Cultura ed Eventi

Terremoti a Ischia, gli esperti: “Un rischio sottovalutato da troppo tempo”

ISCHIA. Da troppi anni Ischia ha ignorato il rischio sismico del suo territorio. È quanto emerge dall’incontro con Giuseppe Luongo alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. Luongo, professore emerito di fisica del Vulcanismo dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha partecipato all’incontro in libreria insieme ad Elena Cubellis, ricercatrice dell’Osservatorio Vesuviano.

I due hanno presentato il volume History of Ischian earthquakes, edito per Bibliopoli. Il libro ripercorre gli eventi sismici che si sono succeduti sull’isola dalla colonizzazione greca al 1883.

Il rischio terremoti a Ischia

“Dobbiamo tuttavia sottolineare come per un lungo periodo Ischia si sia quasi dimenticata del rischio sismico che interessa in particolare il versante settentrionale dell’isola. – hanno spiegato gli autori – La conoscenza e la consapevolezza sono, invece, fondamentali per ridimensionare il rischio legato ai terremoti. Ci auguriamo, con il nostro lavoro, di favorire una svolta nella ricerca scientifica incidendo sulle scelte della comunità locale, anche in termini di difesa dai terremoti”.

“Insieme con il contributo di studiosi internazionali – ha spiegato il professor Luongo – sarebbe opportuno approfondire gli studi sui terremoti superficiali di origine vulcanica, sui quali per ora abbiamo risposte inadeguate. In questo, Ischia può essere capofila, diventando polo scientifico: in un Paese come il nostro, nel quale le costruzioni sono spesso in muratura e la bellezza architettonica da difendere è consistente, la sfida è assolutamente da raccogliere”.

“Perché un terremoto di magnitudo bassa come quello del 21 agosto ha causato così tanti danni? Per noi ingegneri è rilevante l’accelerazione, non la magnitudo: terremoti superficiali si accompagnano a consistenti sollecitazioni sulle strutture poste al di sopra delle fratture.
Ricostruzione? Con le moderne tecnologie lo si può fare, anche in zona rossa, benché con costi evidentemente maggiori. La scelta è dunque politica ed economica: posso tuttavia affermare che case costruite con criteri anti-sismici reggerebbero terremoti come quello del 21 agosto”.

Il sistema di rilevamento e monitoraggio installato a Ischia, continuano gli autori, “va sicuramente potenziato, anche se è sufficiente: andrebbe portato allo stesso livello di dettaglio con cui osserviamo i terremoti ai Campi Flegrei e al Vesuvio, dove abbiamo una rete molto fitta di sismometri. Ecco – conclude la Bianco – lo stesso grado di dettaglio va raggiunto a Ischia. E lo raggiungeremo entro maggio, con l’installazione già prevista di un numero maggiore di stazioni, una delle quali a Procida, al momento ancora scoperta”.

Fonte: Repubblica.it

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