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Crisi Anm: le attività in corso dopo il concordato preventivo

NAPOLI. Nel corso della lunga discussione, l’avvocato Maglione, e gli assessori Panini e Calabrese, hanno risposto ad una serie di domande dei consiglieri sulla situazione in generale e su questioni specifiche, a partire da quelle poste dai presidenti di commissione: Nino Simeone ha chiesto in particolare di chiarire in che modo l’Anm onorerà i propri debiti con riferimento alle società dell’indotto, i cui lavoratori sono in allarme anche per il pagamento degli stipendi; la presidente Manuela Mirra ha invece chiesto di chiarire quali sono le poste attive, i crediti sui quali la società può contare, se nella procedura concordataria sono compresi immobili da dismettere, se infine ci sono misure correttive da adottare nel nuovo piano industriale e, tra queste, quella della razionalizzazione dell’impiego del personale.

I consiglieri intervenuti

I consiglieri che sono intervenuti hanno espresso diverse valutazioni sul percorso finora seguito e formulato domande: per Brambilla (Movimento 5 Stelle) non può stare in piedi il vecchio piano industriale sulla base del quale l’Anm è andata al concordato in quanto sono stati disattesi dal Comune gli impegni assunti nella delibera di marzo 2017 sul risanamento e la ricapitalizzazione e, nella più recente delibera di riordino delle partecipate (a seguito del decreto Madia) di fatto non si è garantito oltre il 2019 il contributo del Comune di 54 milioni sul quale si basa ogni possibilità di raggiungere l’equilibrio di bilancio per la partecipata; Andreozzi (Dema) ha posto il problema delle azioni messe in campo, per il risanamento, a proposito degli stipendi dei dirigenti, ricordando l’esplicita indicazione del Consiglio a tutte le partecipate, e le altre partecipate si sono adeguate, sul taglio dei “superminimi” nonché sentenze definitive della magistratura, fatto molto grave e scandaloso per una città che vive una situazione generale di povertà; per Esposito (PD) non era credibile il piano di salvataggio di Anm, tanto è vero che subito dopo la società è stata costretta a ricorrere al concordato preventivo, così come è stato scellerato il modo in cui l’amministrazione ha deciso e gestito la fusione di tre aziende (Anm, NapoliPark, Metronapoli) proprio per salvare Anm, lasciando insoluto, nonostante gli impegni, il problema delle differenze contrattuali tra i lavoratori; è sbagliato, inoltre, non riportare in Anm il servizio di rimozione con i carri gru nel quale potrebbe trovare collocazione il personale attualmente in esubero.

L’avvocato Maglione

L’avvocato Maglione ha chiarito già nell’intervento introduttivo, e poi nel corso delle singole risposte, che dal momento in cui il tribunale ha ammesso la richiesta di concordato preventivo (presentata il 22 dicembre del 2017) e nominato il giudice delegato (il dottor Stanislao De Matteis) ed i commissari che lo affiancano, tutte le attività dell’Anm sono riportate agli organismi concordatari per l’autorizzazione (nel caso si tratti di attività straordinarie) o sotto forma di informativa (nel caso di attività ordinarie). Con la nomina, con una procedura di evidenza pubblica, del soggetto che dovrà attestare il piano concordatario e di un advisor finanziario che determinerà crediti e debiti in discussione, sarà infine stabilito il piano per il riparto delle somme dovute ai creditori. Sempre con gli organi della procedura concordataria andrà valutato anche il pagamento di circa 3,5 milioni all’azienda che ha curato la ristrutturazione della Funicolare Centrale che sarà reso possibile, come ha comunicato il direttore centrale di Infrastrutture, Raffaele Mucciariello, dall’accensione del mutuo con Cassa Depositi e Prestiti. La data del 22 dicembre 2017 è anche quella di riferimento per i pagamenti alle società terze: i debiti maturati prima di quella data sono nella massa debitoria e saranno oggetto del piano; i pagamenti maturati dopo il 22 dicembre sono invece in corso, autorizzati dal tribunale, per cui alle ditte di pulizia, ad esempio, sono stati corrisposti gli importi relativi a gennaio 2018. Un quadro riassuntivo di massima della situazione dei crediti e debiti dell’Anm vede, sul fronte dei crediti, innanzitutto il finanziamento che la Regione eroga sulla base dei fondi nazionali. Si tratta di 58 milioni all’anno, un decimo di quanto viene riconosciuto ad altre grandi città; nel 2018, però, il contributo sarà rideterminato e presumibilmente raddoppiato grazie al decreto ministeriale di febbraio che conteggia, ai fini della determinazione del contributo statale, anche i costi standard. A questi crediti vanno aggiunti quelli da Comune e Napoli Holding per circa 100 milioni (dei quali 37,6 già incassati) ed altri crediti tributari o del ministero del lavoro. Ammonta invece a 180 milioni il totale dei debiti, tra i quali circa 77 verso fornitori e 7,6 milioni verso il Comune. Rientrano nella procedura concordataria i tre beni conferiti dal Comune, e cioè il parcheggio Brin, la sede Metronapoli di Ponte dei Francesi e l’officina di via Galileo Ferraris. In risposta alle domande sulle azioni di risanamento messe in campo, l’amministratore di Anm ha ricordato le attività già svolte con l’eliminazione degli straordinari (tranne che per l’esercizio del trasporto pubblico), il dimezzamento del costo delle assicurazioni, la riduzione del 30% di quello per l’energia. Sarà fornita alla commissione, scritta, la relazione sulla situazione stipendiale, per ora l’avvocato Maglione ha comunicato che, dopo una interlocuzione con gli uffici comunali e con l’Avvocatura volta a prevenire contenziosi futuri, di 5 dirigenti su 9 sono stati ridotti gli stipendi. Sugli interventi strutturali sul personale (finora impediti dalla procedura in corso in base alla legge 223/91 sui licenziamenti collettivi, conclusasi la scorsa settimana), l’amministratore Anm ha comunicato che tutti i sindacati aziendali hanno sottoscritto un accordo con l’azienda. Diverso il tema dell’armonizzazione contrattuale tra le tre aziende che hanno costituito la holding, un obiettivo che va comunque perseguito con ponderazione, data la difficile situazione dell’azienda: rimediando all’errore iniziale di non averla avviata prima o contemporaneamente alla fusione del 2014. E’ nel nuovo piano connesso al concordato, infine, che si collocheranno i problemi posti riguardo agli assetti industriali, ai servizi come i carri gru, all’utilizzo di personale per il servizio di blocca- ruote.

Le proposte degli assessori

Gli assessori presenti sono intervenuti, a loro volta, a fine riunione, per rispondere nel merito di alcune questioni sollevate nel corso del dibattito. Per l’assessore Calabrese, la gran parte degli impegni assunti dal Comune all’atto dell’approvazione del piano industriale di Anm sono stati rispettati, come la definizione delle tariffe per i parcheggi e l’aumento dei biglietti. Sono in corso gli accertamenti per definire la questione del personale impiegato in servizi non-Anm.

Per l’assessore Panini, la difficile situazione dell’azienda dei trasporti, che non ha una situazione debitoria particolarmente drammatica e che troverà risposta nella procedura concordataria, va fatta risalire alle gestioni del passato; sempre ai tempi e alle modalità della procedura concordataria sarà legato il nuovo piano industriale dell’azienda, ma non va sottovalutato il fatto che l’amministrazione ha garantito con propri ingenti fondi il trasporto pubblico locale in città, impegnandosi anche per l’acquisto di nuovi bus e treni per 200 milioni dopo che per ben 12 anni queste misure non erano state neanche programmate.

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