Cronaca

“Volevano uccidere Arturo perché era un ragazzo ordinario”

A distanza di 13 mesi dall’atroce accaduto che vide coinvolto Arturo Puoti, lo studente che rischiò di morire dopo un’aggressione da parte di un branco di minorenni, conosciamo le motivazioni che guidarono i giudici nella sentenza.

Le motivazioni dell’atroce gesto

I giudici del Tribunale dei minori hanno spiegato cosa nascondeva l’atroce gesto compiuto ai danni di Arturo Puoti, lo studente che ha rischiato di perdere la vita nel corso di un’aggressione subita a dicembre del 2017 in via Foria. Si tratterebbe di un gesto mosso da odio e frustrazione contro un «ragazzo normale» ma considerato dai suoi carnefici diverso. Oggi, a distanza di tredici mesi, è possibile conoscere il ragionamento fatto dai giudici nel comminare una condanna a nove anni e tre mesi a carico dei tre imputati per tentato omicidio. Diciotto pagine a firma dei giudici dei Colli Aminei (presidente Marina Ferrara, a latere Pezzuti e Parenti), non ci sono dubbi sulla «volontà omicidiaria» del branco, all’epoca per altro costituito anche da un quarto minore non imputabile in quanto non ancora quattordicenne.

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