Cronaca

Salvatore Caiazza, medico di famiglia aggredito nel suo studio a Quarto

Il medico Salvatore Caiazza è stato aggredito nell’ambulatorio di medicina generale a Quarto, in provincia di Napoli. Il paziente ha insultato il personale medico che gli aveva chiesto di attendere il proprio turno, poi si è scagliato contro il dottor Caiazza.

Salvatore Caiazza, medico di famiglia aggredito a Napoli

Insulti al personale di studio colpevole di aver chiesto al paziente di attendere il proprio turno. Poi spintoni e minacce di botte, o anche di peggio, al medico di famiglia. L’aggressione si è consumata nella giornata di ieri nell’ambulatorio di medicina generale a Quarto.

A raccontarla è lo stesso Salvatore Caiazza, dottore di famiglia e sindacalista della Fimmg Asl 2 Napoli. Il medico ha riferito all’Adnkronos Salute che è stato salvato dai suoi pazienti, che hanno fermato l’aggressore “mentre le forze dell’ordine, che ho allertato, non sono intervenute”.

“Non è la prima volta che accade. E sono moltissimi i casi in cui i colleghi non denunciano, soprattutto per paura. Quando ti dicono so dove trovarti, conosco la tua famiglia, è comprensibile lo spavento”, aggiunge Caiazza.

I medici di famiglia sembrerebbero meno esposti alle aggressioni “per il rapporto di fiducia e conoscenza con i propri assistiti. Non a caso, in questo episodio, sono stati proprio gli altri pazienti a difendermi. Ma è anche vero che negli ultimi anni abbiamo avuto esperienza di pazienti che hanno preso i nostri studi per piazze o stadi dove sfogare la frustrazione per i disservizi della sanità. I nostri ambulatori sono aperti a tutti, senza pagare nulla, sono quindi il luogo più facile a cui accedere non solo per chi cerca risposte di salute, ma anche per queste persone pericolose”.

Il mancato intervento delle forze dell’ordine

Caiazza aggiunge: “la cosa che, in questo caso, più mi ha colpito è stata la mancanza di risposte da parte delle forze dell’ordine. Ho chiamato i carabinieri che non sono intervenuti e la polizia mi ha semplicemente telefonato. Questo non ci rende molto tranquilli. L’assassinio di Barbara Capovani è un monito. Mi domando quante tragedie ci vogliono perché ci sia attenzione. Ricordo che pochi mesi fa un collega è stato preso a calci e pugni a Giugliano per aver rifiutato di fare un certificato medico”.

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