Cronaca

Cure domiciliari ai morti, scandalo all’Asl Napoli 2: coinvolti 24 noti professionisti

Prestazioni sanitarie per pazienti deceduti. Un fiume di denaro sbloccato per anni grazie al via libera di dirigenti Asl, di commissari e controllori che avrebbero potuto e dovuto interrompere l’ennesimo sacco alla sanità campana. È quanto emerso dalle pieghe di un’indagine al momento ancora top secret, che punta a verificare l’esistenza di un gruppo di faccendieri in grado di lucrare sulle prestazioni sanitarie, vai al capitolo erogazioni assistenza domiciliare. Chiara ed allarmante l’ipotesi investigativa: per anni, sono state costruite posizioni di assistiti a domicilio in modo del tutto fittizio, con documenti che però sono stati ritenuti validi al punto da sbloccare esborsi e finanziamenti. E non è tutto.

Coinvolti professionisti tra medici, direttori generali, commissari e dirigenti dell’Asl Napoli 2

C’è un altro filone di questa stessa inchiesta che riguarda il capitolo finanziamento ai morti e che si è riproposto con uno schema giù visto da queste parti, evidentemente un metodo consolidato nel tempo: quando moriva un paziente titolare di cure a domicilio, la prestazione sanitaria non veniva interrotto. Anzi: veniva protratta attraverso carte false, sulla scorta di un sistema che ora vede finire al centro di un’inchiesta giudiziaria nomi eccellenti della sanità campana. Ma andiamo con ordine, a ripercorrere alcuni punti cardine del nuovo scandalo a metà strada tra mala gestione e sprechi in materia sanitaria. Stando a quanto risulta al Mattino, i carabinieri hanno deferito alla Procura di Napoli Nord ben 24 nomi. Si tratta di personaggi eccellenti, tra direttori generali, commissari, dirigenti della Asl Napoli due. Falso, truffa, abuso d’ufficio sono solo alcune delle ipotesi di reato, su cui i carabinieri informano l’autorità giudiziaria guidata dal procuratore Francesco Greco.

Un danno da 30milioni di euro

 E non si tratta di un giro di spesa di poche migliaia di euro. Anzi. Stando allo screening finora effettuato dai carabinieri, il danno calcolato finora arriva quasi a sfiorare il tetto dei trenta milioni di euro. Soldi spesi per cure a domicilio non dovute, pratiche gonfiate a tavolino o – in decine e decine di casi – attribuite a soggetti defunti da tempo.

E a rendere tutto più sconcertante è il lasso temporale esplorato finora dagli specialisti dell’arma dei carabinieri. Sotto i riflettori finiscono infatti centinaia di pratiche, che vanno dal 2013 al 2018, un quinquennio d’oro, a giudicare dall’andazzo emerso fino a questo momento. Indagine ancora in corso, gran parte dei soggetti coinvolti nelle verifiche condotte dai militari dell’arma – tra amministratori, impiegati o burocrati addetti al ramo – sono ancora operativi, quanto basta a consegnare a tutta la vicenda un carattere di emergenza.

Ma restiamo al punto centrale delle indagini. In cosa consiste e come prende le mosse l’ultimo atto d’accusa nei confronti di un pezzo della sanità campana? Si parte dalle verifiche a campione condotte dai carabinieri su alcune posizioni di assistiti a domicilio.

Ad attirare l’attenzione degli investigatori, un caso di omonimia, che spinge gli inquirenti ad analizzare la posizione di due pazienti che risiedevano nello stesso comune a ridosso dell’area metropolitana napoletana: stesso nome del paziente, stessa età, comune differente. Una anomalia che ha insospettito gli inquirenti e che ha fatto scattare verifiche di più ampio profilo. Mesi di lavoro assiduo, che hanno consentito di individuare il ruolo di alcuni professionisti privati ben addentrati negli uffici della Asl Napoli due. Gente in grado di entrare nelle stanze giuste, di presentare i dovuti incartamenti e di ottenere rimborsi in un tempo ristretto. Prestazioni domiciliari fittizie, gonfiate o assegnate a pazienti deceduti da tempo, dunque. Un’inchiesta che ora punta a verificare anche un altro aspetto. Si cerca di stabilire se nel giro di carte depositate in questi anni, c’è stata anche la compiacenza di personale medico.

Un filone tutto da esplorare, che riguarda la questione dei certificati presentati per avallare richieste di denaro per le prestazioni sanitarie a domicilio. Infartuati, soggetti con problemi di deambulazione, pazienti colpiti da malattie degenerative, insomma un intero spaccato delle cure casalinghe viene ripercorso da parte dei militari in un’inchiesta giunta ad un punto di snodo. Agli atti, al di là delle informazioni acquisite sul campo grazie a indagini classiche, pesano quelle cartelle cliniche ritenute fasulle, quei timbri messi da un ufficio all’altro, per arrivare poi al mandato di pagamento dei contabili della Napoli due.


Fonte Il mattino

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