Curiosità

Cervelli in fuga, ricercatrice napoletana a New York: “Qui combatto i tumori”

SANT’ANTIMO. Loredana Puca è una giovane ricercatrice originaria di Sant’Antimo. Si trova a New York per vivere il suo sogno e continuare a lavorare nel suo settore. La sua vita sembra essere un perfetto esempio di sliding doors: per un test andato male, quello di accesso alla facoltà di Medicina dell’Università Federico II, arriva un altro tipo di carriera avviata con successo.

Laureata con 110 e lode e menzione in Biotecnologie per la Salute e in Biotecnologie Mediche alla Magistrale, Loredana ora esercita la sua professione alla Cornell University di New York. Raggiunta da Adnkronos, la giovane ricercatrice napoletana ha rilasciato quest’intervista.

 

«Faccio ricerca e mando i soldi a casa»

 

Loredana Puca si trova a New York perché, all’età di 32 anni, ha vinto il Merit Award 2017 della Conquer Cancer Foundation. Si tratta di un premio che viene attribuito ai migliori giovani oncologi di tutto il mondo.

«Ho vinto per una ricerca – racconta Loredana ad Adnkronos – su un farmaco specifico che riconosce le cellule di cancro rispetto a quelle benigne e, una volta individuate, grazie a una proteina bersaglio, che è sulla loro superficie, ne causa inesorabilmente la morte».

Ricerca e senso del dovere si aggiungono al profondo amore per la famiglia rimasta a Sant’Antimo. «Insieme ai miei fratelli dall’Italia – spiega Loredana – aiuto mia mamma a pagare l’affitto: credo che sia giusto, la nostra mamma ci ha dato tutto: è stata impagabile».

 

Cervelli in fuga, ennesima puntata

 

Loredana Puca, quindi, rappresenta uno più classici casi di cervelli in fuga dall’Italia: «Il mio Paese non mi ha mai dato lo stipendio, ma in un certo senso i soldi tornano indietro. Subito dopo la laurea a Napoli, sono partita per Parigi perché avevo già capito che alcune dinamiche mi stavano strette: tanti miei colleghi lavorano praticamente gratis e non volevo finire come loro».

Dopo il dottorato in Francia, Loredana lascia l’Europa perché «sognava di più dal punto di vista del lavoro. Quando sono arrivata qua a New York – racconta – ho capito che non ho sbagliato perché c’è una libertà creativa che non ho visto nemmeno Oltralpe e ci sono tanti fondi. La ricerca senza soldi non va da nessuna parte».

Il suo compito nella Grande Mela, per ora, consiste nel creare «dei mini-tumori in laboratorio con il tessuto del malato e, una volta pronti, testo dei farmaci per vedere se c’è una risposta specifica di quel paziente».

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