Cronaca

Bimbo suicida a Napoli, la mamma: “Solo pensando all’imponderabile riusciremo ad andare avanti”

Quando penserete a mio figlio, fatelo con un sorriso“. Le parole sono state un fiume in piena di emozioni e ricordi che il padre ha dedicato all’undicenne napoletano morto dopo essersi lanciato nel vuoto dalla propria abitazione, la notte tra il 28 e il 29 settembre.

“Quando penserete a mio figlio, fatelo con un sorriso”

Parole pronunciate ieri mattina, durante le esequie, celebrate nella basilica di Santa Chiara, che sono state molto più di un ultimo addio carico di amore da parte di parenti, amici e compagni di classe. Durante la cerimonia, cominciata alle 10 nella chiesa gremita di adulti e piccini rispettosi delle norme anti Covid con distanziamento e mascherine, i genitori del bimbo hanno aperto il loro cuore.

La mamma e il papà del piccolo, dal pulpito della basilica dove era stata poggiata la minuta bara bianca ricoperta di fiori candidi, hanno condiviso il loro “dolore ma anche gli insegnamenti tratti dall’esperienza dell’imponderabile” raccontando il presente, il passato e ciò che vorrebbero accadesse in futuro. L’intero rito si è svolto in un clima di dialogo, intimo e profondo, nell’omelia di monsignor Vincenzo De Gregorio, amico e guida spirituale della famiglia, che ha celebrato le esequie insieme con Giovanni Paolo Bianco, parroco di Santa Chiara.

Le parole di Padre Vincenzo

“Sportivo, vivace, curioso, amante della natura, osservatore sagace e acuto, e bambino tenero e affettuoso“. Padre Vincenzo De Gregorio ha descritto così l’undicenne nella lunga omelia che, come un viaggio nella memoria, ha ripercorso tutte le tappe della sua vita. “Era un bambino normalmente felice” ha raccontato il sacerdote, facendo volutamente riferimento alla vita serena ed equilibrata del piccolo, che “non viveva ai margini o in una bolla di solitudine, ma al contrario era solare e sorridente“.

Le fasi della tragedia

Quella notte era accanto alla sorella per addormentarsi con lei, un dormire tranquillo che si è interrotto, dopo la mezzanotte, perché doveva andare al bagno – racconta ancora il prete ripercorrendo le fasi della tragedia – con il trascorrere del tempo, però, cresceva la preoccupazione della sorella che si chiedeva perché il fratellino non facesse ritorno, fino ad alzarsi e a cercarlo in ogni stanza e trovare la casa vuota. Poi lo sgabello davanti al davanzale”.

Nel racconto di don Vincenzo De Gregorio, iniziato con la lettura di una lettera di San Paolo apostolo e il vangelo secondo Matteo, la parola chiave è stata “mistero, nel senso di qualcosa che è complesso, come lo è la vita, e anche la vita di un bimbo”. “Il rispetto che dobbiamo a un bambino, impone a tutti di tacere e attendere le risposte, ammesso che possa essere trovata una risposta”.

Il funerale

In prima fila, stretti in un abbraccio raccolto e amorevole, il fratello e la sorella del bimbo, insieme a tanti familiari, hanno assistito alla cerimonia, durante la quale sia la mamma che il papà hanno scelto di parlare. “Mio figlio viveva con fiducia e ottimismo, amava tutti gli sport, dalla canoa agli sci, e gli piacevano tanto le barzellette” ha raccontato commossa la madre sottolineando come “tutto questo non debba andare perduto e come solo affrontando qualcosa di inaccettabile, si potrà andare avanti“. “Tutti ci sono stati vicini e ci stanno aiutando a sopportare questo dolore – ha aggiunto la donna – ora tocca a noi impegnarci, forti dell’amore della nostra famiglia che continuerà a tenerci uniti”.

Il papà del piccolo

Nonostante il dolore lacerante, anche le parole del padre del bimbo sono state cariche di speranza. “Non so cosa sia successo ma mio figlio era un puro, come puri sanno essere i bambini forse posso usare una metafora visto che amava la pesca – ha detto il papà riferendosi all’ingenuità del figlio – lui aveva pensato di pescare un tonno o un polipo ma invece ha addentato un pesce avvelenato”.

Continua

“Potrei dire tante cose ma voglio parlare dei due insegnamenti che ho tratto in questi giorni – ha continuato il professionista napoletano – la vita non si misura con la durata ma con l’intensità e mio figlio ha vissuto intensamente ogni giorno; la seconda cosa che ho imparato è l’esistenza dell’imponderabile che dobbiamo accettare perché non possiamo controllarlo”. “Aspettiamo le indagini: ora è il momento di piangere e cacciare fuori il nostro dolore ma vorrei che da domani al pensiero di mio figlio ci fossero solo sorrisi, come il suo”.

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