BOSSA-MINICHINI (con base nel cd. “Lotto 0”) e SCHISA (cd. dei Pazzignani) del Rione De Gasperi, composto da reduci del clan SARNO, alleati ai clan CUCCARO-APREA di Barra e RINALDI-REALE.

Un provvedimento cautelare del mese di gennaio ha ripercorso le vicende che hanno portato all’alleanza tra il gruppo DE LUCA BOSSA-MINICHINI e il clan APREA, ricostruito le dinamiche di alcune azioni di fuoco e fornito uno spaccato dei nuovi equilibri criminali creatisi a Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e Barra dopo l’arresto, nel mese di novembre 2017, degli ultimi affiliati di

Area Occidentale: quartieri Pianura, Fuorigrotta, Bagnoli, Soccavo, Rione Traiano

La zona occidentale di Napoli è sempre stata caratterizzata da un’elevata parcellizzazione criminale, causa, nel tempo, di numerosi scontri armati tra i diversi gruppi, provocati dalla necessità di evitare sconfinamenti territoriali e conservare il predomino sui traffici illeciti

Anche in quest’area, le lunghe detenzioni dei capi clan hanno determinato l’ascesa di figure di secondo piano cresciute all’interno dei rispettivi clan. Queste figure, in alcuni casi hanno assicurato continuità alle attività illecite della consorteria di apparenza, in altri hanno dato luogo a nuove formazioni camorristiche, accettando il rischio di dare inizio a sanguinose faide.

Rione Traiano

Tale scenario carico di tensioni è descritto in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso ed altro, eseguita il 28 maggio 2019 dai Carabinieri, che ha fornito uno spaccato degli assetti criminali del rione Traiano (quartiere Soccavo) teatro di numerosi raid armati. Destinatari del provvedimento sono stati diversi affiliati, anche di spicco, del gruppo CUTOLO.

Il citato sodalizio, operante nella parte bassa del rione Traiano – zona cd. della “44”- è composto da pregiudicati fuoriusciti nel 2007 dal clan PUCCINELLI-PETRONE, presente nella parte alta del medesimo rione. I CUTOLO, alla luce di un accordo spartitorio con i PUCCINELLI-PETRONE, controllavano le estorsioni e una capillare rete di vendita di sostanze stupefacenti, sia attraverso la gestione diretta di propri punti vendita sia attraverso il costante rifornimento di autonomi titolari di piazze di spaccio, , tenuti a versare somme periodiche alla famiglia CUTOLO.

Tra gli arrestati figurano i componenti di un’organizzazione criminale, composta, anche in questo caso, da ex affiliati al sodalizio PUCCINELLI, responsabili di alcuni atti intimidatori ai danni di esercizi commerciali e di soggetti legati all’ex gruppo di appartenenza, commessi allo scopo di affermare la loro presenza sul territorio.

Una precedente indagine, chiusa nel mese di aprile, aveva già accertato l’esistenza di un altro gruppo criminale autonomo, operante nel cd. “Parco Ises”, dove avrebbe gestito un’attività di spaccio con il placet dei PUCCINELLI-PETRONE. Il sodalizio, guidato da una donna, era composto da giovanissimi, che sebbene non appartenenti ad organizzazioni camorristiche avrebbero agito con le stesse modalità di un’associazione mafiosa, attraverso una precisa divisione dei compiti e l’utilizzo di un efficiente sistema di vigilanza.

Soccavo

Per quanto riguarda la restante parte del quartiere Soccavo, si segnalano gli arresti, nel mese di dicembre 2018501, di affiliati e reggenti dei locali clan VIGILIA, SORIANIELLO e GRIMALDI, a conclusione di un’indagine che ha documentato l’ascesa del sodalizio VIGILIA dopo la scissione dal gruppo GRIMALDI.

Lo stesso clan VIGILIA, in assenza degli elementi apicali, risulta attualmente affidato a soggetti di secondo piano. Lo svuotamento degli organici dei sodalizi storici ha creato, altresì, occasioni di affermazione di piccole formazioni criminali dedite, per lo più, alla gestione delle piazze di spaccio e al prelievo estorsivo in danno dei commercianti locali.

La camorra e rimodulazioni a Bagnoli, Agnano e Cavalleggeri d’Aosta

Nelle aree di Bagnoli, Agnano e Cavalleggeri d’Aosta non è al momento presente un gruppo egemone, in conseguenza della dissoluzione per gli arresti e le pesanti condanne inferte ad affiliati agli storici clan D’AUSILIO e SORPRENDENTE. La scarcerazione nel mese di giugno 2019 del capo del locale gruppo ESPOSITO, attivo prevalentemente nel quartiere di Bagnoli, potrebbe dare nuovo slancio al sodalizio.

A Fuorigrotta non si registrano mutamenti del contesto criminale: il controllo delle piazze di droga e del racket dei parcheggi resta appannaggio dei gruppi IADONISI (con roccaforte nel rione Lauro) e CESI, che alternano momenti di frizione a periodi di intesa che li portano a condividere i proventi dei traffici illeciti.

