Cronaca

Napoli: detenuto muore di Covid al Cardarelli, 5 giorni fa aveva chiesto i domiciliari

L'uomo, un 70enne originario di Roccabernarda, aveva contratto il Coronavirus all'interno della casa circondariale lo scorso settembre

Un detenuto del carcere di Secondigliano è morto a causa delle conseguenze del Covid dopo un lungo ricovero al Cardarelli di Napoli. L’uomo, un 70enne originario di Roccabernarda (Crotone), aveva contratto il Coronavirus all’interno della casa circondariale lo scorso settembre.

Poi, dopo la guarigione dal virus, da qualche giorno il detenuto era nel reparto ordinario del padiglione Palermo della struttura ospedaliera, dove ieri mattina è deceduto.

Covid: morto detenuto 70enne al Cardarelli, è il secondo in Campania

La salma è stata sequestrata ed è stata aperta un’inchiesta sulla morte del detenuto di Mario Riccio, questo è il suo nome, condannato in primo grado a 12 anni per ‘Ndrangheta lo scorso giugno, in uno dei maxi processi sulle ‘ndrine crotonesi infiltrate nel suo Comune d’origine, Roccabernarda.

Il suo caso, però, desta particolare attenzione poiché l’ultima istanza di scarcerazione per motivi di salute era stata discussa lo scorso 19 novembre e ma la decisione è ancora riservata.

Le parole del suo avvocato difensore

A pesare sulla decisione sono stati più i reati contestati che le reali condizioni di salute del detenuto. “Avevo chiesto che potesse avere il diritto di morire a casa, agli arresti domiciliari. Invece, è morto da solo nel reparto ordinario del Cardarelli riservato ai detenuti” afferma l’avvocato Francesco Schettino, che appena cinque giorni fa aveva discusso in Calabria l’ennesima richiesta di sostituzione della misura cautelare per il suo assistito.

Un appello al Riesame, fissato quasi tre mesi dopo la sua istanza presso la seconda sezione penale del tribunale di Catanzaro. Da due anni in carcere, già il precedente difensore di Riccio aveva presentato alcune istanze di scarcerazione, tutte rigettate.

Condizioni di salute non compatibili con il carcere

L’ultimo capitolo di questa triste vicenda comincia a giugno scorso, subito dopo la prima emergenza coronavirus, quando il difensore di Riccio presenta la nuova richiesta di scarcerazione in concomitanza con la sentenza di primo grado. Ad agosto, il perito di parte – il dottor Nicola Longobardi – riscontra che le condizioni di salute del detenuto “non sono compatibili con il regime carcerario“.

Il 27 agosto, però, i giudici rispondono che, dopo aver analizzato tutta la documentazione, Riccio poteva restare in carcere che “può prestare tutta l’assistenza sanitaria richiesta“, nonostante il detenuto fosse già 70enne, costretto sulla sedia a rotelle e affetto da diverse patologie.

Il decesso

A settembre, l’avvocato Schettino propone appello al Riesame di Catanzaro, mentre il suo assistito contrae il Sars-Cov-2 proprio nel penitenziario di Secondigliano. Poi, metà ottobre, il ricovero nel reparto Covid del Cardarelli riservato ai detenuti e ieri, prima delle 13, è arrivata la comunicazione del decesso del paziente.

Il secondo detenuto morto in Campania a causa del Covid

Si tratta del secondo detenuto morto in Campania per Covid – commenta il Garante per i detenuti, Samuele Ciambrielloe le cifre del contagio nelle carceri sono allarmanti. I detenuti vivono una forte paura per quella che è una doppia reclusione con il rischio del contagio: 752 contagi (192 in Campania), 804 tra agenti della penitenziaria, amministrativi e operatori socio sanitari. Per limitare il Covid, vanno limitati i nuovi accessi di arrestati”.

Sulle scarcerazioni previste dal Decreto ristori, Ciambriello ritiene che si tratti di “una clausola fortemente discriminatoria. Alla fine, non esce nessun detenuto, nonostante siano tanti quelli che necessitano di cure mediche. Chiedo alla magistratura di sorveglianza – chiude con un appello – di avere più coraggio a scegliere misure alternative al carcere e di intervenire adesso. Ci sono 64 posti disponibili in cooperativi e associazioni per detenuti anche senza fissa dimora, si possono scarcerare i detenuti a rischio“.


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Il sito del Ministero della Salute

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