Economia

Bitcoin e altre criptovalute crollano: quali i motivi e le prospettive?

Per Bitcoin e le sue sorelle non è un periodo proprio felice, almeno per quanto concerne le quotazioni. Basti pensare che le criptovalute hanno bruciato notevoli risorse in 5 delle 6 sedute della settimana passata, portando il totale delle perdite dall’inizio dell’anno alla stratosferica quota di 640 miliardi di dollari.

A propiziare questa ulteriore fase di calo è stata in particolare la decisione comunicata dalla Securities and Exchange Commission, bloccare cioè almeno temporaneamente Bitcoin Tracker One e Ether Tracker One, due prodotti finanziari legati proprio al mondo delle divise digitali. Una risoluzione dovuta alla mancanza di chiarezza, considerato come essi si presentino alla stregua di Etf, pur non essendolo. Una decisione che del resto era preventivabile, considerato come la stessa autorità preposta al controllo delle operazioni finanziarie sul territorio statunitense abbia di recente provveduto a bloccare le richieste di approvazione di Etf che avevano come sottostante il Bitcoin.

Oltre alla divisa attribuita a Satoshi Nakamoto hanno perso quota in maniera notevole anche molte Altcoin, tra cui Ethereum, Ripple, EOS e Litecoin, considerate le migliori alternative alla criptovaluta regina, anche se poi hanno dato vita a notevoli recuperi, da alcuni addetti a lavori catalogati però alla stregua di rimbalzi tecnici. Ora resta solo da capire se il momento negativo è destinato a perdurare oppure è in vista un cambiamento di atmosfera, anche alla luce di alcune notizie che hanno ravvivato proprio il fine settimana e che potrebbero far sentire i propri effetti sin dai prossimi giorni.

Goldman Sachs getta la spugna, anzi no

Ad aggravare la situazione generata dall’annuncio della SEC ha concorso in particolare la notizia relativa al definitivo forfait da parte di Goldman Sachs, che secondo Business Insider avrebbe deciso di non entrare nel comparto, proprio a causa delle incertezze normative e della loro ricaduta su quotazioni rese troppo volatili e quindi portatrici di un livello di rischio ritenuto evidentemente non sopportabile dalla banca.

La notizia dell’abbandono di un progetto di un trading desk specifico per le divise digitali ha naturalmente avuto effetti su un mercato che già nei mesi precedenti aveva dato segnali negativi, ma è stata poi smentita da Mark Chavez, Chief Financial Officer della famosa banca d’investimento. Gli effetti di quella che lo stesso Chavez aveva definito una fake news si erano però già fatti sentire.

Anche Citigroup e Morgan Stanley sono interessate

Alle parole di Chavez ha poi fatto seguito la notizia di un notevole interesse di Citigroup e Morgan Stanley all’entrata nel settore delle divise virtuali. Ingresso che nel primo caso dovrebbe avvenire sotto forma di DAR (acronimo di Digital Asset Receipt), strumento che è considerato da molti addetti ai lavori come il modo più diretto per investire in Bitcoin e criptovalute senza la necessità di possedere direttamente il bene.

Morgan Stanley, a sua volta, sembra intenzionata a usare i Price return swap, addebitando uno spread per ogni transazione, secondo quanto riferito da Bloomberg.

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