Pianura

Nel quartiere Pianura gli arresti e le scelte collaborative di un gran numero di affiliati ed elementi apicali hanno fortemente indebolito i locali gruppi MARFELLA-PESCE e LAGO e potrebbero aver favorito un’espansione sul territorio del clan MELE.

Area provinciale

L’assenza di elementi apicali, da anni detenuti, non sembra aver minato la solidità dei clan maggiormente strutturati. Le estorsioni rappresentano lo strumento privilegiato di riconoscimento della supremazia dei clan sul territorio e, anche nel periodo di riferimento, le commistioni tra organizzazioni criminali e componenti delle amministrazioni locali hanno determinato lo scioglimento di un Consiglio comunale, quello di Arzano.

Napoli Provincia occidentale: Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Fusaro, Monte di Procida, Miseno, Isole

Nel territorio flegreo, che comprende i comuni di Pozzuoli e di Quarto, i clan BENEDUCE e LONGOBARDI sono stati depotenziati dalla detenzione degli elementi apicali e di un gran numero di affiliati. Questa situazione aveva dato spazio a due distinti aggregati criminali, retti da elementi riconducibili al gruppo LONGOBARDI, uno operante nella zona di Monteruscello, l’altro nel rione Toiano, i cui componenti sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nel mese di dicembre 2018508.

A Bacoli e Monte di Procida permane la presenza del gruppo PARIANTE, con interessi illeciti nelle attività di spaccio, nelle estorsioni e nell’imposizione dei videopoker.

 

Napoli Provincia Settentrionale

La camorra ad Acerra

Nell’area operano diversi gruppi le cui dinamiche criminali sono interconnesse con quelle di alcuni sodalizi del capoluogo e della provincia di Caserta. Diversamente da quanto accaduto per Napoli, non si evidenziano conflittualità, poiché clan storici quali i MALLARDO, i MOCCIA e i POLVERINO, seppur indeboliti dagli arresti sembrerebbero ancora in grado di far valere la loro leadership, forti di un significativo potere economico. Altro elemento di forza delle organizzazioni locali è il rapporto che lega alcune di loro con il mondo politico-imprenditoriale.

Arzano

Tale collegamento ha condotto allo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata del Consiglio comunale di Arzano (rinnovato nelle consultazioni amministrative dell’11 giugno 2017), intervenuto il 22 maggio 2019, con decreto del Presidente della Repubblica. Si tratta del terzo scioglimento per collegamenti degli amministratori locali con la camorra: il primo risale al 2008, il secondo al 2015.

Nel comune sopracitato la gestione delle attività illecite è suddivisa tra due sodalizi in contrasto tra loro: il gruppo cd. “della 167 di Arzano”, frangia del cartello AMATO-PAGANO, e un’associazione criminale emanazione del clan MOCCIA. Il gruppo “della 167”, che progressivamente ha guadagnato spazi di autonomia, prevalendo sul sodalizio espressione dei MOCCIA, è stato colpito dall’esecuzione di diversi provvedimenti cautelari a carico dei personaggi di maggiore spessore, uno dei quali arrestato l’8 maggio 2019.

Nella stessa data, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento restrittivo511 a carico del reggente del clan legato ai MOCCIA. Una conferma di come il “gruppo della 167” stia scalzando l’articolazione dei MOCCIA è la denuncia presentata da due fratelli, uno dei quali cognato di un elemento di spicco del clan MOCCIA, titolari di un’autorimessa ad Arzano, per le continue richieste estorsive, subite tra il 2014 e il 2017, ad opera del citato gruppo: il 29 marzo 2019, proprio il cognato del boss, vittima delle richieste estorsive, è stato ucciso in un agguato, ad Afragola.

Afragola

Il clan MOCCIA, originario di Afragola, ha per anni imposto il suo dominio criminale in gran parte dei comuni dell’area in argomento (Casoria, Frattamaggiore, Cardito, Caivano, Arzano), nei quali le attività illecite erano rimesse alla gestione di sottogruppi: questo modus operandi ha consentito alla famiglia di spostare il raggio d’azione in altre zone, prima fra tutte la Capitale, dove si sono trasferiti alcuni suoi membri.

Da qualche tempo, nel predetto contesto territoriale si registra una fase di fibrillazione, in ragione di equilibri divenuti instabili per una serie di eventi giudiziari che hanno colpito i luogotenenti del clan MOCCIA e la sua architettura militare.

Questa situazione si registra, in particolare, sul territorio di Afragola e Casoria dove l’assenza di elementi apicali liberi ha lasciato spazio a soggetti di terzo livello, che hanno iniziato ad operare con una maggiore autonomia gestionale.

Proprio in questi territori si è registrato un incremento di atti intimidatori, a partire dalla fine del 2018, riconducibili a una serrata lotta tra nuovi, giovani esponenti mossi dalla volontà di conquistare il controllo dei traffici di stupefacenti e delle estorsioni. Tra i vecchi luogotenenti, quello di maggiore spessore criminale è il capo del gruppo PEZZELLA, egemone a Cardito, Carditello, Frattamaggiore, Frattaminore e Crispano, alleato al clan CICCARELLI di Caivano, importante snodo campano per i traffici di stupefacenti, sotto la cui egida convivono diverse famiglie dedite ai citati traffici.

