Cronaca

Secondigliano, minaccia psichiatra e le punta una pistola al volto

Attimi di paura al Centro di Salute Mentale di Secondigliano di Napoli dove un paziente avrebbe minacciato una psichiatra puntandole contro una pistola: “Ora ti devo uccidere”, avrebbe esclamato il soggetto. La dottoressa insieme ad un’infermiera è riuscita a scappare e rinchiudersi in una stanza evitando così il peggio. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Secondigliano, minacci psichiatra con una pistola

Il dramma sfiorato al centro di Salute Mentale a Secondigliano intorno alle 19.30 di martedì, 16 maggio. La donna, una psichiatra dell’Asl Napoli 1 è stata minacciata da un paziente che le ha puntato contro una pistola. I colleghi della donna hanno immediatamente lanciato l’allarme. La dottoressa insieme ad un’infermiera, è riuscita a scappare e rinchiudersi in una stanza in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine.

La dinamica

Un tossicodipendente, da poco uscito dal carcere per aver scontato 16 anni con l’accusa di furto aggravato, sarebbe entrato nel Centro di Salute mentale puntando senza alcuna motivazione la pistola contro psichiatra e infermiera, sparando. “Se quell’arma fosse stata vera sarebbe stata una strage”, sono le parole di una delle vittime, Daniela Sorrentino 50enne, da più di 20 anni in servizio all’Asl di Secondigliano.

“A fine turno eravamo in cinque – racconta – ero al telefono con la caposala che ha capito la situazione e lanciato l’allarme. Quell’uomo mi aveva già minacciato di morte. Credevo che l’arma fosse vera. È stato agghiacciante. Ha puntato e sparato alle gambe all’infermiera accanto a me. Siamo scappate di sopra, un infermiere si è lanciato sul paziente per disarmarlo. Siamo rimaste deluse: anziché procedere al fermo hanno considerato più opportuno il ricovero. Per non parlare poi degli atti osceni durante il trasporto in ospedale.”

“La dirigente è ancora sotto shock – dice il manager della Asl Ciro Verdoliva – ha accompagnato il paziente in ambulanza e si è detta pronta a continuare il servizio. Abbiamo messo a disposizione un penalista per sporgere querela, siamo pronti a costituirci parte civile in un processo. Credo sia naturale pensare a quanto accaduto un mese fa a Pisa, con l’omicidio della collega Barbara Capovani. Quel paziente avrebbero dovuto portarlo via le forze dell’ordine. Esistono profili di disturbo antisociale di personalità capaci di atti violenti che, con l’uso di droghe, diventano a elevata pericolosità sociale. Andrebbero messi in condizione di non nuocere. Ci aspettiamo che si muova qualcosa sul piano politico ma che questi episodi non siano utilizzati per mettere in discussione la legge Basaglia-Orsini. Pochi profili criminali possono fare danni all’intero sistema della salute mentale che offre servizi a migliaia di pazienti”.

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

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