Cronaca

Movida violenta, i gestori dei baretti chiedono più controlli

NAPOLI. «Certe soluzioni estemporanee non servono più. L’unica possibilità per questa zona è la totale militarizzazione», racconta al Mattino Ulderico De Matteo, il gestore dello Chandelier, uno dei locali di Chiaia, che si prepara ad un altro weekend di fuoco.

«Il declino di questa zona è già plateale – continua De Matteo – la discesa si fa sempre più rapida e probabilmente  sarà inarrestabile. Io però non sono preoccupato da questa situazione: il tonfo alla fine sarà utile. Ci consentirà di fare una importante scrematura – conclude – fra gli imprenditori veri e quelli che si sono inventati gestori in un minuto. Dopo il crollo partirà la rinascita, senza zavorre, per far tornare il quadrilatero dei baretti all’appeal di un tempo».

Sono gli appelli disperati alla stampa dei gestori dei locali travolti dalla movida cittadina violenta delle scorse notti.

«Fra qualche mese il problema si ripresenterà con la stessa aggressività»

 

«Cosa può cambiare? La gentaglia tornerà qui, le pattuglie daranno sollievo per qualche giorno prima di allentare la presa e lasciare nuovamente il territorio a chi lo invade con arroganza e violenza», aggiunge con amarezza Giulio Solipano, proprietario del Piano terra.

Dal 66 parla, invece, Filippo Boccoli, che è anche gestore dello Spritz: «Non possiamo immaginare che i controlli serrati durino in eterno, sappiamo bene che l’impiego di personale delle forze dell’ordine, soprattutto di notte, non può essere costante e continuativo. Siamo felici che ci sia il tentativo ma sappiamo bene che, purtroppo, fra qualche mese il problema si ripresenterà con la stessa aggressività».

«Il vero problema sono i locali che non puntano sulla qualità e vendono alcol e cibo a prezzi stracciati»

 

Per il Babar è lo stesso. Christian Carluccino allarga le braccia e spiega che il problema si risolve solamente con postazioni fisse della polizia ogni cinquanta metri: «Anche se il vero problema di questa zona sono certi locali che non puntano sulla qualità, vendono alcol e cibo a prezzi stracciati e attirano persone che vanno in cerca proprio di quella robaccia. Ecco, se iniziassimo ad isolare chi consente ai minori di ubriacarsi, chi punta alla quantità delle vendite e non alla qualità, forse saremmo già a buon punto».

Una ragazza dello staff aggiunge: «Vengo in macchina. Pago grattino e parcheggiatore abusivo, ma almeno di notte quando esco per tornare a casa non ho più paura». Un collega le risponde : «Sabato scorso abbiamo dato riparo a tante persone. Vuol sapere una cosa? Io vengo del Rione Traiano e nella mia zona certe scene da far west come quelle dell’altra notte non le ho mai viste».

«Se la zona viene identificata come un luogo di violenza non recupereremo mai i clienti perduti»

Christian Carluccino sottolinea, invece, che in due anni il giro d’affari s’è ridotto almeno del 30%. «Clienti che erano storici adesso non passano più da noi. Sono soprattutto quelli del Vomero e di Posillipo che preferiscono spendere le loro serate in zone più tranquille della città. Io dubito che torneranno mai. Anche se noi ci battiamo giorno dopo giorno per offrire servizi migliori – conclude – se la zona viene identificata come un luogo di violenza e invivibilità non possiamo farci nulla, non recupereremo la strada e i clienti perduti».

 

Nonostante i provvedimenti che annunciano più controlli i gestori dei locali non ne sono convinti.

 

Giulio Solipano dice: «La mia soluzione per tornare alle notti serene di una volta? All’imboccatura di ogni vicolo ci vogliono i tornelli, come allo stadio. Passa solo chi non è armato e si lascia identificare».

Boccoli è d’accordo: «Posti di blocco in cima a ognuna delle strade che portano davanti ai locali e carri attrezzi dietro ogni angolo. Chi viola la ztl viene sanzionato, chi ha documenti o assicurazione non in regola subisce il sequestro. Controlli in massa ad ogni gruppo di ragazzi che si avvicina: chi ha un coltello in tasca viene denunciato così come chi porta dosi di droga. In questo modo – aggiunge -la selezione sarebbe naturale. Basterebbero tre-quattro settimane per convincere la marmaglia a trovarsi un’altra zona dove andare a sfogare la violenza».

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