Casoria

A Casoria, il 13 febbraio, è stato arrestato dai Carabinieri il capo del locale clan IODICE, legato ai MOCCIA, condannato per associazione di tipo mafioso, al quale fanno riferimento due pregiudicati arrestati il 6 giugno 2019 per estorsione aggravata.

Nel comprensorio territoriale di Casoria operano anche altri referenti della famiglia MOCCIA. Al riguardo, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nel mese di marzo, ha fornito una spaccato del rapido affermarsi, a Casoria, di diversi gruppi, tutti emanazione dei MOCCIA, il cui succedersi nel controllo delle attività illecite è stato scandito dall’esecuzione di provvedimenti restrittivi a carico dei rispettivi esponenti di vertice, senza che si generassero contrasti.

Uno di questi è il sodalizio BARBATOBENCIVENGA, cui fa riferimento il citato provvedimento, che a Casoria aveva preso il posto dell’articolazione del clan MOCCIA, facente capo alla famiglia ANGELINO, dopo la morte, nel 2012, del capo clan, e il successivo arresto del padre. Nel 2014, l’arresto del capo del gruppo BARBATO-BENCIVENGA, consentì alla famiglia CERVO, già legata agli ANGELINO, di ritagliarsi uno proprio spazio criminale sul territorio.

La camorra a Marano e Mugnano di Napoli

Nei comuni di Melito e Mugnano di Napoli è tutt’ora radicato il clan AMATO-PAGANO525, che vi detiene il monopolio del traffico di sostanze stupefacenti e delle attività estorsive.

Il 25 marzo 2019, i Carabinieri, a Giugliano in Campania, località Varcaturo, nel corso di una perquisizione presso l’abitazione del figlio, incensurato, di uno dei capi del clan AMATO, hanno rinvenuto e sequestrato oltre 75 mila euro circa in contanti, presumibilmente riconducibili ad attività illecite, documentazione varia e alcuni orologi di lusso.

La camorra a Casavatore

A Casavatore opera il gruppo FERONE, sodalizio vicino agli AMATO-PAGANO e alla VANELLA GRASSI.

La camorra a Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano

Nel comprensorio territoriale dei comuni di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, il controllo delle attività illecite – estorsioni, gestione del gioco clandestino, usura, infiltrazione negli appalti pubblici, spaccio di stupefacenti – è suddiviso tra i clan VERDE, RANUCCI – PETITO – BOTTONE, PUCA, D’AGOSTINO – SILVESTRE.

Lo stato di detenzione dei vertici dei citati sodalizi ha dato spazio a figure di secondo piano, in grado comunque di mantenere il controllo del territorio. Nel mese di marzo è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del genero del capo del clan PUCA, ritenuto responsabile di estorsione e illecita concorrenza, per aver imposto a esercizi commerciali di Sant’Antimo e Grumo Nevano di acquistare pane e prodotti da forno da ditte espressione del sodalizio.

Sebbene le condotte contestate si riferiscano al 2015, nel provvedimento si dà atto del forte radicamento del clan sul territorio e dell’alleanza con gli altri due gruppi di Sant’Antimo, i clan VERDE e RANUCCI. Sarebbe, tuttavia, in atto un mutamento della morfologia criminale interna al clan PUCA, a causa di frizioni determinate dalla collaborazione di alcuni affiliati.

La camorra a Giugliano in Campania

A Giugliano in Campania si conferma la presenza del clan MALLARDO, uno dei gruppi che fanno parte della cd. “Alleanza di Secondigliano”, unitamente ai sodalizi CONTINI e LICCIARDI. I MALLARDO sono tra le famiglie camorristiche più influenti del panorama criminale campano, con proiezioni economiche e criminali in diverse regioni, tra le quali il Lazio e la Toscana.

Il 15 gennaio 2019, nell’ambito dell’operazione “Babele”, la DIA di Napoli ha eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di due esponenti di spicco del clan, ritenuti responsabili dell’omicidio di un affiliato, avvenuto a Giugliano in Campania nel 1996, ucciso su ordine di uno dei due indagati per aver tenuto condotte contrarie ai “codici di comportamento” imposti dal clan.

Alcuni componenti del sodalizio sono tra i destinatari dell’ordinanza emessa a conclusione della più volte citata operazione “Cartagena” che ha, tra l’altro, evidenziato come il capo del gruppo MALLARDO, anche se detenuto, fosse spesso sia intervenuto per gestire gli affari illeciti dell’alleato clan CONTINI.

Il clan giuglianese è stato di recente colpito anche nel profilo patrimoniale: il 5 giugno 2019 la DIA di Napoli ha eseguito una decreto di sequestro emesso dal locale Tribunale nei confronti di un imprenditore affiliato al clan MALLARDO, titolare di una società immobiliare e di una concessionaria di auto, responsabile di numerose truffe in danno di compagnie assicuratrici e del successivo reimpiego dei capitali illeciti, attraverso fittizie intestazioni di beni ai suoi familiari.

