Cronaca

Napoli, De Micco ordinò l’omicidio di Carmine D’Onofrio: “È un morto che cammina”

De Micco ordinò l'omicidio di Carmine D’Onofrio: ecco come

Il boss De Micco insieme ad altri cinque suoi affiliati sono stati sottoposti a fermo dalla Dda di Napoli: emergono particolari su come ordinò l’omicidio di Carmine D’Onofrio.

Napoli, De Micco ordinò l’omicidio di Carmine D’Onofrio

Il boss Marco De Micco, capo dei famigerati Bodo di Ponticelli, indicato dalla Dda di Napoli come mandante dell’omicidio del giovane Carmine D’Onofrio, il 6 ottobre del 2021. Con lui sono stati fermati Salvatore Alfuso, Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Giuseppe Russo, Ferdinando Viscovo. Mentre è indagata la madre del boss, Maddalena Cadavero: viene intercettata mentre incita il figlio a consumare una vendetta dopo aver subìto l’agguato sotto casa.

Il movente

Sarebbe stata questa la causa scatenante dell’omicidio del 23enne figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa e quindi nipote del boss Antonio detto “Tonino ’o sicco”.

Le intercettazioni

Nelle mani degli investigatori ci sono una serie di intercettazioni ambientali che lo indicano come presunto responsabile del lancio della bomba sotto casa dei De Micco ma anche di altre due. E il boss lo aveva saputo. Aveva programmato tutto tanto da precostituirsi un alibi per la sera dell’omicidio di Carmine D’Onofrio dormendo per due sere in una camera d’albergo sul Lungomare di Napoli con la moglie. Questi i passi salienti anticipati dal quotidiano Il Roma: “Facciamo il morto là dietro…sfondalo dietro la schiena! Schiattalo Cirù, noi massimo 30 secondi e dumm!! Dumm!! Dumm!! E spara”. È il capo dei Bodo che parla e dà indicazioni ai suoi.

E ancora: “Fai vedere come si spara…è un morto che cammina!!”, “facciamo il morto là dietro”, “ha fatto capire che comando io”, “stava uccidendo a noi…questi devono morire!”, “lo devono atterrare e non lo devono far trovare perché è una lo- ta”, “lo devi sparare bene. Ferdinando!”, Sparalo, uccidilo”.

La testimonianza: “Mi videochiamò con il WhatsApp”

Agli atti dell’inchiesta c’è anche la testimonianza di un’amica della giovane vittima che ha raccontato agli investigatori: “Mi videochiamò con il WhatsApp e mi chiese se avevo saputo cos’era successo a Ponticelli. Io risposi di no e lui disse con tono compiaciuto: ho buttato io la bomba sotto casa dei De Micco con un biglietto su cui era scritto ‘siete le palle dei De Luca Bossa’. Poi mi comunicò che non poteva uscire per un po’ da casa perché sarebbe stato pericoloso e l’avrebbero ammazzato. Infine aggiunse che era la terza e ultima volta che metteva un ordigno perché voleva godersi la famiglia. Notai che era molto agitato”.

 

E ancora: “Fai vedere come si spara…è un morto che cammina!!”, “facciamo il morto là dietro”, “ha fatto capire che comando io”, “stava uccidendo a noi…questi devono morire!”, “lo devono atterrare e non lo devono far trovare perché è una lo- ta”, “sfondalo dietro la schena”, “vai per ucciderlo”, “lo devi sparare bene. Ferdinando!”, Sparalo, uccidilo”.

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