Cronaca

Scandalo del Cnr, giocattoli gonfiabili con i fondi per la biologia marina

Scandalo del Cnr, istituto con cui tutti gli studiosi di biologia o di materie scientifiche sognano di collaborare almeno una volta nella vita. Sei arresti ai domiciliari, ci sono tre dirigenti pubblici (che hanno svolto funzioni apicali in forza al Cnr), ma anche tre manager privati che avrebbero offerto le proprie consulenze per fabbricare false fatture, per inventare progetti, tutti ritenuti rigorosamente fasulli.

Scandalo del Cnr

A finire ai domiciliari l’ex direttore generale del Cnr Massimiliano Di Bitetto, ma anche altri due dirigenti degli istituti di ricerca finanziati dallo Stato: si tratta di Ennio Marsella e Salvatore Mazzola; oltre a figure di imprenditori o consulenti del lavoro, che si sarebbero prestati a fabbricare false fatture, poi utilizzate per creare in modo posticcio progetti di ricerca mai portati a termine (quasi sempre con lunghe denominazioni copiate dalla rete e comunque ritenuti mai eseguiti) o consulenze fittizie.

L’inchiesta

Inchiesta condotta dal pm Ida Frongillo, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione (sue le indagini, tra l’altro, su via Marina o sui cosiddetti furbetti del cartellino al Loreto Mare), al termine delle verifiche della Guardia di Finanza: ammonta a quasi 2 milioni e 300mila euro lo sperpero di fondi pubblici che a Napoli è passato per consulenze e progetti che in alcuni casi sarebbero passate per l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche (Iamc, oggi denominato Istituto per le scienze marine). Decisivo in questi anni il contributo reso da uno dei perni del sistema Cnr.

Si tratta di Vittorio Gargiulo, fermato due anni fa in una prima fase delle indagini (condannato in primo grado a 5 anni), che ha svelato alcuni retroscena ritenuti attendibili dal gip Giovanna Cervo. Era il segretario dell’istituto, un ruolo chiave, prestato per anni alla definizione di consulenze e progetti fittizi. Aveva una seconda attività, alle prese con la ludoteca di famiglia «facimm fest», per la quale sarebbero stati sbloccati ordinativi di spesa per acquistare gli ormai famigerati «gonfiabili». Fu la dirigente Laura Giuliano, giunta a Napoli dalla Sicilia, per un incarico amministrativo a notare le pesanti irregolarità di gestione, dando il là alle indagini: quei gonfiabili venivano acquistati con la voce «boe» da impiegare per le ricerche scientifiche in mare. 

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