Curiosità

Festa della Repubblica, come andò il referendum del 2 giugno 1946

Il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica. Una ricorrenza che mira a sottolineare i valori repubblicani e a riportare alla memoria dei cittadini italiani, giovani e meno giovani, uno degli eventi più significativi nella storia recente del Paese: il referendum del 2 giugno 1946 in cui oltre 28 milioni di elettori furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica.

Questa data è ricordata anche perché, per la prima volta nella storia del Paese, anche le donne poterono esprimere il proprio voto. Ma come andò esattamente? E quali sono i dati ufficiali relativi allo storico referendum del 2 giugno 1946?

I dati del referendum del 2 giugno 1946

Il 2 giugno 1946, come si accennava poc’anzi, 28.005.449 italiani furono chiamati a scegliere il sistema istituzionale di un Paese appena uscito dal dramma della seconda guerra mondiale.

L’affluenza, com’è facilmente presumibile, fu altissima: 24.946.878 (l’89,08%) si recò al proprio seggio di appartenenza per espletare un diritto che, dopo il Ventennio e la guerra, non era per nulla scontato.

Il 10 giugno 1946, alle ore 18, nella Sala della Lupa a Montecitorio, la Corte di Cassazione proclamò i risultati del referendum. Questi tutti i dati ufficiali, riportati dal sito del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali:

  • voti validi: 23.437.143
  • schede bianche: 1.146.729
  • Schede non valide (bianche incl.): 1.509.735

Repubblica o monarchia? Ecco i dati:

  • Repubblica: 12.718.641 (54,27%)
  • Monarchia: 10.718.502 (45,73%)

Le reazioni all’esito del referendum del 2 giugno

Un esito così incerto destò non poche polemiche. Ancor prima della diffusione dei risultati ufficiali, il 6 giugno, il Corriere della Sera apriva così l’edizione di quel giorno: “È nata la Repubblica italiana” riportando i dati ancora non ufficiali:

  • Repubblica: 12.718.019
  • Monarchia: 10.709.423

Molti altri giornali reagirono in maniera simile mentre il Paese si spaccava in modo molto evidente. Basti pensare che già l’11 giugno, proclamato giorno festivo in quanto primo giorno ufficiale della nuova forma istituzionale dell’Italia, in molte città del Nord ci furono manifestazioni di piazza per celebrare la nascita della Repubblica.

A Napoli, dove i monarchici erano molto più numerosi, esplose invece la contestazione che degenerò presto in una vera e propria battaglia.

Un corteo cercò di assaltare la sede del Pci, grande sostenitore della forma repubblica. Sede che si trovava allora in via Medina e all’esterno della quale era stato esposto un tricolore senza lo stemma sabaudo. La reazione fu durissima: raffiche di mitragliatrice, sparate da un’autoblindo della polizia che cercava di mantenere l’ordine pubblico, uccisero nove manifestanti e ne ferirono 150.

Referendum 2 giugno 1946, l’Italia divisa in due

Che l’Italia fosse un Paese diviso in due non è mai stato un mistero. Mai come in quell’occasione, però, la spaccatura tra Nord e Sud fu così evidente.

In tutte le province a nord di Roma, eccezion fatta per Padova e Cuneo, vinse la repubblica. Nelle province del centro e del sud, escluse Latina e Trapani, fu la monarchia ad avere la meglio.

Per la forma repubblicana i maggiori consensi furono espresso a Trento dove fu registrati l’85% dei voti. La “capitale” della monarchia fu invece Napoli con il 79% delle preferenze.

Intanto, gli italiani votarono anche per la formazione della Costituente, con la Democrazia Cristiana che si impose (soprattutto al Sud)  ottenendo la maggioranza relativa (207 deputati su 556), seguita dai socialisti – secondi – e poi dal Pci, terzo.

Per approfondire, è consigliato il documentario di Rai Storia proposto al seguente link: www.raistoria.rai.it

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