Inchiesta

Clan camorristico Moccia. Inferti duri colpi dalle operazioni delle Forze Armate

Il clan Moccia è considerato uno dei più potenti gruppi mafiosi di stampo camorristico operanti per lo più nei comuni di Afragola, Acerra, Casoria, Casalnuovo di Napoli, Caivano, Arzano, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Frattaminore e Cardito

Mercoledì 19 ottobre 2022, rione Salicelle di Afragola, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna e della stazione di Afragola, insieme con gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli e del Commissariato di Afragola danno inizio all’operazione.

A seguito di indagini condotte anche con l’utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali, è stato individuato un gruppo criminale, ritenuto dagli inquirenti, una sezione appartenente al noto clan Moccia.

Emessi dalla DDA di Napoli, (Direzione Distrettuale Antimafia, organo della Procura della Repubblica, che si occupa dei procedimenti relativi ai reati di stampo mafioso), la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno dato esecuzione a decreti di fermo di indiziato di delitto, a carico di sei persone, tutte con precedenti: “Luca D’Auria, 22 anni, Adriano Laezza, 25 anni, Giuseppe Sasso, 26 anni, Vincenzo De Pompeis, 27 anni, Vittorio Parziale, 31 anni e Raffaele Nobile, 44 anni.”

I reati contestati sono di associazione di tipo mafioso e porto e detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo e relativo munizionamento.

Il clan Moccia

Il clan Moccia è considerato uno dei più potenti gruppi mafiosi di stampo camorristico operanti per lo più nei comuni di Afragola, Acerra, Casoria, Casalnuovo di Napoli, Caivano, Arzano, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Frattaminore e Cardito. Negli anni si è inserito prepotentemente nel Lazio, Lombardia e Puglia, prendendo possesso delle attività commerciali come negozi di frutta e verdure, ma anche di ristoranti e club notturni. Altre attività redditizie del clan, soprattutto nella città di Roma, dove si è saldamente stabilito, sono il controllo degli appalti edilizi, le estorsioni, il traffico di sostanze stupefacenti, il riciclaggio di denaro, il traffico di armi e soprattutto la gestione di sale scommesse.

Il fondatore del clan è stato Gennaro Moccia, ucciso in un attentato camorristico nell’aprile 1974, probabilmente da un gruppo di fuoco del clan Giugliano e Magliulo, antagonisti dei Moccia.

A seguito della faida, il clan Giugliano e di Magliulo è stato spodestato, riunendo così, negli anni a seguire, Afragola e i comuni limitrofi sotto il controllo di un unico e potente clan, i Moccia appunto. Il vuoto lasciato da Gennaro Moccia è stato poi colmato da sua moglie, Anna Mazza, prima donna in Italia ad aver subìto procedimenti penali per reati di mafia. Il gruppo ha potuto contare e conta su boss del calibro di Gennaro Moccia, Angelo Moccia, Anna Mazza, Luigi Moccia, Vincenzo Moccia e alleanze con altri clan come quelli dei Licciardi, Sacco-Bocchetti, il Clan Russo di Nola, i Contini e il Clan Senese.

Dati i territori controllati dal clan e le zone con le quali confina, anche se di stampo camorristico, il clan Moccia ha instaurato  rapporti d’affari anche se ci sono state diverse guerre con tipologie di mafie come quelle di stampo “cosa nostra” e ‘ndrangheta, sia nel casertano con i casalesi che nel nord Italia, in regioni come Lombardia e Piemonte. Inoltre dall’insediamento a Roma, il Clan è riuscito comodamente ad inserirsi nell’ambiente amministrativo, come anche quello politico. Gestisce il mercato delle slot machine, dei camioncini street food, dei venditori di castagne che si possono trovare ad ogni angolo delle più famose piazze di Roma. E possiamo trovare un loro accolito  in ogni attività commerciale da strada, come fiorai e mercati, come in zone di spaccio di hashish, marjuana e cocaina ad esempio come Piazza San Lorenzo, pub e discoteche di zona. Non a caso la DIA nei resoconti annuali fra tutti i gruppi mafiosi di spicco presenti nella capitale, dà un certo peso alla percentuale dei guadagni dei Moccia. Il clan Moccia ha una notevole fetta di controllo sul territorio di Roma. Lì dove c’erano e ci sono ancora gruppi come anche quelli della magliana e “nuova Magliana”, con Massimo Carminati, che nonostante è agli arresti domiciliari detiene un certo potere e controllo, i Moccia dimostrano un notevole raggio di azione. Anche durante le operazioni di “Mafia Capitale”, il clan Moccia ha avuto il suo ruolo e le autorità ne hanno avuto una certa accortezza, seguendo da tempo e conoscendo una parte dei loro affari.

Per quanto riguarda la Campania, già dagli anni 80” della ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Luigi Moccia, è stato considerato dagli inquirenti il colletto bianco del clan, la vera mente della holding criminale, capace di trasformare una delle cosche più sanguinarie del napoletano, in una mafia che cresce nell’apparente tranquillità di uffici rispettabili. I vertici dell’organizzazione infatti si interessano principalmente di affari imprenditoriali di primo livello anche grazie alla pesante forza di penetrazione a livello politico locale. Come affermato anche dall’ultima pubblicazione della DIA, nessuno dei vertici del clan è mai diventato pentito, si sono solo limitati a dissociarsi, saldando in questo modo una continuità criminale unica nell’hinterland del napoletano.

Nel Lazio, invece, secondo gli inquirenti, i Moccia, in collaborazione con il clan di Michele Senese, potente capo della malavita romana, originario di Afragola e vicino ai Moccia, gestiscono e conducono attività illecite e grazie alla compiacenza di insospettabili prestanomi, controllano anche affari e attività economiche legali, come banche e società finanziarie “pulite”.

Le Indagini

Il provvedimento eseguito dalla DDA di Napoli è una misura precautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

Ma questa fase di indagine potrebbe condurre ad una successiva e più ampia mappatura di quelle che sono le personalità implicate e responsabili. In poche parole, ci si avvicina sempre di più a chi manovra e comanda, a chi prende davvero le decisioni e chi gestisce i traffici. Si sequestrano armi e droga, si Inizia a capire queste armi da guerra da dove provengono, a cosa servono e a chi sono destinate, si inizia a individuare la droga e tutto il suo percorso, si iniziano a dare volti e dei nomi a tanti altri affiliati, aggiungendo sempre punti in più per collegare questo sottile filo rosso che porterà la DDA, la DIA e le Interforze a braccare uno ad uno quelli che per il momento sono solo topi costretti a scappare e a nascondersi nelle fogne dei loro bunker con i bagni dai rubinetti placcati oro.

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