Inchiesta

Camorra, clan Polverino | La storia, le origini, i protagonisti

I Polverino sono un clan di camorra. Per anni sotto stati sotto la guida del noto e potente clan Nuvoletta. Il clan Polverino eredita le esperienze e l’autorità quando i Nuvoletta in seguito a duri colpi subiti dalle forze dello Stato iniziano a perdere il controllo nei quartieri. Con i Boss Nuvoletta in carcere, passano sotto il controllo dei Polverino.

Queste le principali zone in cui opera il clan: Marano di Napoli, Villaricca, Quarto, Pozzuoli, Qualiano, in Spagna: Barcellona, Malaga, Almerìa, Cadice, Terragona, Alicante, e in diverse zone del Marocco.

L’inchiesta, ha messo insieme le informazioni e ne ripercorre i fatti. Il resoconto che segue riguarda il clan Polverino.

Alcuni di questi nomi e clan appartengono alla storia della camorra napoletana e non solo e , hanno lasciato eredità, materiali e immateriali, tanto sangue è stato versato in nome di quello che impropriamente è stato chiamato onore, ma che alla fine è sempre stato solo interesse, che specifichiamo hanno due distinti e differenti significati, hanno per anni comandato i quartieri di loro interesse, con le loro regole.

Ecco gli avvenimenti

Camorra, clan Polverino: la storia, le origini, i protagonisti

Il clan Polverino fu fondato da Giuseppe Polverino, detto “Peppe ‘O Barone”, negli anni ‘90. Il clan Polverino dopo l’indipendenza dal clan Nuvoletta, “causa forza maggiore”, col tempo divenne tra i più potenti.

Giuseppe Polverino
Giuseppe Polverino

Proprio a causa dell’arresto degli storici boss dei Nuvoletta, negli anni ‘90, i Nuvoletta erano allo sbando a causa delle inchieste della magistratura e degli arresti dei capi e dei affiliati ed è in quel momento, secondo gli inquirenti, che i Polverino hanno la possibilità di fare il salto di qualità, organizzando un summit a Marano, a cui parteciparono gli esponenti di numerosi clan della città, ma anche i referenti dei Nuvoletta.

  • In questo summit si concordò che gli affiliati ai Nuvoletta potevano scegliere se passare dalla parte del nuovo clan, oppure fare affari in autonomia ma sempre concordandoli con i Polverino, così, diversi membri tra i quali il clan degli Orlando, famiglia storicamente legata ai Nuvoletta, scelsero di diventare autonomi, mentre le famiglie Simioli e Ruggiero decisero di unirsi al nuovo clan.
  • Giuseppe Polverino è stato soprannominato “re dell’hashish”, perché deteneva il monopolio dell’importazione della sostanza dal Marocco in Italia via Spagna, diventando il maggiore commerciante internazionale dello stupefacente marrone.
  • Secondo uno dei pentiti del clan, Domenico Verde, l’organizzazione aveva il monopolio del commercio dell’hashish dal 1992 al 2009. L’hashish era coltivato nella regione di Ketama in Marocco e all’inizio arrivava a dorso dei muli, ma in seguito fu modernizzato e accessibile su camion e auto.

Secondo gli inquirenti, Polverino aveva una grande capacità imprenditoriale, investendo nel settore turistico-alberghiero in Italia e in Spagna. Amante del poker, delle donne e della bella vita, la sua fortuna personale era di oltre 1 miliardo di euro.

Secondo le indagini in Spagna, il clan Polverino è stato il più potente che è stato attivo nel paese, a causa del numero di persone che aveva installato e a causa del potenziale della sua struttura. Tra le città spagnole con infiltrazione dei Polverino, c’erano anche Almería, Cadice e Tarragona.

Polverino è stato arrestato il 6 marzo 2012 in un appartamento di Jerez de la Frontera ed estradato in Italia dopo due mesi.

Dopo l’arresto di Polverino, Giuseppe Simioli aveva preso le redini del sodalizio, ma è stato arrestato nel luglio 2017 per associazione mafiosa e traffico di droga e armi. Simioli, nato in una famiglia benestante, tra le più note della città di Marano, fin da giovanissimo si affilia al clan e con poco più che ventenne è già un affiliato di primo livello. È allora che inizia a gestire per conto dei Polverino il florido mercato delle estorsioni, diventando in futuro il braccio destro del boss.

Arresti eccellenti

  • Polverino è stato arrestato il 6 marzo 2012 in un appartamento di Jerez de la Frontera ed estradato in Italia dopo due mesi.

La caduta dei Nuvoletta e la successione dei Polverino

Conosciuta almeno sin dagli anni ’50 come una famiglia molto importante nel settore dell’ortofrutta, l’organizzazione criminale nacque verso la metà degli anni 1960, all’inizio del decennio successivo il clan è controllato dai fratelli Nuvoletta, Lorenzo, Ciro ed Angelo.

Le principali attività erano il traffico dell’eroina e di sigarette, approfittando anche dei rapporti con i narcotrafficanti di Cosa nostra siciliana.

Infatti, con l’organizzazione criminale siciliana il clan Nuvoletta ha intrecciato solidi rapporti, come testimoniato dal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, il quale ha raccontato che uscito dal Carcere di Poggioreale, fu trasportato da Saro Riccobono e Angelo Nuvoletta in una proprietà terriera dei Nuvoletta, dove ad attenderlo c’era Salvatore Riina.

Altro episodio fu quello del 1974, quando vennero accertati intensi rapporti telefonici tra Luciano Liggio e i Nuvoletta, che gestivano per conto del siciliano una grande tenuta agricola in Campania.

