Cronaca

Violenza in carcere, detenuto aggredisce poliziotti penitenziari

NAPOLI. Era tra i protagonisti della rivolta nel carcere di Ariano Irpino di qualche giorno fa, durante il quale erano stati sequestrati due Agenti di Polizia Penitenziaria, e per questo ieri era stato trasferito nel penitenziario di Viterbo. Ma, appena giunto nel carcere laziale, si è subito reso protagonista di nuove sconsiderate violenze.

Violenze in carcere, SAPPE: “Ora basta”

A darne notizia è Maurizio Somma, Segretario Nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Nel primo pomeriggio di ieri, presso la Casa Circondariale di Viterbo, era stato trasferito per motivi di ordine e sicurezza, un detenuto italiano di origine partenopea, che pochi giorni fa nel carcere di Ariano Irpino si è reso protagonista insieme ad altri compagni di un sequestro di due poliziotti penitenziari. Durante l’iter d’ ingresso a Viterbo, il detenuto partenopeo è andato in escandescenza, scagliandosi contro i poliziotti, due Sottufficiali e un Assistente, che sono riusciti a fatica a contenere il detenuto. Gli agenti hanno riportato prognosi per 15 gg s.c. Con un organico ridotto all’osso continuano le aggressioni al personale di Polizia che spesso è costretto a ricoprire più posti di servizio, visto anche l’imminente piano ferie. Il personale è allo stremo e le aggressioni non sembrano rallentare. Considerando che un solo poliziotto gestisce circa 50 detenuti in regime di “celle aperte” spesso é da solo alla mercé dei detenuti. Auspichiamo un intervento immediato dell’amministrazione prima che succeda qualcosa di veramente irreparabile”.

 “Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale SAPPE. “Altro che carcere umano e più sicuro, come prometteva il Ministro della Giustizia Orlando: le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Ed è ancora più grave che il responsabile delle violenze di ieri a Viterbo sia stato uno dei protagonisti della sconsiderata rivolta nel carcere di Ariano Irpino di qualche giorno fa, durante la quale furono sequestrati due poliziotti. Non ci si ostini dunque a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno”.

Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per i poliziotti penitenziari contusi e feriti a Viterbo, aggiunge: “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane, riferiti all’anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 ed i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno! Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l’urina o la candeggina… E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino? Evidentemente le priorità erano e sono altre: come, ad esempio, consentire l’uso della sigaretta elettronica nelle celle o prevedere le “doccette” nei cortili passeggi per dare refrigerio ai detenuti durante i mesi estivi (dimenticandosi per altro, sistematicamente, l’adozione concreta di provvedimenti per il benessere del Personale di Polizia Penitenziaria, specie di quello che vive nelle Caserme…)”.

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