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Federico Salvatore, trent’anni di carriera artistica tra un omaggio agli Squallor e un nuovo concept album

Federico Salvatore è tra i maggiori autori e cantautori e cabarettisti partenopei. Trenta anni di carriera artistica, sedici album pubblicati, sei libri all’attivo ne fanno da sempre uno dei più irriverenti, comici, autori e compositori di musica d’autore napoletana.

Un musicista e artista a 360 gradi che ha cantato Napoli nelle sue tante sfaccettature, senza peli sulla lingua, cantandone i suoi vizi e le sue virtù, i suoi alti e i suoi bassi. Due anime quelle di Federico e Salvatore, amate dal popolo partenopeo, con tanti progetti in cantiere e che ancora oggi stupiscono per freschezza e attualità.

Federico Salvatore: da Maurizio Costanzo Show a “L’Osceno del Villaggio”

Federico Salvatore nasce a Napoli, in Via Santa Teresa degli Scalzi. All’età di 8 anni si fa notare per le sue capacità da chitarrista. In età adulta lascia giurisprudenza per diventare cantautore.

Nel 1994 c’è la svolta quando vince il concorso BravoGrazie e partecipa al Maurizio Costanzo Show. Da lì inizia la sua notorietà musicale e televisiva. Il musicista è ospite quasi ogni sera nella trasmissione di Canale 5. Gli album Azz e il Mago di Azz ottengono nel 1995 ricevono due dischi di platino. Nel 1996 la partecipazione al Festival di Sanremo.

Federico salvatore 2

Il brano Sulla porta si classifica al tredicesimo posto. Il pezzo viene però giudicato positivamente dalla critica e dal pubblico. Il 2002 rappresenta un altro di svolta per l’artista con l’album L’Osceno del Villaggio. Il cantautore pone un accento importante sulla sua vena da artista di denuncia. Il brano “Se Io Fossi San Gennaro“, riflessivo, importante, “di rabbia”, lo porta alla ribalta nazionale.

Un’analisi spietata ma sincera delle problematiche della sua Napoli. Parole come pietre “cantate” a chi ha speculato e rovinato da dentro una capitale europea.

Gli anni 2000 e l’omaggio agli Squallor

Nel 2004 l’album “Dov’è l’individuo” prosegue il lavoro di cantautore di denuncia. Nel 2007 il tanto atteso ritorno nel grande schermo. L’artista è ospite per tre puntate del programma “Apocalype Now” di Gianfranco Funari.

Un’occasione che lo vedrà protagonista, questa volta in televisione, da grande autore musicale di brani di analisi e di contrapposizione. Nel 2008 collabora con il cantautore Zorama nel disco Frequento il vento. L’anno successivo, dopo tre anni di silenzio torna con il disco “Fare il Napoletano Stanca“.



Un lavoro attento ed importante che mette, come sempre, alla luce la sua immensa ironia e comicità. Nel 2011 esce il DVD “Se io Fossi San Gennaro Live” che riassume i suoi successi. Contestualmente viene venduto il volume ” Il dramma dell’anagramma“. Nell’ultimo anno la decisione di omaggiare un gruppo come gli Squallor anticipato dal singolo “Cesso blues”.



 

Dal 1995 al 1998 lo stesso Federico Salvatore ha avuto l’onore di frequentare i leggendari Totò Savio, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi e Alfredo Cerrruti. Lo stesso Bigazzi ha prodotto i primi tre album di Federico Salvatore (Azz, Il mago di Azz, Il Coyote Interrotto).

L’intervista a Federico Salvatore

Federico Salvatore ha da poco superato i trent’anni di carriera artistica e sessant’anni di età ma la sua innovazione, passione e intensità rimangono intatte.

Un musicista che ci sorprende per i suoi tanti progetti all’attivo. Amato da tutte le generazioni, così trasversale ed ironico, lo rendono sempre attuale, moderno e attento a quello che lo circonda.



Alcune delle sue filastrocche e canzoni sono rimaste per sempre nella comicità musicale degli anni 90’. Un personaggio e un comico amato da tutti gli appassionati di musica. La sua inventiva e genialità di scrittura ha davvero rappresentato una seconda generazione per la musica partenopea fatta di ironia e divertimento.