Faida Fratellanza napoletana contro Nco

Prima e seconda guerra di mafia

Nella seconda metà degli anni settanta, alle famiglie di stampo camorristico della “vecchia generazione” si unisce una nuova forza, che arriverà ad avere, secondo alcune stime, circa 7000 affiliati: è la Nuova Camorra Organizzata (Nco) di Raffaele Cutolo, la quale voleva imporre la sua egemonia su qualsiasi attività e commercio illegale.

Si arrivò inevitabilmente alla faida tra Nco e Fratellanza Napoletana, che iniziò nel 1979, totalizzando circa 900 omicidi solo fino al 1983.

La guerra fu combattuta dai cutoliani e dagli affiliati della Fratellanza napoletana e inoltre c’erano il clan di Bardellino e quello dei Nuvoletta, comprese le famiglie dei Galasso, degli Alfieri e dei Gionta, oltre a quella dei Giuliano.

Dopo la vittoria della Fratellanza napoletana, nacque una nuova faida, i rivali questa volta erano i clan Nuvoletta e Bardellino, che avevano le proprie radici nelle amicizie siciliane degli uni e dell’altro, infatti, i maranesi sono alleati del clan dei Corleonesi, capeggiato da Totò Riina e Bernardo Provenzano, mentre i Casalesi sono in combutta con Stefano Bontate e Tommaso Buscetta.

Il 23 aprile 1981, con l’assassinio di Bontate, scoppiò la seconda guerra di mafia, che portò irrimediabilmente le sue conseguenze anche in Campania Bardellino appoggiato dai suoi alleati Carmine Alfieri e Pasquale Galasso compie 2 stragi, la domenica mattina del 26 agosto 1984 quattordici sicari di Alfieri arrivarono a Torre Annunziata, città del clan Gionta, alleato dei Nuvoletta e compirono una strage, uccidendo 8 affiliati e ferendone altri 7.

Prima di quella strage, insieme ad alcuni uomini di Galasso, erano riusciti a mettere a segno un altro a segno un altro agguato il 10 giugno 1984, infatti, uccisero Ciro Nuvoletta, fratello del capofamiglia Lorenzo, un’azione eclatante che costituì il “battesimo di fuoco” di un ancor giovanissimo Antonio Iovine in una vendetta a questo attentato i Nuvoletta-Corleonesi fecero un’altra strage a Poggio Vallesana, ma contro 5 uomini di Bardellino-Buscetta, che furono strangolati, sparati e sciolti nell’acido.

Questo episodio fu preceduto dall’arresto in Spagna di Antonio Bardellino, che pensava di esser stato tradito da un esponente proprio del clan di Marano.

Nel 1985, con l’arresto di Valentino Gionta (boss del clan omonimo) proprio a Marano, Angelo Nuvoletta, nonostante il parere contrario del fratello Lorenzo, ordinò l’esecuzione del cronista del Mattino Giancarlo Siani, che avvenne la sera del 23 settembre 1985. Siani aveva scoperto che Nuvoletta aveva tradito Gionta per mettere fine alla nascente faida con i Casalesi, ed aveva scritto in merito un articolo, firmando così la sua condanna a morte. Durante la stagione delle bombe in Italia e l’offensiva dei Corleonesi allo Stato italiano, Riina chiese aiuto ai Nuvoletta per aiutarli nella campagna terrorista contro lo Stato, ma i Nuvoletta si rifiutarono perché in ottimi rapporti con le istituzioni.

Giancarlo Siani
Giancarlo Siani

I rapporti tra le famiglie si freddarono al punto che nelle feste non c’era più lo scambio di specialità gastronomiche (tipo arancini e mozzarelle).

Lorenzo Nuvoletta venne catturato ed incarcerato venerdì 7 dicembre 1990, dopo 10 anni di latitanza; rilasciato nel ’91, nel gennaio successivo venne condannato a 9 anni di carcere per attività di stampo camorristico, morì l’8 aprile 1994 Angelo Nuvoletta venne arrestato il 17 maggio del 2001, dopo ben 17 anni di latitanza, scontò 2 ergastoli e morì il 21 ottobre 2013 all’ospedale di Parma dove era ricoverato per le sue cattive condizioni di salute.

Dopo la morte dei grandi capi dell’organizzazione e la decimazione conseguente agli arresti, gruppi che prima erano costole dei Nuvoletta, come gli Orlando e i Polverino, sono diventati indipendenti e potenti, ereditando molto di quello che una volta era del clan Nuvoletta.

Reazioni Dia

Dopo il duro colpo subito dal clan Nuvoletta, il clan non si può dire assolutamente, “per usare termini letterali o giornalisti”, “estinto”.

Il clan Nuvoletta continua ad essere uno dei clan più attivi e potenti delle zone elencate.

Il clan Polverino per forza di cose non solo si espanso, ma ha potuto tessere alleanze e reti per i propri affari. Ha potuto stringere alleanze e consolidato contatti a livello internazionale in diverse nazioni.

Oramai il business del clan Polverino si è esteso alla imprenditoria e ha sempre tenuto salde le relazioni con il clan Nuvoletta, con il quale mantengono reciproci accordi di rispetto, sostenuti da un passato storico consolidato da parentele e fratellanze.

Il clan Polverino oggi

Il clan Polverino, è attualmente attivo a tutti gli effetti ed è tra i più potenti nelle zone sotto il proprio controllo.

Ha esteso il proprio business, nel corso degli anni è passato dal racket, al traffico di armi al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio, alle estorsioni all’omicidio.

Negli ultimi anni con molta capacità sono riusciti ad infiltrarsi nel settore dell’imprenditoria. Acquisti di attività ristorative, attività balneari, soprattutto in Spagna, attività di azzardo online e import-export di droghe di diverso tipo, acquisti immobiliari e attività edili.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio