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Camorra: quali sono i clan più potenti della zona di Pozzuoli |  Beneduce-Longobardi

Nell’ultima relazione Dia 2023, sono state stimate e osservate oltre 150 famiglie legate ai clan di camorra. Dislocate su tutto il territorio della Campania, in diverse altre regioni della nazione e all’estero, con migliaia di affiliati, la camorra è stata classificata tra le organizzazioni di tipo mafioso più diffuse e potenti del mondo, con un volume annuo di fatturato illecito di miliardi di euro.

Queste organizzazioni sono riuscite a sviluppare raffinate capacità di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni e appalti pubblici e a creare società di comodo per il riciclaggio di denaro sporco. Alcuni clan hanno notevoli capacità militari, con affiliati esperti nell’ utilizzo di armi ed esplosivi, mentre altri possono contare sulle abilità di soggetti esperti in ambiti imprenditoriali, economici, amministrativi, sino ad arrivare ad avere nel proprio organico elementi di grande ingegno politico.

Pozzuoli Anfiteatro Flavio

Attraverso solenni riti di fedeltà si diventa affiliati ad una famiglia, senza possibilità di ripensamenti e mentre la maggior parte dei clan di camorra preferisce mantenere una sorta di indipendenza, o fare alleanze esclusivamente per interessi con altri gruppi di tipo camorrista, altri clan stringono legami con cosche di cosa nostra siciliana e ‘Ndrine calabresi, con le quali hanno legami di sangue, anche se i loro gruppi sono operativi in Campania. Ma nulla vieta di fare accordi e affari fra le diverse organizzazioni e nulla vieta di farsi la guerra. Nelle indagini dell’ ultimo semestre, l’attenta valutazione della Dia pone il clan Beneduce-Longobardi, anche per i loro legami con le altre organizzazioni, nell’ elenco dei più potenti di Pozzuoli.

Il resoconto che segue riguarda Pozzuoli e il clan Beneduce-Longobardi, il più potente della zona.

Pozzuoli Rione Terra

Camorra: il clan più potente di Pozzuoli, Beneduce-Longobardi

Boss del clan dei Casalesi, Alberto Beneduce, noto anche come  “A Cocaina”, morto giovedì 1° agosto 1990, fu uno dei capi della Camorra e narcotrafficante internazionale. Alberto Beneduce fu tra i primi associati al clan di Antonio Bardellino, quest’ultimo tra i fondatori e capo storico negli anni ’70 e ’80 del clan dei Casalesi. Antonio Bardellino fu tra i primi affiliati campani a cosa nostra siciliana, legato a Tommaso Buscetta con il quale diventò socio in affari. Originariamente affiliato al clan Nuvoletta, agli inizi degli anni ’80 si staccò dalla famiglia di Marano e si alleò con Umberto Ammaturo, Carmine Alfieri e con il suo braccio destro Pasquale Galasso, in quanto i Nuvoletta furono incolpati di rifiutare il conflitto con Raffaele Cutolo con il quale, più volte, i Nuvoletta avevano tentato di fare da pacieri e per questo i nuvoletta vennero additati come doppiogiochisti. Insieme ad Alfieri, Bardellino, legato a Tommaso Buscetta, Gaetano Badalamenti e allo schieramento uscito perdente dalla seconda guerra di mafia, fondò un cartello camorrista che entrò in conflitto con gli stessi Nuvoletta.

Bardellino
Bardellino

Ritenuto il fondatore del clan dei Casalesi, Antonio Bardellino era un uomo di grande capacità imprenditoriale. Attraverso un continuo riciclaggio di capitali illeciti fatti rientrare nell’economia legale e aiutato dal grande affare del terremoto dell’Irpinia del 1980, Antonio Bardellino riuscì a fare un grande salto di qualità. Antonio Bardellino nel novembre del 1983 finì sulle cronache internazionali, quando venne arrestato a Barcellona, ma pagata una grossa cauzione, i giudici spagnoli lo scarcerano.