I MALLARDO devono la loro forza anche ai buoni rapporti con i gruppi operanti a Villaricca (famiglie FERRARA-CACCIAPUOTI, imparentate tra loro), con i clan NUVOLETTA – POLVERINO di Marano e BIDOGNETTI del casertano. Il sodalizio è presente, tramite suoi referenti, anche a Qualiano, comune dove operano anche i gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA.

Ha, infine, basi operative e logistiche a Napoli, in ragione dei citati rapporti di alleanza e legami familiari con i clan CONTINI e BOSTI. Il 17 maggio 2019, i Carabinieri di Battipaglia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti, tra i quali il capo del gruppo MALLARDO, due affiliati al sodalizio salernitano PECORARO-RENNA, operante nella Piana del Sele, e un pregiudicato ritenuto vicino al gruppo CESARANO, tutti coinvolti, con ruoli diversi, in un omicidio eseguito a Pontecagnano Faiano (SA) ad agosto 2015. Il provvedimento ha evidenziato gli stretti rapporti tra i menzionati clan finalizzati a consolidare il controllo sui rispettivi territori di competenza, scambiandosi reciproci favori, come nel caso dell’omicidio in questione, il cui movente risiedeva nel controllo del settore dei trasporti, di forte interesse per il clan PECORARO-RENNA, dove aveva tentato di inserirsi la vittima.

La camorra a Marano di Napoli

A Marano di Napoli le organizzazioni storicamente egemoni sul territorio – NUVOLETTA, POLVERINO e ORLANDO (questi ultimi operativi anche a Qualiano e Calvizzano) – nonostante i numerosi arresti di affiliati ed elementi apicali, non possono ritenersi destrutturate.

Piuttosto sembrano rivolti alla ricerca di nuove e più raffinate strategie di controllo e gestione delle attività criminali. I menzionati sodalizi, infatti negli anni hanno continuato a consolidare imperi economici e hanno, da tempo, investito le cospicue risorse finanziarie di cui dispongono in altri ambiti territoriali nazionali ed extranazionali, sviluppando molteplici attività imprenditoriali.

A gennaio è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di 600 mila euro, nei confronti di un affiliato di spicco del clan NUVOLETTA, da anni trasferitosi in Emilia Romagna, dove operava anche per conto di altri gruppi.

Gran parte delle ricchezze dei citati clan trae origine dal traffico internazionale di stupefacenti, soprattutto hashish, importato dal Marocco, quasi in regime di monopolio, disponendo di una rete di persone fidate e particolarmente esperte nei rapporti con le organizzazioni criminali estere, nella fattispecie con i potenti clan maghrebini. Altri affiliati ai citati sodalizi sono stati arrestati nei primi mesi del 2019.

Tra questi figurano il nipote del boss del clan NUVOLETTA, arrestato il 7 febbraio 2019, in esecuzione di un ordine di carcerazione, e un latitante del gruppo POLVERINO, arrestato in Marocco il 29 maggio 2019.

La camorra ad Acerra

Nel comprensorio territoriale di Acerra – dove la vendita di stupefacenti rimane il principale business – da alcuni anni la malavita organizzata ha perso una precisa identità e autonomia per l’assenza di una strutturata e prevalente leadership criminale.

In questo contesto instabile, nel quale si registra l’operatività dei gruppi AVVENTURATO e DI BUONO/CAROFARO, potrebbe inquadrarsi il movente dell’omicidio di un elemento di spicco del clan MARINIELLO poco prima scarcerato, figlio del vecchio boss di Acerra, anche lui vittima di un agguato, avvenuto sempre ad Acerra il 23 marzo 2000,

La camorra a Casalnuovo

A Casalnuovo di Napoli e Volla sono presenti i clan VENERUSO-REA e PISCOPO-GALLUCCI, con interessi nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti, praticato soprattutto al Parco Marcello e nelle cd. Palazzine della 219 a Casalnuovo.

Nel mese di gennaio, un provvedimento cautelare ha confermato la piena operatività del sodalizio VENERUSO-REA nel settore delle estorsioni, rivolte sia ad operatori economici, tra i quali il titolare di una ditta affidataria del servizio di raccolta dei R.S.U. a Casalnuovo, sia a pregiudicati, costretti a versare parte dei loro profitti illeciti al clan

Napoli Provincia Orientale

L’area vesuviana è stata interessata da alcuni importanti eventi che, tuttavia, non ne hanno rimodulato gli assetti criminali: ad aprile 2019 è deceduto a Parma, per cause naturali, lo storico fondatore del clan FABBROCINO, detenuto dal 2005; a Brusciano, il sodalizio REGA si è trovato a fronteggiare le mire autonomistiche di un gruppo di giovani.

La camorra a San Gennaro Vesuviano

La famiglia FABBROCINO di San Gennaro Vesuviano, nonostante la lunga detenzione dello storico capo clan, ha mantenuto la sua influenza criminale che si estende anche a Nola, Ottaviano, Palma Campania e San Giuseppe Vesuviano.

In quest’ultimo comune e a Terzigno la sua longa manus è il gruppo BATTI, detto dei “Milanesi”, la cui principale attività illecita è la vendita di stupefacenti: la sua operatività è stata ridimensionata dall’esecuzione da parte di militari dell’Arma dei carabinieri, a maggio, di due provvedimenti cautelari che hanno colpito i vertici dell’associazione.

