Cronaca

Scosse di terremoto a Napoli: cosa succede e quali sono i pericoli per i residenti

I cittadini di Napoli e soprattutto quelli dell’area flegrea sono preoccupati per le numerose scosse di terremoto registrate in queste ore. La più forte, di magnitudo 4.1, è stata registrata nella notte tra martedì 26 e mercoledì 27 settembre. Nessun danno consistente, nessun ferito, ma un forte spavento che – inevitabilmente – fa tornare d’attualità il tema del bradisismo. Ma cosa sta succedendo in quella zona di Napoli?

Scosse di terremoto a Napoli, cosa sta succedendo nell’area Flegrea

Nella notte di giovedì 28 settembre non sono state registrate nuove scosse dai sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma quella di 4.1 della scorsa notte è stata la più forte degli ultimi 40 anni. Proprio l’Ingv fa sapere che il terreno in zona ormai si alza di un centimetro e mezzo al mese e che sono nell’ultima settimana i terremoti registrati sono stati 250.

In merito il presidente dell’istituto Carlo Doglioni ha spiegato che “possiamo aspettarci ancora nuovi eventi e anche una crescita in termine di magnitudo. I terremoti stanno, infatti, aumentando sia in termini di energia che di numero“.

I pericoli per i residenti

Inevitabile la preoccupazione per i residenti, ma in merito ai pericoli per chi vive in quella zone gli esperti si dividono. Ad esempio, il vulcanologo Giuseppe De Natale propone l’evacuazione totale dell’area di Agnano-Solfatara, mentre altri dicono che non c’è pericolo. Ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, De Natale al Corriere della Sera sostiene che il rischio più grande nella zona è quello del cedimento o del collasso degli edifici più vicini all’epicentro delle scosse.


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I Campi Flegrei

Il supervulcano dei Campi Flegrei

Il fenomeno del bradisismo è legato all’attività dei Campi Flegrei, sistema composto da una trentina di vulcani, formatosi circa 60.000 anni fa per collasso dopo un’incredibile eruzione di circa 80 km cubici di magma. Secondo il geologo Mario Tozzi, una eventuale eruzione richiederebbe l’evacuazione di mezzo milione di persone. Eruzione che, in linea teorica, sarebbe in grado di cancellare “un’intera società” come spiegato a La Stampa. Inoltre Tozzi spiega che non c’è un collegamento diretto fra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Anche se la fonte profonda dei due complessi vulcanici potrebbe essere comune, a oltre 10 km di profondità.

È possibile prevedere nuovi terremoti?

Il geologo ha spiegato che dal 1982 al 1984 si è verificata l’ultima crisi di sollevamento (circa due metri), accompagnata da circa 10 mila piccoli terremoti. All’epoca costrinse addirittura all’evacuazione di 40 mila abitanti. Dal 2005 il suolo è di nuovo in sollevamento fino a circa 70 cm. Negli ultimi 5 mila anni sono state almeno 27. Intanto Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano Ingv, ha risposto ieri all’AdnKronos alla domanda delle domande:

“Se potranno avvenire altri terremoti? È una previsione che non possiamo fare, ma tenuto conto dell’attuale fase deformativa molto intensa, ci aspettiamo che avvengano altre scosse anche di magnitudo uguale o maggiore a questa, anche se non molto più grande considerato il tipo di roccia presente in questo vulcano. Sono però terremoti molto superficiali e questo, anche per magnitudo medio-piccole, può generare una facile avvertibilità degli eventi, come è stato per quest’ultimo avvertito nella notte“.

I possibili scenari

Sono due i possibili scenari relativi all’evoluzione della situazione dei Campi Flegrei: il migliore è che la crisi di bradisismo in corso termini come era accaduto per quella del 1983-84, il peggiore è eruzione simile a quella del 1538.

Lo ha detto oggi il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, nell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera. “È un’evoluzione che non conosciamo e che monitoriamo”.

Il piano di evacuazione

Il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci annuncia una legge ad hoc, ovvero un piano straordinario per l’evacuazione in caso di eruzione vulcanica. Il piano di evacuazione interesserà un’area abitata da mezzo milione di persone e il provvedimento di legge coinvolgerà la Regione Campania, la Città Metropolitana di Napoli e i Comuni interessati al fenomeno, la Prefettura, oltre ai Centri di competenza, dall’Ingv al Cnr, Eucentre, Reluis e Plinius.

Redazione L'Occhio di Napoli

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