Cronaca

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per la morte di Francesco Della Corte: processo da rifare

Annullata la sentenza per la morte di Francesco Della Corte: processo da rifare per i tre ragazzi che il 16 marzo 2018 aggredirono e uccisero il vigilante. La sentenza aveva condannati a 16 anni e 6 mesi di reclusione i giovani che, all’epoca dei fatti, erano tutti minorenni.

Omicidio Francesco Della Corte, sentenza annullata

Non è bastata l’accusa è di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e della premeditazione, la Suprema Corte ha deciso: processo da rifare. L’obiettivo dell’aggressione era di recuperare l’arma di ordinanza che avrebbe significato, con la rivendita, un bottino di 600 euro.

La vicenda

Francesco Della Corte, metronotte di 51 anni, venne aggredito da tre ragazzi il giorno 3 marzo 2018. Il vigilante rimane trenta minuti da solo in un lago di sangue quella notte, prima di essere trasportato al Cardarelli. Le ferite lo riducono in fin di vita, i medici lo ricoverano in coma farmacologico, fino al giorno in cui esala l’ultimo respiro, alle 3.30 del 16 marzo 2018.

Quella maledetta notte

Francesco della Corte lavora per la Security Service e quella notte del tre marzo si trova alla metro di Piscinola per un ultimo controllo e per chiudere un cancello della metropolitana. Francesco è solo a svolgere il suo turno di notte; un lavoro pericoloso soprattutto quando è svolto di notte e nelle c.d. zone “calde”.

Tre i responsabili dell’omicidio

L.C. è quello che parla della noia sopraggiunta nel momento in cui non hanno potuto prendere un ultimo cornetto al bar e l’euforia del gioco molesto che erano soliti fare, colpire bersagli mobili con mazze di fortuna, recuperate per strada, era ormai terminata;K.A, 16 anni compiuti il giorno prima di finire in manette, figlio di un parcheggiatore abusivo e di una domestica; C.U., 17 enne promessa della squadra di calcio Chiaiano Brothers, figlio di un operaio edile, che nella dinamica confessata da tutti e tre è quello che è rimasto indietro di alcuni metri ad osservare i compagni che compivano il massacro. I primi due sono nel Penitenziario di Nisida, il terzo è stato trasferito nell’Istituto di Airola.

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