La camorra nel nolano

Nell’area nolana si conferma l’operatività del clan SANGERMANO, alleato al clan RUSSO di Nola e in rapporti di parentela con il gruppo CAVA di Quindici (AV), che attraverso i SANGERMANO controlla i comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola. Riguardo al gruppo RUSSO, a maggio, è stato arrestato, per estorsione, il figlio del vecchio boss.

La camorra a Sant’Anastasia

A Sant’Anastasia, il locale gruppo ANASTASIO, che ha propaggini anche nel territorio di Cercola e Pomigliano d’Arco, avrebbe riacquistato forza dopo la scarcerazione del nipote del capo clan che, coadiuvato da un cugino, si sarebbe messo a capo di un manipolo di fedelissimi, attraverso i quali controllare gli affari illeciti della zona, in particolar modo la vendita di sostanze stupefacenti.

Sul territorio, si registra la presenza anche del figlio di un elemento apicale del cartello PERILLO-PANICO, in passato in contrasto con il clan ANASTASIO.

L’assenza di frizioni tra i due gruppi, porta a ritenere che gli stessi siano addivenuti ad un accordo per la spartizione delle attività illecite.

Poggiormarino e Striano

A Poggiomarino e Striano, le attività illecite per conto del clan GIUGLIANO sono gestite dal cognato del capo e dalla moglie di quest’ultimo. Nell’area opera anche un gruppo omonimo del primo: i due sodalizi, dopo una prima fase di scontro, sembrerebbero aver raggiunto un accordo per la spartizione del territorio.

La camorra a Somma Vesuviana

A Somma Vesuviana, già feudo del gruppo D’AVINO, si registra una situazione magmatica, a causa di una serie di eventi che hanno interessato un’area nella quale l’assenza di criminali di spessore avrebbe favorito l’infiltrazione di esponenti dei clan CUCCARO, RINALDI e MAZZARELLA dell’area orientale di Napoli, portando alla formazione di piccoli gruppi criminali, che rappresentano espressione sul territorio di quelle consorterie.

Si tratta, in particolare, della famiglia DE BERNARDO, referente del clan MAZZARELLA, nell’ambito della quale un elemento di spicco è stato destinatario, unitamente a due affiliati, di un provvedimento restrittivo, eseguito dai Carabinieri il 16 gennaio 2019, per un tentato omicidio, avvenuto a Somma Vesuviana, a settembre 2017, in pregiudizio di un soggetto legato al clan RINALDI.

Accanto a questo gruppo opera il sodalizio D’ATRI, referente in zona per conto degli alleati clan CUCCARO e RINALDI, gli ultimi due in perenne conflittualità proprio con la famiglia MAZZARELLA. Sul territorio sono attivi anche alcuni pregiudicati autoctoni che opererebbero agli ordini di un pregiudicato legato alla citata famiglia D’AVINO.

La camorra a Marigliano

A Marigliano sono presenti il clan dei cd. “Mariglianesi” (con ramificazioni a San Vitaliano, Mariglianella, Castello di Cisterna548, Brusciano, Somma Vesuviana), composto da pregiudicati provenienti dalle fila del clan MAZZARELLA e il gruppo dei cd. “Paesani”, di cui fanno parte pregiudicati locali e che fa capo alla famiglia ESPOSITO549. A gennaio, i due capi dei gruppi ESPOSITO e RINALDI sono stati tratti in arresto assieme ad altri, perché coinvolti nell’omicidio del capo del citato clan DE BERNARDO, ucciso nel novembre 2015, a Somma Vesuviana, referente in quel comune della famiglia MAZZARELLA550. In risposta a questo omicidio, sempre a Somma Vesuviana, si era verificato il citato omicidio del settembre 2017, in pregiudizio di un soggetto legato al clan RINALDI.

La camorra a Brusciano

Il comune di Brusciano è stato teatro di ripetuti atti intimidatori (esplosione di colpi d’arma da fuoco, bombe carta e incendi) nonché di un omicidio in pregiudizio di un venditore ambulante, deceduto il 22 aprile 2019, in seguito alle ferite riportate nel corso di un agguato del 24 marzo precedente.

I gravi episodi evidenziano le tensioni in atto sul territorio, dove il clan REGA si è trovato a contenere le spinte centrifughe di un gruppo di fuoriusciti. Uno dei componenti di vertice del sodalizio risulta tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare del mese di febbraio, che ha riguardato una serie di estorsioni, consumate tra dicembre 2018 e aprile 2019, ai danni dei titolari di una pescheria di Brusciano.

A confermare il clima di violenza, l’aggressione, con lanci di pietre, avvenuta nel mese di febbraio, di vari amministratori comunali mentre si trovavano in una area denominata “ex legge 219”, verosimilmente ad opera di vedette addette al controllo di una piazza di spaccio. In quella zona, a marzo, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato proiettili di vario calibro, alcuni ordigni rudimentali completi di inneschi, occultati nelle cantine di uno degli stabili condominiali ispezionati il successivo mese di aprile un ordigno ha causato il danneggiamento di alcune vetrate e di diversi veicoli in sosta.

