Cronaca

Pizzo a Napoli: tramite WhatsApp le minacce a chi non paga e i promemoria delle scadenze

Dimenticatevi gli emissari che venivano a bussare alla porta dei negozi per richiedere il pizzo: adesso a Napoli si fa tutto tramite WhatsApp.

Pizzo a Napoli: le minacce del boss via WhatsApp

La Camorra 2.0, a quanto pare, utilizza i social per mandare ai clienti il promemoria dei pagamenti e per minacciare chi non si piega. È quanto emerso dalle intercettazioni che hanno portato al maxi blitz di ieri, in cui sono stati arrestati 34 affiliati alla cosca Luongo D’Amico, legata al clan Mazzarella.

Le conversazioni via social

I messaggi in questione riguardano uno degli indagati, Umberto Luongo, e sarebbero stati inviati tra il 12 e il 13 marzo del 2016. Le intimidazioni via WhatApp culminavano, poi, con la richiesta di un “colloquio” personale con il “cliente”.  Una nuova frontiera dell’illegalità, per un modus operandi che si adegua ai tempi e rende più veloci e immediate persino le rischieste di estorsione.

Il blitz

I nomi degli arrestati nel blitz di ieri

  • Luongo Umberto,
  • Uliano Enza,
  • Visone Gaetana,
  • Sparano Giuseppe,
  • Gennaro Mazzarella,
  • Terracciano Ciro Rosario,
  • Terracciano Carlo,
  • Uliano Anna,
  • Sartori Demetrio,
  • Buonavolta Antonio,
  • Esposito Michele Gagliardi,
  • Beltrando Gagliardi,
  • Ciro De Ponte Giovanni,
  • Costa Carmin,
  • Fiorinello Mariana,
  • Troia Danilo,
  • Giunta Marco,
  • Repetti Maurizio,
  • De Santis Sabrina,
  • Fasano Salvatore
  • De Luca Angelo,
  • De Luca Massimo,
  • Cozzolino Maria,
  • Rho Antonio,
  • Rho Salvatore,
  • Nappo Mirco Lubrano,
  • Lavadera Christian,
  • Sorrentino Paolo

 

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