Pozzuoli scavi storici

Creò un caso il fatto che atterrato in Italia, non scese mai dall’aereo, lasciando senza parole le Forze dell’Ordine che lo aspettavano. La sua mancata estradizione diventò un vero e proprio scandalo internazionale e interno alla magistratura catalana. Alberto Beneduce affiliato con il rito del giuramento direttamente dal vecchio boss del quale fu uno dei più stretti e fidati collaboratori, iniziò la sua carriera criminale che andò di pari passo con quella imprenditoriale, che sviluppò in particolare nel settore dell’edilizia e del turismo-alberghiero. Aprì e gestì numerose aziende e attività in società con Ernesto Bardellino, fratello del capoclan, con le quali costruì un impero prevalentemente nelle città di Formia e Gaeta.

Blitz Carabinieri

Alberto Beneduce, gli anni ’70 e ’80

Alberto Beneduce, nella seconda metà degli anni ’70, durante un periodo di detenzione nel carcere di Rebibbia, conobbe alcuni referenti del cartello di Medellín che gli assicurarono la fornitura diretta di cocaina da distribuire in Italia e all’estero. Grazie a questo canale privilegiato, Alberto Beneduce diviene l’unico referente dei Casalesi per lo spaccio di cocaina. Aveva il monopolio per gestire enormi quantitativi di denaro e di droga e questo gli consentì di diventare, in breve tempo, uno dei protagonisti nel panorama mondiale del traffico internazionale di cocaina e gli permise di trattare personalmente con Pablo Escobar per l’importazione di stupefacenti in Europa.

Nel corso degli anni ’80, periodo nel quale accumulò un immenso patrimonio, gli fu conferita la formale nomina di capo zona di Baia Domizia e Basso Lazio per conto dei Casalesi e le sue competenze vennero così estese anche ai settori delle estorsioni e dell’infiltrazione negli appalti pubblici. Alberto Beneduce ormai disponeva di un proprio clan autonomo ed operava a stretto contatto con Francesco Schiavone, detto “Sandokan” e soprattutto con Michele Zagaria, suo fraterno amico, nonché socio della “Zaga.Ben. Costruzioni s.r.l.”.

Blitz Carabinieri nei quartieri

In seguito alla morte di Antonio Bardellino e alla conquista della supremazia da parte del gruppo Iovine-Schiavone-Bidognetti-De Falco, Alberto Beneduce conservò il suo ruolo verticistico all’interno del clan, grazie ai rapporti ormai consolidati con i fornitori di droga sudamericani.

L’agguato e la morte

L’omicidio di Alberto Beneduce avvenne per mano dei clan La Torre di Mondragone ed Esposito di Sessa Aurunca che, istigati dal casalese Vincenzo De Falco, mirarono ad acquisire il ruolo di Alberto Beneduce. Venne ucciso attirato in una trappola con un falso appuntamento, nel quale avrebbe dovuto morire anche Zagaria che però mancò all’incontro e che, nei mesi successivi, mise in atto una feroce strategia di vendetta sotto la quale caddero prima un esponente dei La Torre e poi lo stesso De Falco, mettendo fine alle strategie espansionistiche degli antagonisti.

Pozzuoli luoghi della movida

Relazione Dia

Dopo che gli storici capi sono venuti a mancare e dopo diverse e massicce operazioni messe a segno della Dia coordinati dalla Dda di Napoli, il clan Beneduce-Longobardi sembrava essere stato decimato e quasi completamente smantellato. Ma dalle ultime informazioni reperite dagli Operatori delle Forze dello Stato sul campo è stato possibile identificare la completa rigenerazione del clan e delle strategie che utilizzano per garantirsi introiti che da illeciti, riescono a convertire in leciti, o almeno in parte. Nell’organizzazione permangono elementi collegati oltre che alla camorra campana, anche a Cosa nostra e alla ‘Ndrangheta. Sono stati attenzionati soggetti che godono di un notevole potere economico, imprenditoriale e di forti legami anche politici. Il clan Beneduce-Longobardi é classificato tra i più potenti in attività. È un osso duro per le Forze dello Stato, ma come è successo per tanti altri clan, é sempre sotto osservazione e anche questo avrà una fine.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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