La camorra a Pollena Trocchia

A Pollena Trocchia, il controllo delle attività illecite è appannaggio del sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO.

Cercola e Pomigliano d’Arco

Cercola e Pomigliano d’Arco, al pari di altri comuni della zona, risentono dell’influenza di alcuni clan di Napoli (DE LUCA BOSSA-MINICHINI-APREA-CUCCARO) ai quali sono collegati i sodalizi locali.

Uno di questi sodalizi è il gruppo FUSCO-PONTICELLI di Cercola, nel cui ambito si registra l’arresto di un affiliato, avvenuto il 26 gennaio 2019.

Nel mese di marzo il presidente di un’associazione antiracket, ha ricevuto sulla sua pagina facebook delle minacce per aver fatto arrestare due estortori, convincendo le vittime a sporgere denuncia. L’associazione è dedicata a Domenico NOVIELLO, anche lui piccolo imprenditore di Castel Volturno, ucciso per vendetta dai CASALESI – nel corso della cd. “fase stragista” intrapresa, nel 2008, dal gruppo SETOLA – per aver coraggiosamente denunciato le estorsioni subite, consentendo l’arresto, anche in quel caso, degli autori.

 

Napoli Provincia Meridionale

Le organizzazione criminali di quest’area sono state più volte colpite dall’esecuzione di provvedimenti cautelari, molti dei quali hanno riguardato i gruppi di maggiore forza militare ed economica.

Tuttavia, il decennale radicamento sul territorio, unito a una politica di alleanze con sodalizi altrettanto strutturati, ha consentito loro di mantenere inalterato il controllo nelle zone di influenza, come documentato dall’operazione “Olimpo”, conclusa nel dicembre 2018, che ha riguardato i gruppi D’ALESSANDRO, CESARANO e AFELTRA-DI MARTINO.

La frammentazione che interessa anche i sodalizi locali non impedisce loro di rifornirsi, dagli stessi canali, di droga e armi. Al riguardo, il 16 marzo 2019, i Carabinieri hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di numerose persone, italiane e austriache, coinvolte, a vario titolo ed in concorso tra loro, in una continuativa introduzione in Italia, di armi da fuoco di vario calibro, anche da guerra provenienti dall’Austria (distretto di Völkermarkt).

Le armi erano destinate a rifornire diversi clan camorristici operanti nei comuni di Torre Annunziata, Ercolano, Acerra, Castello di Cisterna, Napoli e la cosca ‘ndranghestista PESCE-BELLOCCO di Rosarno (RC) Al pari delle altre aree della provincia napoletana, anche nella parte meridionale sono presenti numerosi clan camorristici, emanazione di sodalizi del Capoluogo.

La camorra a San Giorgio a Cremano

Uno di questi è il gruppo LUONGO di San Giorgio a Cremano, articolazione sul territorio della famiglia MAZZARELLA di San Giovanni a Teduccio. Il capo clan, ritenuto dagli investigatori un soggetto di rilevante spessore criminale, è stato tratto in arresto nel mese di maggio, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, per l’omicidio, consumato il 9 aprile, di un pregiudicato, cognato del capo del gruppo napoletano RINALDI, contrapposto ai MAZZARELLA.

L’uomo è stato ucciso a Napoli, davanti alla scuola dove stava accompagnando il nipotino, anche lui presente al momento dell’aggressione armata. La famiglia LUONGO, con l’appoggio degli alleati gruppi napoletani e approfittando della detenzione dei vertici dei clan TROIA e ABATE, storicamente dominanti sul territorio, ha guadagnato una posizione di supremazia sul territorio, espandendosi anche a Portici.

L’arresto del capo clan potrebbe aprire nuovi spazi criminali al sodalizio TROIA, il cui capo clan può contare sull’appoggio di parenti scarcerati di recente, collegati al gruppo FORMICOLA di Napoli.

Portici

Sempre a Portici, la lunga detenzione degli elementi apicali del locale clan VOLLARO ha determinato una flessione del suo potere criminale, la cui gestione è affidata a pochi affiliati di secondo livello, consentendo l’affermazione del gruppo LUONGO.

La camorra a San Sebastiano al Vesuvio

A San Sebastiano al Vesuvio non si registrano mutamenti degli equilibri criminali tra i gruppi locali, rappresentati dal clan PISCOPO e da soggetti legati al sodalizio ARLISTICOTERRACCIANO.

La camorra a Ercolano

A Ercolano, le consorterie criminali ASCIONE/PAPALE e BIRRA/IACOMINO, che per anni si sono contese le attività illecite sul territorio, sono attualmente accomunate dall’assenza ai rispettivi vertici, degli affiliati storici, condannati a lunghe pene detentive. Il nuovo assetto ne limita l’operatività, rimessa alla gestione delle giovani leve.

Torre del Greco

La stessa situazione si registra a Torre del Greco, dove l’indebolimento del clan FALANGA a causa dell’assenza di elementi di spicco presenti sul territorio, ha lasciato spazio a piccoli gruppi locali, che si sono suddivisi le diverse piazze di spaccio.

