Cronaca

Stadio San Paolo intitolato a Maradona: una strada tutta in salita

A complicare la decisione del cambio di denominazione dello Stadio San Paolo di Napoli è un precedente ingombrante risalente agli anni '80

Tutti aspettano con ansia che lo Stadio San Paolo di Napoli venga intitolato a Diego Armando Maradona ma la decisione potrebbe essere più difficile di quanto si creda. A complicare la situazione è un precedente ingombrante risalente ai favolosi anni ’80, proprio quando Maradona incantava con le sue giocate.

Stadio Diego Armando Maradona: un precedente ingombrante

Negli anni ’80 lo stadio doveva essere intitolato ad Attila Sallustro, attaccante nato in Paraguay e trasferitosi a Napoli con la famiglia quando aveva appena 3 anni, morto il 28 maggio 1983. A impedire la denominazione è stata la Diocesi di Pozzuoli, in cui ricade la zona di Fuorigrotta in cui sorge lo Stadio San Paolo.

Fu proprio l’allora vescovo di Pozzuoli, Salvatore Sorrentino, a opporsi fermamente all’ipotesi di questa dedica laica. Il cardinale Sorrentino (questa fu un’ulteriore sfortuna per chi voleva lo stadio Sallustro) durante il suo mandato, conclusosi nel 1993 per raggiunti limiti di età, aggiunse San Paolo e Sant’Artema come patroni secondari ai patroni principali San Gennaro e San Procolo.

Non è così semplice che il vescovo attuale, cardinale Gennaro Pascarella, possa passare sopra una decisione presa con tanta determinazione da un suo predecessore molto stimato, scomparso nel 2006 dopo essersi ritirato a vita privata.

La storia dello Stadio San Paolo

Su questa storia si innesta anche quella che racconta di come lo stadio di Napoli abbia il suo nome attuale. Tutto nasce da una leggenda popolare secondo la quale Paolo di Tarso, poi diventato San Paolo, sarebbe sbarcato in Italia proprio nella zona di Fuorigrotta per iniziare la sua predicazione.

Città profondamente religiosa e legata alla tradizione, Napoli ha accolto in maniera favorevole la decisione di dedicare il suo “tempio” calcistico a un santo così importante. Inaugurato il 6 dicembre del 1959 (Napoli-Juventus 2-1 davanti a 87.000 spettatori), si chiamava inizialmente “Stadio del Sole” a cui poi è stato imposto il nome di San Paolo.

La differenza tra Maradona e Sallustro

Stadio Sallustro no e ormai il problema non si pone più. Se mai c’è da combattere per farlo diventare Diego Armando Maradona. La prima differenza evidente è che Sallustro non era Maradona. Era un grande attaccante, capace di segnare un centinaio di gol in maglia azzurra, di far innamorare decine di donne tra cui l’attrice Lucy D’Albert che poi sarebbe stata sua moglie fino alla morte. La toponomastica locale lo ricorda con un viale a Cercola, una via nel quartiere Ponticelli, un piazzale a Casavatore e uno stadio a Carbonara di Nola. Però lo stadio no. Veto totale.

A Napoli oggi dicono che Maradona, oltre alla portata del suo operato calcistico, ha un altro vantaggio rispetto a Sallustro: un Papa argentino appassionato di calcio che lo ha spesso fatto oggetto delle sue preghiere e della sua considerazione. Può significare tutto o niente, ma qualcosa dovrà pur significare. E quanto potrebbe essere bello, per un capitano del Napoli presente o futuro, raccontare di avere alzato un trofeo al Maradona.

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