Napoli, il caso “comandati”: evitano il concorso e prendono il lavoro sicuro
Nuova inchiesta della Procura di Napoli sul caso «comandati» in Regione. Due giorni fa, i finanzieri della tributaria hanno bussato alle porte degli uffici chiave della Campania, con un blitz mirato: sono andati negli uffici del personale – sia in riferimento agli organici della giunta, sia del consiglio regionale -, ma anche negli uffici che coordinano il flusso di dipendenti delle società partecipate all’ombra di Palazzo Santa Lucia.
Caso comandati: evitano il concorso e prendono lo stipendio sicuro
Il «comandato» è un termine con cui si intende la figura di un impiegato spostato in Regione da agenzie, società, enti esterni dalla macchina amministrativa della Regione stessa.
I comandati non fanno concorsi, puntano ad essere stabilizzati, a chiudere la carriera come staffisti, collaboratori di consiglieri, insomma lasciano la trincea di nosocomi o la precarietà di realtà sempre in bilico per accomodarsi all’ombra di Palazzo Santa Lucia. Stipendio sicuro, lavoro tranquillo.
Il tutto senza un concorso pubblico che – si ricorda -, dovrebbe essere l’unica via di accesso possibile per lavorare negli uffici pubblici.
In tutto, sarebbero 69 i «comandati» che aspirano a rimanere stabilmente nell’organico regionale, una galleria umana e professionale dove non mancano mogli di, amici e parenti di questo o quel soggetto politico.