Il 3 gennaio 2019, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo a carico di un soggetto collegato al gruppo FALANGA, sottoposto agli arresti domiciliari a Cesenatico (FO). Il provvedimento ha riguardato 4 immobili e 14 terreni ubicati a Villaricca (NA), Cesenatico e San Vito Chietino (CH) del valore di circa 4 milioni di euro, di proprietà della moglie del pregiudicato, ritenuto molto vicino al reggente del sodalizio.

Il citato reggente è tra i destinatari di un provvedimento cautelare del maggio 2019562, eseguito dai Carabinieri il 4 giugno successivo, a carico di affiliati al gruppo FALANGA e all’alleato sodalizio DI GIOIA-PAPALE, anche questo presente a Torre del Greco.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa a conclusione di un’indagine, avviata nel 2012, dalla quale sono emersi illeciti aggravati dal metodo mafioso, protrattisi fino al 2014, nell’assegnazione di appalti pubblici per lavori, servizi e forniture, in particolare per la raccolta dei rifiuti solidi urbani e per i lavori di recupero dell’edificio comunale. Il sistema ruotava intorno alla figura di un imprenditore responsabile di un’impresa di pulizie, che curava il riassetto degli uffici comunali.

Questi, approfittando del libero accesso che aveva presso il Comune, con la complicità anche di dipendenti infedeli, era diventato una fonte di notizie per imprenditori interessati a partecipare alle gare, ai quali poi garantiva la protezione dei suddetti gruppi criminali in cambio del pagamento di somme di denaro o dell’assunzione presso le loro ditte, di soggetti segnalati dai ai clan locali.

Nel precedente mese di aprile, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di componenti un sodalizio criminale che in occasione delle elezioni amministrative svoltesi a giugno 2018, aveva acquistato voti da un numero indeterminato di elettori, in cambio di beni alimentari o somme di danaro, oscillanti tra i 20 e i 35 euro, od offrendo e promettendo posti di lavoro.

L’indagine ha documentato la responsabilità di un candidato, eletto poi consigliere comunale, nell’assunzione a tempo determinato di 5 persone, attraverso un progetto regionale, presso la ditta appaltatrice del servizio di nettezza urbana, con la promessa di farli assumere a tempo indeterminato, in cambio del voto loro e dei familiari.

Torre Annunziata

A Torre Annunziata sono presenti i clan GIONTA – collegato ai sodalizi D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia e NUVOLETTA di Marano – e GALLO che, nonostante una contrazione degli organici, continuano a esercitare un ruolo di rilievo sul territorio, concentrando gli affari criminali soprattutto sulla gestione delle piazze di spaccio, avvalendosi delle nuove generazioni.

Dall’operazione “Ares”, del mese di maggio, coordinata dall’AGdi Bari, che ha riguardato alcuni gruppi criminali operanti nella provincia di Foggia sono emersi contatti tra due pregiudicati affiliati al clan GIONTA e soggetti legati alla cosca NARDINO di San Severo (FG), che in più occasioni si sono recati in Campania per ritirare dai referenti dei GIONTA partite di droga.

Altri sodalizi locali sono la famiglia PADUANO, legata al gruppo GIONTA, appellatasi come “Terzo Sistema”; i clan TAMARISCO, alias “Nardiello”, CHIERCHIA, alias “Fransuà”, operativo nella zona c.d. della Provolera, e VENDITTO, alias “Bicchierini”, gli ultimi due legati ai GIONTA; DE SIMONE, alias “Quaglia Quaglia”, dedito, al pari degli altri sodalizi, al traffico internazionale di stupefacenti.

La rilevanza che i traffici di stupefacenti rivestono per i suddetti clan è confermata da un’operazione della Guardia di finanza che il 19 giugno 2019 si è conclusa con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli appartenenti ad un’organizzazione di trafficanti che operava tra Napoli e Roma, con ramificazioni in Albania. L’indagine è scaturita da una precedente attività, a conclusione della quale, nel 2016, era stato sgominato un traffico internazionale di cocaina sull’asse Torre Annunziata-Napoli-Sud America, che faceva capo alla famiglia TAMARISCO.

In quel contesto emergeva che i TAMARISCO avevano acquistato una partita di hashish da soggetti di etnia albanese tramite un intermediario napoletano. Le successive attività di indagine hanno fatto luce su questa seconda organizzazione criminale, oggetto del più recente provvedimento cautelare, particolarmente attiva nell’importazione dall’Albania e dalla Turchia di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, principalmente eroina e marjuana, destinate ad alimentare le piazze di spaccio della zona oplontina. L’associazione era composta da cittadini albanesi e da soggetti napoletani, tra i quali anche il cognato del capo del clan TAMARISCO.

La camorra a Boscotrecase e Trecase

A Boscotrecase e Trecase è operativo il clan GALLO-LIMELLI-VANGONE, con proiezioni anche a Boscoreale, comune quest’ultimo dove permane la presenza dei sodalizi ANNUNZIATA-AQUINO, VISCIANO e PESACANE.

