Cronaca

Omicidio Rosa Alfieri, Elpidio D’Ambra: “Ho comprato droga per dimenticare di averla ammazzata”

Emergono nuovi dettagli relativi all'omicidio di Rosa Alfieri, avvenuto a Grumo Nevano. Il killer Elpidio D'Ambra avrebbe confessato

Emergono nuovi dettagli relativi all’omicidio di Rosa Alfieri, avvenuto a Grumo Nevano. Il killer Elpidio D’Ambra avrebbe confessato di aver comprato della droga per dimenticare di averla uccisa.

Omicidio Rosa Alfieri, la confessione di Elpidio D’Ambra

“Mi dispiace per la famiglia di Rosa. Anche se non vogliono perdonarmi, devono capire che non ero in me, ma io il perdono lo chiedo sempre a tutti”. Si conclude così la confessione di Elpidio D’Ambra, che martedì scorso, a Grumo Nevano, ha strangolato la vicina di casa Rosa Alfieri, di 23 anni. È un verbale di tre pagine, redatto nel commissariato di Bagnoli poco dopo il fermo avvenuto nell’ospedale San Paolo, in cui il trentunenne, tossicodipendente e senza un lavoro fisso, ribadisce di avere agito perché «sentiva le voci», forse — ipotizza — perché per anni ha fatto uso di cocaina: “Ieri, quando verso le 17 ho visto passare Rosa dopo che aveva parcheggiato la macchina, ho sentito le voci che mi dicevano di ucciderla perché altrimenti avrebbero ammazzato me nel sonno ed allora l’ho trascinata dentro e l’ho strangolata. Preciso che non ero io, e con questo intendo dire che era come se fossi obbligato da qualcun altro a fare quello che stavo facendo”.

«Non l’ho violentata»

Parole che secondo il suo difensore, l’avvocato Dario Maisto, fanno pensare che D’Ambra non sia capace di intendere e di volere: da qui la richiesta, nel corso dell’udienza di convalida in programma oggi, di una perizia psichiatrica. Di tutt’altro avviso l’avvocato Carmine Biasiello, che assiste i familiari di Rosa. E nel frattempo anche la madre di D’Ambra prende le distanze dal figlio: «Non voglio mai più vederlo». «Eravamo nel salotto — prosegue D’Ambra – lei è caduta a terra e poi, anche perché c’erano persone che bussavano alla porta, ho trascinato il corpo in bagno per non farlo vedere a chi era fuori. A quel punto ho aperto la porta, ho detto ai presenti che mi stavano disturbando e, preso dal panico, mi sono allontanato».

Nel corso dell’interrogatorio, Elpidio D’Ambra, che era tornato in Italia dalla Spagna lo scorso settembre, dopo avere scontato quattro anni per rapine e furti, ribadisce di non avere aggredito la ragazza per abusare di lei: «Conoscevo Rosa perché era la mia vicina di casa e ogni tanto mi ha aiutato a meglio comprendere dei documenti per la casa, tipo contratti delle utenze. In totale abbiamo parlato un paio di volte, ma quando passava davanti alla mia porta ci salutavamo cordialmente. Anche con i suoi familiari mi salutavo cordialmente, senza confidenza. Ho sempre pensato — precisa l’omicida — che Rosa fosse una ragazza molto carina, ma non ho mai pensato a lei in quel senso perché sapevo che era fidanzata e, per rispetto, non avrei mai fatto nulla, anche perché non mi piacerebbe che lo facessero a me».

La fuga

D’Ambra racconta anche che cosa ha fatto subito dopo l’omicidio e fino alla cattura, avvenuta circa 24 ore dopo: «Mi sono recato alla stazione ferroviaria di Frattamaggiore, ho preso un treno per Napoli e una volta arrivato alla stazione Garibaldi ho preso un taxi. Appena arrivato alla stazione a Napoli ho buttato la batteria del telefono. Al tassista ho chiesto di fermarsi davanti a un negozio dove ho comprato scarpe, pantaloni e un giubbino, ma sotto indosso ancora la felpa rossa che indossavo ieri.

A quel punto ho chiesto al tassista di portarmi al Rione Traiano, dove avrei potuto comprare della droga per dimenticare quello che era successo. Infatti ho comprato tre grammi di cocaina e ne ho fatto uso. Stanotte non ho dormito e ho continuato a camminare e mi sono disfatto anche del telefono perché avevo paura di essere rintracciato».

A sentire l’uomo che l’ha strangolata, Rosa, dunque, è morta senza un perché. È un racconto sconnesso, pieno di contraddizioni, che con ogni probabilità indurrà il gip a disporre la perizia psichiatrica. D’Ambra chiarisce anche che lo straccio in bocca a Rosa non glielo ha infilato da viva, ma quando era già morta: «Ho trascinato il corpo in bagno e le ho messo il bavaglio in bocca perché avevo paura che potesse urlare, anche se pensavo che era morta. Ammetto e sono consapevole di quello che ho fatto. Mi dispiace anche per le conseguenze che dovrò affrontare, ma ci tengo a precisare che non sono mai stato un tipo violento».

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