Cronaca

Nisida, trovato un cellulare nel carcere minorile

NAPOLI. Sempre più nell’occhio del ciclone il carcere minorile di Nisida. Un telefono cellulare è stato trovato questa mattina dagli uomini della Polizia Penitenziaria in una cella. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Cellulare nel carcere di Nisida, la nota del Sappe

“Il cellulare, con lettore MP3, è stato trovato nella disponibilità di un detenuto maggiorenne che però è detenuto nel carcere minorile. Il tutto è stato ritirato e segnalato ai superiori uffici dipartimentali e regionali nonchè all’Autorità Giudiziaria La situazione a Nisida è incandescente”, denuncia il Coordinatore SAPPE del settore minorile Carmine d’Avanzo.

“Già qualche giorno fu rinvenuta una lama rudimentale di circa 10 cm. Appena qualche mese fa, fu sequestrato, aggredito e picchiato selvaggiamente un poliziotto penitenziario. La situazione a Nisida sta diventando sempre più incandescente. I detenuti che si stanno rendendo protagonisti di tali eventi sono quelli che all’esterno compongono le note baby gang che stanno seminando il panico a Napoli. Inoltre, la “miscela esplosiva” nell’Ipm di Nisida è data pure dal fatto che sono tutti racchiusi nello stesso 4 Reparto detentivo denominato “Girasole”. Lo stesso reparto per il quale il Sappe diverse volte ha chiesto la chiusura per mancanza dei requisiti di sicurezza. In questi giorni, addirittura, sono stati trasferiti altri giovani detenuti sempre napoletani, dall’IPM di Airola. Inutile dire che se non fosse per l’impegno e la capacità professionale del personale di Polizia Penitenziaria a Nisida si potrebbe rischiare la propria incolumità tutti i giorni”.

“Il rinvenimento del telefono cellulare è avvenuto – aggiunge Donato Capece, segretario generale SAPPE – grazie all’attenzione, allo scrupolo ed alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio”. Il SAPPE ricorda che “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”.

“A nostro avviso – aggiunge il leader nazionale dei Baschi Azzurri Capece – appaiono indispensabili, nei penitenziari per adulti e per minori, interventi immediati compresa la possibilità di “schermare” gli istituti penitenziari al fine di neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito e quella di dotare tutti i reparti di Polizia Penitenziaria di appositi rilevatori di telefoni cellulari per ristabilire serenità lavorativa ed efficienza istituzionale, anche attraverso adeguati ed urgenti stanziamenti finanziari”.

La situazione nelle carceri, il punto del Sappe

“La situazione si è notevolmente aggravata nelle carceri, nella totale inerzia di Ministero della Giustizia e Dap”, denuncia Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria e la presenza e la detenzione di maggiorenni nelle carceri per minori”. Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”.

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