Nella nostra intervista ci anticipa un po di suoi futuri lavori discografici. Un omaggio agli Squallor con “Cesso Blues” un prossimo concept album e due libri in stampa. Un musicista pienamente contemporaneo, che con coraggio e senza paure ha saputo imporsi da oltre trent’anni nel panorama musicale nazionale. Tra 16 album e sei libri pubblicati, nel mezzo, tanto teatro, televisione e cabaret.

Un amore per la sua terra così’ viscerale e atavico raccontato in questa simpatica chiacchierata per noi de L’Occhio.

Partirei subito con il nuovo singolo “Cesso Blues” come è andato e come procede la lavorazione dell’album tributo agli “Squallor”?

Cesso Blues è andato…e non è ancora ritornato! La cover di Cornutone, invece, è sotto le 100.000 visualizzazioni su Yuo Tube. Il progetto Squallor procede, ma non ha ancora una precisa data di pubblicazione dal momento che ho dato priorità al nuovo concept album “LEVA FIORE DA STERCO” (anagramma del mio nome e cognome) arrangiato e prodotto da Luigi Zaccheo e in uscita per Natale.

Trent’anni di carriera artistica. Un grandissimo successo e soprattutto i tuoi fans così trasversali, dai giovani ai più adulti. Come si evoluta la Napoli di Federico Salvatore sia dal punto di vista dell’uomo che dal punto di vista musicale?

Dal punto di “vista” dell’uomo, l’età mi ha imposto gli occhiali! Più guardo Napoli d’oggi e più mi rifuggo nel suo passato. E gli occhiali dei 60 anni tendono più ai ricordi che alle speranze. Dal punto di vista musicale, purtroppo, la tecnologia ha trasformato la musica e il musicista in qualcosa per cui conta più la “cassa” che la “storia”.

Una volta dicevi che in te convivevano due personaggi, Federico e Salvatore. Come stanno ?

In perfetta simbiosi mutualistica. Anche se potrebbero viveve indipendenti, l’uno dall’altro, continua il sodalizio artistico delle loro anime. Federico è la mente, la scuola degli aggettivi. Salvatore è la voce, la scuola della vita, dove (parafrasando Viviani) “anche il più disgraziato può diventare maestro.” Federico scrive ciò che vive, Salvatore vive quel che canta.

Nel corso della tua carriera artistica. Hai affrontato anche testi di denuncia. Pensiamo a “Se io fossi San Gennaro”. Hai mai pensato, che scrivendo si sarebbe andato incontro a delle conseguenze?

 La scrissi consapevole che avrebbe deciso o la mia fame o la mia fama di artista, perché è una canzone che critica la svendita della tradizione napoletana nel grande supermercato dello spettacolo.

Una ballata in stile De Andrè, ma nata da una ispirazione ricevuta da  “Io se fossi Dio” di Giorgio Gaber. La cantai a sorpresa, in prima serata, al Festival di Napoli del 2001 trasmesso dalle reti Mediaset e il risultato fu una standing ovation del pubblico e un “mi dissocio” della presentatrice. Sicuramente è un brano spartiacque tra il prima e dopo, tra la canzone ironica e quella di denuncia.    

Per un cantautore come te, oggi in tempi di social e digital, e con l’aumentare di youtuber  soprattutto tra i giovani, è più difficile proporre la tua forma canzone rispetto agli inizi?

 …ed è per questo che la propongo in teatro ai diversamente giovani. Ogni live è la soddisfacente riprova di essere riuscito a trasformare una passione in un vero e proprio lavoro. Faccio una cosa che mi piace, che avrei fatto gratis… e mi pagano pure!

Hai da poco compiuto sessant’anni. Un bilancio sul tuo percorso di vita sia personale che artistico.

 Artisticamente, aver pubblicato 16 album (e 2 di prossima pubblicazione), 6 libri (ed altri 2 in corso di stampa), è un bilancio davvero gratificante. Come sessantenne, devo confessare una piccola amarezza: per festeggiare il compleanno mi sono costate più le candeline che la torta!   

                                                                                                                                                                 Sergio Cimmino

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