Cronaca

Nota pizzeria usata dai narcos della camorra per spacciare droga: 14 arresti, preso il capoclan

Spaccio di droga in pizzeria: 14 arresti, colpita la Camorra. Coinvolti più di 100 carabinieri nelle province di Lucca, Napoli e Pisa

La camorra spacciava droga in pizzeria: scattano gli arresti. I Carabinieri del Comando Provinciale di Lucca, questa mattina alle prime luci di oggi – martedì 18 ottobre – hanno eseguito provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di 14 persone (4 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 5 con obbligo di dimora) indagate per “associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”.

L’ordinanza di misure cautelari è stata disposta dal Gip del Tribunale di Firenze e ha consentito di stroncare un vasto giro di droga in tutta la Versilia, individuando numerose persone, già di elevato spessore criminale, responsabili dell’attività illecita.


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Spaccio di droga in pizzeria: 14 arresti, colpita la Camorra

L’operazione ha coinvolto più di 100 carabinieri nelle province di Lucca, Napoli e Pisa, l’impiego di unità cinofile, aliquote di primo intervento e squadre operative di supporto. Contestualmente, oltre 30 finanzieri del Nucleo di Polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza di Lucca hanno eseguito, a Firenze e in Versilia, numerose perquisizioni nei confronti di una decina di soggetti collegati per presunte infiltrazioni illecite nel tessuto economico della costa versiliese.

Il sodalizio criminale, gestito in modo “imprenditoriale”, acquistava all’ingrosso considerevoli partite di cocaina e hashish da esponenti appartenenti ai clan camorristici di Napoli, per poi confezionarla all’interno di una pizzeria di Viareggio e distribuirla ai mediatori della Versilia, i quali a loro volta provvedevano a darla ai pusher per lo smercio al dettaglio a innumerevoli clienti.



La banda aveva persino acquisito uno storico stabilimento balneare di Viareggio, uno dei più antichi d’Italia (ora non più nella disponibilità degli indagati), eletto a luogo di incontro per gli affari illeciti. Affari che venivano curati dal principale indagato, ossia il capostipite di una nota famiglia di provenienza campana operante da diversi anni in Versilia. Il capo dell’associazione, oggi sottoposto a misura cautelare in carcere, era già stato condannato definitivamente per il reato di usura, aggravato dal metodo mafioso.

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