Cronaca

Coronavirus, sindaci del napoletano scrivono a Conte: “Siamo al collasso”

Gli amministratori della Città metropolitana scrivono a Conte: "Subito misure di sostegno, l'alternativa è morire di stenti"

Andiamo avanti, come meglio possiamo, tuttavia siamo costretti a chiedere misure urgenti per il sostengo alle nostre attività produttive e in modo particolare per il mondo del commercio e della ristorazione, già messo duramente alla prova con il precedente lockdown.

Covid, i sindaci di Napoli scrivono a Conte

“Non parliamo di numeri, ma di persone, di interi nuclei familiari costretti a scegliere se morire di Covid o di stenti, di polmonite virale o di fame. Siamo oltre la soglia del sacrificio, oltre la soglia del proverbiale pizzico sulla pancia: siamo all’emergenza”.

Come riporta la “Repubblica”, questo è il testo di una lettera che i sindaci di Cercola, San Giorgio a Cremano, Pollena Trocchia, Ercolano, Portici, Volla, San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Somma Vesuviana, Torre del Greco e Sant’Anastasia, comuni della Città Metropolitana di Napoli, hanno inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Scrivono i sindaci

Facciamo ogni giorno i conti con le pochissime forze che abbiamo a disposizione, risorse economiche esigue e ancora di più quelle umane, costrette, per la propria ed altrui sicurezza, a limitazioni enormi. Signori presidenti, siamo al collasso. La ricaduta sui settori economici è pesante, troppo, per fare in modo che le famiglie vadano avanti con serenità.

Siamo consapevoli che il dilagare così incontrollato dei contagi abbia richiesto misure drastiche, comprendiamo perfettamente che vadano stroncate, subito, tutte le occasioni in cui il virus “viaggia” indisturbato, allo stesso tempo chiediamo, pertanto con forza e a gran voce, un piano di aiuto socio-economico alle categorie maggiormente colpite. La solidarietà, che in ogni modo abbiamo espresso loro, non basta più, le richieste dei nostri cittadini non devono e non possono più rimanere inascoltate”.


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Il sito del Ministero della Salute

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