Castellammare di Stabia

A Castellammare di Stabia, l’attività di contrasto alle organizzazioni camorristiche ha prodotto nel corso degli anni un sensibile ridimensionamento delle storiche consorterie e un mutamento degli equilibri criminali.

Il clan D’ALESSANDRO, con roccaforte nel quartiere Scanzano, rimane uno dei gruppi locali più potenti. Al vertice del sodalizio i membri della stessa famiglia D’ALESSANDRO e la vedova del capo clan, che vi ricopre un ruolo di rilievo. Nello stesso comune sono presenti i clan IMPARATO nel Rione Savorito, collegato ai D’ALESSANDRO; DI SOMMA, antagonista dei D’ALESSANDRO; CESARANO, nel Rione Santa Caterina.

A carico di affiliati di spicco a quest’ultimo gruppo, che ha proiezioni anche nel confinante comune di Pompei, il 22 maggio 2019, nell’ambito dell’operazione “Mercato dei Fiori”, militari dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza e hanno eseguito un provvedimento cautelare per i reati di estorsione e lesioni personali, nei confronti di imprenditori operanti nel cd. “Mercato dei fiori”, zona florovivaistica situata tra i comuni di Castellammare e Pompei.

Oltre ad imporre il racket nella sua forma tradizionale, pretendendo dalle persone taglieggiate pagamenti a cadenza mensile, il clan CESARANO aveva creato una società di intermediazione di trasporti, allo scopo di assicurarsi il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame, provenienti prevalentemente dai Paesi Bassi, scaricati nel “Mercato dei Fiori”, per poi essere distribuiti nel Sud Italia. Le vittime erano obbligate ad avvalersi di tale azienda di intermediazione per effettuare il trasporto e lo scarico merci, subendo un aggravio delle spese.

I CESARANO hanno effettuato consistenti investimenti, oltre che nel settore florovivaistico, anche in quello delle onoranze funebri, la cui operatività in quest’ambito si estende ben al di là del territori d’elezione del gruppo, grazie all’appoggio di altre associazioni criminali, quali il clan POLVERINO.

Il clan è legato anche al sodalizio napoletano MALLARDO e al gruppo salernitano PECORARORENNA. Tale collegamento è richiamato in una misura cautelare eseguita il 17 maggio 2019, dai Carabinieri, nei confronti di cinque soggetti, tra i quali il capo del gruppo MALLARDO, due affiliati al sodalizio PECORARORENNA e un pregiudicato ritenuto vicino al gruppo CESARANO, tutti coinvolti, con ruoli diversi, in un omicidio eseguito a Pontecagnano Faiano (SA) ad agosto 2015.

Il movente dell’omicidio risiedeva nel controllo del settore dei trasporti, di forte interesse per il clan PECORARO-RENNA, dove aveva tentato di inserirsi la vittima. Della permeabilità del territorio ai disvalori criminali è sintomatico il cosiddetto “falò della camorra”.

L’episodio risale alla notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018, quando durante la festa religiosa dell’Immacolata, che si celebra a Castellammare di Stabia accendendo una serie di falò in diverse zone della città, nel quartiere Aranciata Faito venne collocato e bruciato un manichino con uno striscione con la scritta “pentiti bruciate”.

Il 20 febbraio 2019, personale del Commissariato di Castellammare di Stabia ha arrestato gli autori di quel grave gesto, di cui sarebbero responsabili cinque giovani stabiesi, tra cui due minorenni, incensurati ma con rapporti di parentela con il gruppo IMPARATO, il quale con quell’atto avrebbero inteso non solo lanciare un chiaro segnale di minaccia ai collaboratori ma anche dare sostegno alla famiglia D’ALESSANDRO, colpita da una serie di arresti, intervenuti anche grazie alle dichiarazioni dei pentiti.

Gragnano e Pimonte

A Gragnano e Pimonte la gestione criminale del territorio resta appannaggio del gruppo DI MARTINO, clan a prevalente composizione familiare, dedito specialmente alla coltivazione, al traffico e allo spaccio di stupefacenti, specie di marijuana coltivata nei terreni demaniali dei Monti Lattari.

Il business della marijuana è uno dei principali affari del sodalizio che ha stretto, da anni, una forte alleanza con il clan D’ALESSANDRO, con cui vige una proficua collaborazione proprio nel settore della coltivazione di piante di cannabis. Non a caso i comuni di Pimonte e Agerola – dove è presente anche il gruppo AFELTRA- , sono noti alle cronache come “Jamaica italiana”, per la coltivazione su vaste parti del territorio di piante di marijuana, innestate su zone impervie e difficilmente raggiungibili, ma con caratteristiche morfologiche che si prestano a fornire un prodotto di ottima qualità.

Al riguardo, nel mese di marzo, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di alcuni soggetti, tra i quali il figlio del reggente del capo del clan DI MARTINO, responsabili, a vario titolo, in concorso tra loro, di coltivazione, detenzione e cessione di marijuana. L’indagine ha consentito di individuare coltivazioni di marijuana sul Monte Faito, di sequestrare circa 2.500 piante e circostanziare atti intimidatori e aggressioni contro spacciatori concorrenti, documentando inoltre, numerosi episodi di cessioni di marijuana, hashish e cocaina.

 

 

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