Lavoro

Lettera di Giuseppe Alviti, presidente dell’Angg, allo Stato italiano

NAPOLI. Giuseppe Alviti, presidente dell’Associazione nazionale guardie giurate, scrive una lettera allo Stato italiano. A cavallo tra sfogo personale e denuncia sociale, senz’altro le parole del sindacalista fanno riflettere molto.

La lettera di Giuseppe Alviti

Caro Stato italiano, nella mia dignità di cittadino e, specialmente di lavoratore guardia particolare giurata, vorrei ringraziarti tante volte, in primis per questa legge vetusta del Regio decreto datato 1931 che relega le guardie giurate ad un ibrido che con il porto di pistola è un operaio sui generis costretto giustamente ad una revisione dei titoli di polizia ogni due anni ma fermo ora allo stesso tempo per una burocrazia lenta e articolata che qualora per qualsiasi lentezza non garantisce al lavoratore guardia giurata di rientrare in tempo dei titoli di polizia sebbene abbia presentato domanda nei tempi canonici non può esercitare la sua funzione lavorativa e rimane a casa senza stipendio subendo una vera violenza fisica e morale che poi anche per forza d’inerzia viene trasmessa alla propria famiglia ed ecco suicidi ed omicidi di massa.

Effettivamente, caro Stato italiano, ti sei mai domandato chi sono le guardie giurate? Le loro effettive esigenze? Che dopo cento anni qualcosa sia dal punto di vista formativo ma soprattutto legislativo a loro favore pur si doveva legiferare?

Umilmente, come umile servo della comunità, chiedo: perché tanto silenzio? Perché sotto taluni versi tanta strafottenza nei confronti di questi lavoratori? Eppure in tutta Italia siamo un esercito e spesso e troppe volte moriamo ammazzati durante rapine e atti delinquenziali. Perché anche un semplice rinnovo di pistola devi farci vivere nell’ansia e nella non retribuzione con un massimo di 180 giorni poi anche la beffa del licenziamento?

Caro Stato italiano, io voglio svolgere appieno il mio ruolo di guardia particolare giurata: non voglio essere carabiniere o poliziotto, e non mi atteggio a tale ma se mi fai portare una divisa e una pistola devi darmi le giuste cautele, garanzie e qualifica professionale altrimenti, caro Stato, ti voglio più bene di prima elimina la categoria e falla svolgere in altro modo garantendo la serenità lavorativa e continuativa.

Caro Stato non voglio “rubarti” tempo, voglio solo ricordarti che esistono lavoratori senza voce, denominati appunto guardie particolari giurate: se puoi, rivolgi a noi il tuo sguardo e semplifica per chi almeno da anni svolge tale compito determinate procedure. Tanto, chiunque di noi, alla pari di un appartenente delle forze dell’ordine, se commettiamo un reato il ritiro della pistola o l’arresto è garantito. Pertanto, ciao Stato italiano, il sottoscritto ti saluta insieme a centomila guardie particolari giurate.

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