Cronaca

Omicidio Materazzo, Vittorio temeva il fratello Luca

NAPOLI. Temeva per la sua vita, credeva che il fratello volesse ucciderlo: questo avrebbe detto Vittorio Materazzo – come riportato da Repubblica Napoli – all’amico commercialista Stefano Romano, un mese prima di essere assassinato a coltellate, la sera del 28 novembre 2016, davanti alla sua abitazione di viale Maria Cristina di Savoia. C’è anche questo retroscena, nelle carte dell’inchiesta sul delitto che vede il fratello minore della vittima, Luca, unico imputato, ormai in procinto di essere estradato in Italia dalla Spagna, dove è stato arrestato il 2 gennaio scorso dopo un anno di latitanza.

Respinto il ricorso

La Corte di giustizia iberica – scrive Repubblica Napoli – ha respinto il ricorso presentato contro il provvedimento del giudice che aveva dato via libera al trasferimento in Italia di Materazzo junior, destinatario di un mandato di arresto europeo. Luca dunque potrebbe arrivare a Napoli nelle prossime ore. L’imputato era stato rintracciato a Siviglia, dove lavorava in un ristorante, ed è ora detenuto nel carcere madrileno di Soto del Real. Il 7 febbraio è fissata l’udienza preliminare.

La vedova di Vittorio Materazzo si costituirà parte civile con l’assistenza degli avvocati Arturo ed Errico Frojo. Gli avvocati Gaetano e Marialuigia Inserra, che difendono Luca Materazzo, potrebbero chiedere un rinvio perché il loro assistito non ha ancora sostenuto l’interrogatorio di garanzia e valutano se impugnare l’ordinanza al tribunale del Riesame.

Dagli atti depositati dai pubblici ministeri Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis, che con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso hanno coordinato le indagini della squadra mobile, emergono ulteriori dettagli, che dovranno essere esaminati dai magistrati in contraddittorio con la difesa. Come la testimonianza messa a verbale da Romano, stimato commercialista e amico personale di Vittorio Materazzo.

Ascoltato un paio d’ore dopo il delitto, il professionista aveva spiegato di aver appreso dalla vittima dei sospetti nutriti nei confronti del fratello. Non solo per una presunta responsabilità di Luca nella morte del padre di entrambi, Lucio, circostanza quest’ultima però esclusa dalle indagini condotte dalla Procura sia prima sia dopo l’omicidio di Vittorio; ma anche perché temeva che il fratello potesse ammazzarlo. All’amico che era turbato da questioni di lavoro, infatti, Vittorio aveva risposto: «Ti preoccupi per queste sciocchezze, che devo dire io che temo per la mia vita, in quanto ritengo che mio fratello mi voglia uccidere».

I contrasti insorti fra Luca, il fratello e le sorelle per la divisione dell’eredità di famiglia, su cui è tuttora in corso un contenzioso in sede civile, sono stati approfonditi durante le indagini. Su una pendrive in uso a Luca Materazzo è stata rinvenuta anche la bozza di una lettera redatta nel 2015 e indirizzata a «care sorelle, caro Vittorio» in cui l’ultimogenito di famiglia, nell’articolare una propria proposta per la soluzione della controversia, ripercorreva le difficoltà incontrate anche nella ricerca di un lavoro e, a un tratto, sottolineava: «La vicenda ereditaria che ci vede legati sta pregiudicando irrimediabilmente e gravemente non solo il mio futuro professionale, ma ancor prima la mia stessa sopravvivenza».

Dei contrasti con i fratelli Luca aveva parlato anche con un’amica di vecchia data, Valentina Guglielmi, che dopo il funerale di Vittorio lo ospitò a casa dei propri genitori per alcuni giorni fino al 9 dicembre, quando Materazzo junior si allontanò in taxi dicendo di essere diretto a Vico Equense per poi sparire. Nel periodo trascorso a casa dei genitori dell’amica, Luca utilizzò pc e cellulari dei suoi ospiti. E qualche giorno prima di allontananarsi, racconta Guglielmi a verbale, fece una richiesta insolita: «Mi chiese di dargli il mio passaporto e mi chiese se conoscevo un posto dove procurarsi una parrucca per travestirsi».

Parlando con l’avvocato Inserra poco dopo l’arresto in Spagna, Luca ha commentato con soddisfazione l’archiviazione del fascicolo aperto sulla morte del padre. Ora si prepara all’udienza per l’omicidio del fratello.

Fra i testimoni sentiti dalla Procura figura anche uno studente liceale, che abita nei pressi del luogo del delitto. Era a casa, racconta, quando ha sentito chiedere aiuto cinque volte, fino a quando la voce della vittima non si è fatta «rauca». E aggiunge: «Ho visto un uomo con il casco che si trovava sul marciapiede, correndo scendeva le scale che portano a piazzetta Quattro Stagioni. Ho gridato: “Mamma, c’è uno col casco che sta scappando”».

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