Cultura ed Eventi

Giffoni Film Festival, Luigi Di Maio “sotto le stelle”

NAPOLI. Qui di seguito il racconto della visita di Luigi Di Maio al Giffoni Film Festival: il vicepresidente del consiglio dei ministri è giunto alla cittadella del cinema intorno alle 21, “sotto le stelle”, chiaro il gioco di parole.

Il ministro del Lavoro non si è sottratto alle domande dei giffoners, che in alcuni casi non hanno risparmiato critiche e civili contestazioni all’esponente del governo.

Luigi Di Maio al GFF 2018 – il racconto

L’abbraccio di Giffoni è tutto per Luigi Di Maio. Lungo il percorso che lo porta alla Cittadella del Cinema centinaia di smartphone illuminati immortalano l’arrivo del vice Premier, per fermarne un fotogramma che diventa subito ricordo, memoria. Poi, decine di selfie con i ragazzi, e ancora applausi. Qualcuno lo ferma, gli stringe la mano. “Luigi, non dimenticarti di noi precari della scuola”, gli chiede una giovane mamma. Quindi il saluto caloroso con il direttore Claudio Gubitosi e con il presidente di Giffoni Experience Pietro Rinaldi. «Voglio vedere la Multimedia Valley», dice subito il Ministro che è stato più volte ospite del Festival. Quest’anno brulica di vita tanto da essere entrata di diritto nei luoghi di Giffoni. Lungo la strada tante mani da stringere e piccoli giurati che riconoscono il personaggio politico visto in televisione. E’ un brillare di flash quello che accompagna la sera di Luigi Di Maio a Giffoni. Fino all’arrivo in sala Blu dove lo attendono i masterclassersi.

Il vice Premier non si sottrae alle domande. Risponde a tutte, anche a quelle un po’ insidiose: “Quando avevo la vostra età – ha detto – facevo lo stesso. Andavo agli incontri con i politici e facevo un po’ di polemica. Mi cacciavano. Ovviamente con me non accadrà. Sono qui per ascoltare». D’altronde il confronto è il sale di Giffoni, è il lievito che lo ha fatto diventare un evento conosciuto e amato in tutto il mondo. Di Maio lo conosce bene: «Ho sempre detto che Giffoni era un modello di governo. L’ho detto quando ero all’opposizione e ora, da ministro allo Sviluppo Economico e al Lavoro, voglio metterlo in atto. Questo microcosmo in realtà è un modello di governo. I due grandi temi che possono permettere di far rimanere i ragazzi in Italia sono rappresentati dalle mie deleghe. Dobbiamo contrastare l’emigrazione, soprattutto quella giovanile, perché se i giovani vanno via, vanno via le idee, le idee imprenditoriali ed il Paese perderà così forza economica e forza sociale». Per Di Maio Giffoni è capitale dell’innovazione: «La ricetta giusta è Giffoni – ha aggiunto – voi qui avete investito in tecnologia e cultura. C’è l’hub delle start up che negli anni mi ha sollecitato tante idee che voglio concretizzare ora da ministro».

E Giffoni è anche area interna del Sud Italia. E’ Campania, quella stessa Campania dalla quale Di Maio arriva. E la questione meridionale è centrale nel suo intervento: «Il Sud merita una quota di investimenti pubblici – ha detto – per quanti cittadini ha. Rispetto al dato nazionale, dovremmo avere almeno il 35% di investimenti pubblici e così allo stato non è. Il primo bilancio lo porteremo in aula a dicembre, ma inizieremo a lavorarci. Metteremo in campo tutti gli strumenti per guardare al Sud nell’ottica di aiutare anche il Nord». Come si aiuta il Mezzogiorno? Non con un intervento straordinario, ma sistemico perché quella del Sud non è questione a sé, ma è materia pienamente nazionale. Su questo Di Maio insiste parecchio con la platea dei ragazzi di Giffoni: «Ci sono tante idee innovative, non per forza tecnologiche – dice – e per le quali i giovani devono pensare che lo Stato sia un tuo alleato e non per forza un tuo nemico. Noi veniamo da un’epoca in cui c’è stata l’economia della fatica. Poi siamo arrivati all’economia dell’intelligenza e adesso siamo in un’economia esperenziale che è quella di cui si occupa il mondo dell’industria creativa italiana. L’Italia è il Paese più creativo d’Europa e a breve oltre il 50% del mondo del lavoro sarà creativo. Conosco bene i ragazzi del Mezzogiorno, i loro problemi ma anche le loro potenzialità. Ce la metterò tutta. Certo, cambiare significa riuscire a far muovere un colosso. Non è facile, ma la nostra generazione è chiamata a fare questo. Ce la metto tutta perché sono una persona di 32 anni, cresciuta in provincia di Napoli e che in questo territorio ha vissuto e ha tutti i suoi affetti».

Oggi Luigi Di Maio è al Governo. Ci sono temi sensibili, relativi in particolare alla sfera dei diritti civili, su cui i ragazzi sollecitano chiarezza. Come si mette insieme la posizione dei Cinque Stelle con quella della Lega, unico e solo alleato di governo? Su questo Di Maio è molto chiaro: lo strumento scelto è il Contratto di Governo. Tutto quello che non è compreso, non si farà. E perché? Facile, perché non c’è accordo con Salvini: «Sui diritti sociali siamo d’accordo – ha spiegato – Su quelli civili no e non li toccheremo. Il Ministro della Salute ha detto che non ha intenzione di attentare alla normativa sui vaccini. A mio avviso il Ministro deve intervenire se c’è abbassamento dei livelli vaccinali. Se si raggiungono livelli europei, allora è giusto adeguarsi alla normativa europea. Credo che in Italia con il dialogo si possa ottenere molto di più».

Il Contratto di Governo è un nuovo strumento: «Per la prima volta – ha aggiunto il Ministro – un governo nasce sui temi e poi sulle persone. E’ inaspettato? Lo è stato anche per me. Non c’è un solo voltagabbana perché nasce da un’identità politica precisa. Quello che riusciremo a fare è garantire più diritti sociali ai cittadini. In passato si usavano i diritti civili per vederci sottrarre quelli sociali. Oggi colmeremo il gap sui diritti sociali e non toccheremo quelli civili». E’ di destra o di sinistra tutto ciò? Di Maio non se lo chiede nemmeno: «Destra e sinistra – dice – appartengono ad uno schema superato. Con il decreto Dignità sono intervenuto su questioni prioritarie come la riduzione della burocrazia o il contrasto al precariato. Anche questi non sono temi di destra o di sinistra. Sono le cose che la gente ci chiede. I cittadini vogliono che si attui quanto è previsto in Costituzione, null’altro».

Ancora applausi, ultima curiosità sul film che meglio incarna l’esperienza del Movimento Cinque Stelle. Di Maio stupisce tutti con la scelta de “I Diari della motocicletta”. «Ora diranno che Di Maio vuole fare Che Guevara. Invece questo film mi piace perché è a metà strada tra il viaggio, la politica, le emozioni».

Il saluto alla sala è affidato ad un applauso entusiasta quando Di Maio conferma la sua volontà di accompagnare ancora Giffoni lungo il suo percorso. Fuori dalla Multimedia Valley c’è la sera, e in piazza il vicepremier si ferma al corner di Telefono Azzurro, dopo un affettuoso saluto con il Presidente Ernesto Caffo. Qui firma una t-shirt, salutando i giurati che si avvicinano per una foto. Poi ancora strette di mano, saluti e selfie. E’ notte e Di Maio saluta Giffoni. E ovviamente il suo è un arrivederci.

(Fonte sito ufficiale Giffoni Film Festival)

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